SPETTACOLO&MODA - Luglio 1998


I film di luglio

Il teatro "Insolente" di Molinaro
Shuterland, road movie anni '90

L’insolente (Beaumarchais)

Fabrice Luchini - Manuel Blanc - Sandrine Kiberlain - Michel Piccoli - Michel Serrault - Murray Head Sceneggiatura Eduard Molinaro, Jean Claude Brisville liberamente tratta dall’opera di Sacha Guitry Regia Eduard Molinaro Anno di produzione 1996 Distribuzione MEDUSA Durata 100’

insol1.jpg (8274 byte)La vita di Beaumarchais nella Francia insol2.jpg (13581 byte)prerivoluzionaria viene raccontata in maniera seducente e ironica dal regista di A cena con il diavolo, Eduard Molinaro. Sebbene L’insolente sia per alcuni tratti troppo teatrale e troppo pensato per il teatro, il film è veramente un piccolo gioiello per la grazia e il fascino con cui presenta la storia dell’autore de Il barbiere di Siviglia e Le nozze di Figaro. Letterato, filosofo, amante delle belle donne, speculatore, idealista, difensore dei diritti civili, spia per il re Luigi XV: tutto questo e molto altro fu Beaumarchais così come ce lo mostra Molinaro, circondato da un cast di ottimi attori e interpretato con genialità e simpatia da Fabrice Luchini, attore dall’espressività intensa e simpaticissima.

 

Due mariti per un matrimonio (Feeling Minnesota)

Keanu Reeves - Cameron Diaz - Vincent D’Onofrio - Dan Aykroyd - Delroy Lindo Sceneggiatura e Regia Steven Baigleman Anno di Produzione 1996 Distribuzione Cecchi Gori Durata 98’

duemar.jpg (12351 byte)Questa commediola romantica, a metà tra il film on the road e un soft pulp non mantiene assolutamente le promesse suggerite dal cast e dall’altisonante presentazione che ci arriva dai trailers televisivi. La storia di due fratelli del Minnesota - uno appena uscito di prigione (Keanu Reeves) e l’altro contabile (Vincent D’Onofrio) e di un boss che in premio per avere scoperto una truffa sposa l’autrice del raggiro stesso (un’acerba Cameron Diaz) - potrebbe essere una commedia divertente e originale, mentre si risolve in una lenta e inutile ripetizione di situazioni già viste e di dialoghi scontati. Gli attori non sono molto a loro agio e, mentre l’affascinante Keanu Reeves se la cava abbastanza a fare trascorrere decentemente il film, un caricatissimo Vincent D’Onofrio e una Cameron Diaz ancora senza il fascino degli ultimi film e non troppo capace, rendono Due mariti per un matrimonio una spiacevole occasione mancata per raccontare una storia che poteva essere interessante. A nulla, inoltre, servono le comparsate d’eccezione come quella di Dan Aykroyd e di Delroy Lindo.

 

Firelight

Sophie Marceau - Stephen Dillane - Kevin Anderson - Lia Williams - Joss Ackland - Dominque Belcourt Sceneggiatura e Regia William Nicholson Anno di produzone 1997 Distribuzione Buena Vista International Durata 121’

fire1.jpg (16820 byte)La storia di un’educatrice svizzera (Sophie Marceau) che è costretta per pagare i debiti del padre a concepire un bambino con un nobile inglese di cui non sa neppure il nome e che - secondo i patti - si porterà via per sempre il neonato, è stata ideata con dei buoni meccanismi e diretta con altrettanta intelligenza dall’esordiente regista William Nicholson, autore di soggetti di successo come Il primo cavaliere. Eppure, la sensazione di artificiosità e di falso che si avverte lungo tutto il film, si traduce in una noia che trova la sua giustificazione nell’avere realizzato una pellicola che sviluppa una trama fintamente ottocentesca, senza arrivare, però, a riuscire a raccontare una storia moderna e universale. Non si può riprodurre "in laboratorio" un testo che fire2.jpg (13638 byte)abbia le stesse pulsioni di libri come quelli di Jane Austen o di altri autori dell’Ottocento e - dunque - non si può pretendere di realizzare un film con istanze di un altro secolo, senza immergere la propria storia completamente in un’altra epoca.

Questo non si può fare semplicemente raccontando qualcosa con uno stile riferito ad altri tempi, bisogna andare più a fondo di una certa superficialità, cosa che Nicholson non ha fatto. Il risultato è questo film posticcio e noioso che - se non ci fosse la splendida bellezza di Sophie Marceau, non avrebbe - davvero - nulla da dire e - soprattutto - da mostrare.

 

Go for gold!

