index SCIENZA - Luglio 1998

Trapianto di idee

 Per la prima volta al mondo un gruppo di ricercatori Usa è riuscito ad impiantare cellule cerebrali in una paziente colpita da ictus. La speranza è che sostituiscano quelle danneggiate. Come è successo nei test con gli animali che, paralizzati, hanno recuperato le capacità perdute. Un campo intrigante ma pieno di insidie. Perché nei neuroni, in fondo, c'è anche la nostra coscienza

brain.jpg (15905 byte)E' una delle prime cose che insegnano i professori di scienze fin dalle medie (e una delle poche che si ricordano...): "Tutte le cellule del corpo umano si riproducono, meno quelle nervose". Per questo si possono trapiantare interi organi, ma quando un nervo viene reciso indietro non si torna. Una sfida che la medicina combatte da anni. E che ricercatori dell'università di Pittsburgh (Usa) sembrano decisi a vincere, o almeno hanno preso un buon vantaggio. Dopo aver annunciato, prima volta al mondo, il trapianto di neuroni umani in una persona vittima di un ictus cerebrale.

Dopo la caramella dolce, pronti con la cicuta: ci vorranno mesi, dicono gli autori dell'esperimento, per vedere se il sistema funziona. Due, tre, forse di più. E non c'è la certezza che la paziente, una donna di 62 anni che ha perso l'uso della parte destra del corpo e riesce a malapena a parlare, recuperi del tutto o in parte le sue facoltà. Però il passo è fatto. Confortato, ovviamente, dai precedenti studi sugli animali (inutile nascondersi: a topi, cani e scimmie sono stati provocati ictus cerebrali per vedere se si riusciva poi a ripararne i guasti). Per fortuna nostra e delle povere cavie i risultati dell'impianto di nuovi neuroni nelle zone danneggiate sono stati buoni. Anche se per arrivare ad un uso diffuso della metodica in grado di restituire le funzionalità motorie e sensitive alle persone colpite da infarto cerebrale, ci vorranno anni.

Comunque la strada è promettente. I ricercatori adesso sperano che le cellule cerebrali trapiantate crescano fino a sostituire quelle perse o danneggiate nel cervello della paziente. Come è successo in laboratorio. I neuroni usati per l'operazione sono stati preparati precedentemente dalla "Layton Bioscience". Particolare curioso e forse paradossale, è che questi neuroni sono in realtà delle cellule tumorali. Nel senso che provengono da un uomo che verso la fine degli anni '70 si ammalò di cancro ai testicoli. Da qui la malattia si diffuse ai polmoni e formò un raro tipo di tumore composto da vari tipi di tessuto. Tra questi c'erano anche cellule nervose perfettamente funzionanti. Così da quell'unico "ceppo" di neuroni vitali è nata un'intera generazione di cellule, quella usata per gli esperimenti. Pericoli? Alla Layton Bioscience dicono di no: i neuroni derivati da quel tumore lavorano in modo del tutto normale e in nessuna cavia quelle cellule sono diventate nuovamente cancerose.

brain.gif (13214 byte)Intanto gli scienziati si sbizzarriscono nel pensare alle applicazioni possibili. Oltre al recupero funzionale dei pazienti colpiti da ictus, i nuovi neuroni avrebbero buone chances nel morbo di Parkinson, forse nell'Alzheimer, nei traumi cerebrali (fratture, commozioni) e nelle lesioni della spina dorsale. Tra i vantaggi della metodica anche il fatto che le cellule usate, pur di tipo embrionale, sono già specializzate come quelle adulte. Cosa che, come hanno dimostrato i test condotti fino ad oggi, ha notevolmente favorito l'"aggancio" delle nuove arrivate con i neuroni presenti. Risultato: negli animali a cui erano stati provocati ictus artificiali con riduzione delle capacità motorie e anche di memoria, il trapianto ha restituito gran parte delle facoltà precedenti.

Certo come nella questione clonazione o nell'ingegneria genetica in generale, subito arrivano i dubbi inquietanti: se pensieri, coscienza, memorie personali sono tutte nei neuroni, si trapianteranno anche quelle? Il ricevente rischia di avere i ricordi del donatore, o le sue ansie, le sue passioni, le idee? Campo difficile. E inesplorato. Ma si può fermare una ricerca, soprattutto con le prospettive di curare mali così invalidanti?

Lecito sperare, insomma (e magari dubitare). Anche se di lavoro ce n'è da fare ancora molto. Prossimo obbiettivo dei ricercatori Usa, ad esempio, è quello di riuscire a coltivare neuroni derivati dallo stesso paziente e quindi reiniettati: niente rigetti o altri rischi e totale compatibilità. Anche di idee. Un traguardo forse lontano. Ma molto intrigante.

a.m.