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LETTURE&SCRITTURE Luglio 1998



Il cinema? Come la danza

 Ex ballerina, coreografa e sassofonista, Sally Potter è poi passata alla regia. Ma si è portata dietro la magia del palcoscenico perchè "in tutti e due i casi serve movimento". Quello che ha voluto trasmettere nei suoi "Orlando" e "Lezioni di tango"

Potter.jpg (14157 byte)Ospite della seconda edizione del Napoli Film Festival svoltosi tra il 18 ed il 26 giugno nella sezione Incontri Ravvicinati, alla ex ballerina-coreografa sassofonista e ora regista inglese è stata dedicata anche una rassegna. Pensare che la formazione di Sally Potter ed il suo approdo al cinema non sono stati affatto lineari, anzi, hanno seguito quasi un orbita ellittica con progressivi avvicinamenti alla regia nei passaggi dalla danza alla coreografia ed alla musica. Ha lavorato nella compagnia di danza "Strider", poi ne ha fondata una propria, "The Limited dance Company". E ha allestito, come coreografa, una serie di spettacoli che hanno caratterizzato l’avanguardia inglese nella fine degli anni ‘70. Oltre che sassofonista e cantante della Feminist Improvising group con cui ha girato l’Europa in tournée.

L’attività come filmaker non è stata, paradossalmente, la rinuncia ad alcuno dei linguaggi affrontati ma, seguendo una strada meno semplice, essa si è compiuta attraverso la rottura del diaframma che isolava le varie espressioni artistiche. Orlando e Lezioni di Tango ora in strutture spiraliformi, ora come esplorazione sulla convenzione narrativa, ora con primi piani e sguardi in camera, come a cercarvi gli occhi del pubblico, non solo raccontano una storia e ma sono una riflessione sul linguaggio che la esprime.

Come è avvenuto il passaggio dalla danza alla regia?

Danzare è come fare un film. L’essenza di entrambe le cose è il movimento: la coreografia ha bisogno di molto poco, non necessita altro che tempo, spazio. Non ha bisogno neanche di uno strumento perché il solo strumento è il proprio corpo. Al contrario del cinema puoi fare tantissimo lavoro con niente e questo è un buon allenamento. Fare qualcosa dal niente è un’ottima cosa per cominciare ad occuparsi di cinema. La forma delle due arti è naturalmente diversa ma ciò che mi interessa in un film è che cosa esso stia esprimendo perché, poi, la forma troverà se stessa in una combinazione di finalità estetiche e possibilità pratiche

In che modo le esperienze dei cortometraggi realizzati precedentemente hanno influito nella realizzazione di Orlando?

Orlando è il primo film che è passato sul grande schermo con una vasta distribuzione, i miei film precedenti erano dedicato ad un pubblico di Art-House, girava in circuiti alternativi ed in festival.

Ma non avrei potuto certamente realizzare Orlando senza aver fatto i film che lo hanno preceduto. Questi erano assolutamente e totalmente sperimentali, mi sono serviti proprio ad esplorare ogni direzione per capire quanto oltre potessi andare. Con Orlando ho voluto invece realizzare un film che si potesse trovare bello da vedere ad un primo livello di ricezione, con colori, musica e danza ma che avesse anche molti altri strati di lettura.

Aspetti e temi centrali nel mondo occidentale sono presenti in Orlando: il tema della mortalità e dell’immortalità, chi siamo, dove andiamo, perché devo morire o perché ho solo una vita a disposizione e cosa succederà dopo la morte. Domande che riguardano la posizione dell’uomo nel suo passaggio sulla terra e perché la vita debba essere solo un passaggio.

Eppure è stato giudicato come rappresentativo del cinema al femminile

Trovo che tutte le etichette tipo femminista o visione femminile siano riduttive. Orlando è un film che si interroga su che cosa è essere uomo, cosa è essere donna e poi leggo che questo film ha un punto di vista femminile: questo non ha senso. Trovo questo tipo di definizioni molto imprecise per giudicare il mio lavoro: non esistono film per uomini e film per donne.

Che relazione c’è tra Orlando e Lezioni di Tango?

Orlando di Virginia Woolf era una critica alla celebrazione dell’essere inglesi, del carattere inglese. Il tango è la celebrazione dell’Argentina rappresentandone come una parte per il tutto. Ma ancora Orlando è la storia di una donna che guarda l’Inghilterra da straniera, come un marziano e Lezioni di Tango riguarda, allo stesso modo, una donna inglese che guarda l’Argentina come un qualcosa di strano, come un’identità straniera.

A cosa attribuisce la rinascita del tango in questi anni?

Come danza c’è da considerare che è una danza di coppia e nella danza di coppia hai relazione e rapporti: è una forma di socializzazione. Ma accanto a questo c’è un motivo politico: la fine della dittatura in Argentina che ha permesso alla nazione ed alla sua cultura di esprimersi.

Nel mettere insieme le sue varie esperienze la si potrebbe considerare un’artista multimediale...

Il cinema è il linguaggio che mette insieme tutte le varie forme d’arte che mi hanno attratto. Ha una qualità epica anche quando i temi sono personali ed è molto adatto all’epoca della comunicazione globale perché puoi andare in qualunque direzione. Ma deve migliorare perché è ancora giovane e sta cercando la sua forma.

Il cinema inglese in questi ultimi tempi vuol dire principalmente Full Monthy. Questo film in che misura lo rappresenta?

Full Monthy è fatto con i soldi americani della Twenty Century Fox ed ha un produttore addirittura italiano. È difficile dire che un film sia interamente di una nazione. Certo sia Full Monthy che l’ultimo Grazie signora Thatcher si inseriscono del filone del cinema che si occupa di questioni sociali. L’Inghilterra è una società fondata sulla divisione in classi e questi film approfondiscono proprio questo aspetto. Ma c’è un’altra linea nel cinema inglese che è quella del realismo magico, un cinema della visione e della metafisica rappresentato da Pressburger e da cui sono usciti registi come Jarmann e Greenaway. Per quanto mi riguarda io ho un piacere ed un’attenzione verso entrambi.

A proposito di questioni sociali, come giudica il governo di Tony Blair?

Ero stata molto felice quando i labour hanno vinto. Ed ecco il ma: poco a poco la visione del vecchio partito laburista è stata erosa tanto che Blair dice che non c’è più destra e sinistra nella politica di oggi. È un’epoca molto complicata adesso in Europa, politicamente. Nel mio cuore ero molto legata ad una visione utopistica che ha caratterizzato il nostro secolo all’inizio. Durante la mia vita ho passato fasi di tristezza per la fine del comunismo, quando ho lavorato per Orlando sono stata in Russia circa trenta volte e lì i miei amici dicevano che la mia visione del comunismo era nostalgica e sentimentale, tale che poteva soltanto essere prodotta da un’aristocratica e ricca occidentale. Così il sogno di cambiare il mondo radicalmente è crollato, ma rimpiazzare gli ideali con materialismo e l’avidità mi sembra una mostruosità. La politica stessa deve essere reinventata, oggi.

Per quanto riguarda i prossimi progetti?

Il prossimo film non è tratto da un romanzo. Da Lezioni di Tango ho imparato molto su come lavorare con l’intimità, mentre con Orlando come lavorare sui temi epici. Così il prossimo sarà un mix di questi due elementi.

Giuseppe Episcopo