Lars Rudolph - Saig Taghmaoui - Antonio Carmona - Maria De Medeiros Sceneggiatura e Regia Lucian Segura Anno di produzione 1997 Distribuzione MIKADO Durata 100’

gold0.jpg (10216 byte)Prodotto da Wim Wenders e diretto dall’esordiente Lucian Segura, Go for gold! è una storia amara che assomiglia al romanzo picaresco con un moderno Lazarillo Da Tormes interpretato con simpatia e nevroticità dall’attore tedesco Lars Rudolph. Rudolph veste i panni del russo apolide Jeff Golf, afflitto da amnesia cronica e arrivato per errore a guidare un manipolo di turisti europei nel Wild Adventures Tour che li porta in una città spagnola, dove verranno accusati di omicidio. Metafora ironica e grottesca della società europea fondata sull’oblio, il film è appesantito da un abuso delle caratteristiche dei personaggi che - spesso - si perdono in situazioni goffe e in eccessi verbali o gestuali, lacerando il possibile confine e termine di paragone con la cosiddetta società dei normali. Il mondo di Jeff Gold è, infatti, tutto sbagliato: nazionalisti francesi, finte gitane, commissari di polizia macchiettisti, poliziotti aguzzini sono tutti incastonati sullo sfondo di una città spagnola turistica colata dal cemento insieme alle stelle dei suoi alberghi. Una società gold1.jpg (15199 byte)allo sbando che si riflette nel protagonista Gold che vede il mondo senza patria e che rimane insensibile al multiculturalismo. Chi dimentica di continuo, infatti, ha bisogno di molto altro per ricordare. Così suoni e immagini, risvegliano in Gold ricordi sopiti e diventano l’unica traccia per costruire una propria identità in un mondo che ne è privo. Un film duro, graffiante e eversivo che va visto sintonizzandosi sulla lunghezza d’onda di una società europea disastrata dal punto di vista sociale e umano, che vede circolare sulle sue strade sbandati d’ogni genere e un picaro del duemila che è Jeff Gold.

 

Viaggio senza ritorno (Truth or consequences)

Vincent Gallo - Mykelti Williamson - Kiefer Sutherland - Kevin Pollak - Kim Dickens Martin Sheen - Rod Steiger Sceneggiatura Brad Mirman Regia Kiefer Sutherland Anno di produzione 1997 Distribuzione Columbia Tristar Durata 101’

viaggio.jpg (10947 byte)Veloce, intelligente e abbastanza originale Viaggio senza ritorno è l’ennesima variazione sul tema del road movie della coppia di amanti più o meno puliti che sequestra qualcuno per andare incontro a una vita migliore. Da Sugarland Express in poi, sono stati tantissimi i film che in una maniera o nell’altra hanno raccontato una storia simile aggiungendo o omettendo particolari. Va detto, però, che visto in questa ottica Viaggio senza ritorno ha certamente una posizione di prestigio che gli deriva da diversi fattori. Innanzitutto da una regia moderna di un Kiefer Sutherland che dà buona prova di sé come esordiente alla direzione di un lungometraggio, poi alcune varianti non secondarie alla trama che rendono piena di suspence l’azione (il poliziotto nero infiltrato, l’ostaggio affascinato dalle armi e dalla vita dei criminali, gli errori nella valutazione su chi vendere la droga) infine una recitazione intensa e assai convincente come quella del protagonista Vincent Gallo e dei vari comprimari tra cui lo stesso Sutherland e le due comparsate d’eccezione di Rod Steiger e Martin Sheen.

Insomma, un buon film che tiene fino all’ultimo inchiodato lo spettatore alla poltrona e che - non troppo distante da echi pulp e del cinema di Hong Kong - se avesse dosato meglio alcune situazioni, avrebbe sortito un risultato molto migliore che lo avrebbe senza dubbio premiato anche al botteghino USA.

 

Half Baked

Dave Chapelle - Guillermo Diaz - Rachel True Sceneggiatura Dave Chapelle & Brendan Brennan Regia Tamra Davis Anno di produzione 1997 Distribuzione UIP Durata 78’

Esile commediola apologetica sulla mariuana che racconta le avventure di un gruppo di amici alle prese con la ricerca dei soldi per pagare la cauzione di un amico accusato di avere fatto mangiare caramelle a un cavallo poliziotto diabetico, Half baked è un film che non solo non fa ridere, ma che è anche di pessimo gusto.

Con una raffazzonata sceneggiatura, rubacchiata qua e là da vari film, le pochissime buone idee che si contano fatalmente sulle dita di una mano sono sommerse da una marea di luoghi comuni stupidi e irritanti. Un film che non ha niente da dire di spiritoso e che non vale il tempo sprecato per vederlo.

 Marco Spagnoli