Index Cultura - Giugno 1998


Quella maestra a 32 bit

In tema di bambini alle prese con multimedialità, Internet e nuove tecnologie sono state consumate molte parole e inscenate interminabili polemiche, spesso inconcludenti. Perchè tanti slanci verbali contro la tecnologia (che invece ai piccoli può essere molto utile) in difesa della sacra purezza dell'infanzia quando da sempre istituzioni scolastiche, educative e sanitarie lasciano a desiderare? 

Si teme spesso, giustamente, che i bambini passino troppo tempo seduti, davanti allo schermo del computer e della televisione. Invece nessuno ricorda che il bambino deve passare gran parte della sua giovane esistenza seduto in un'aula scolastica, imprigionato troppo spesso da strutture vecchie e fatiscenti. In queste strutture, anche le buone intenzioni dei docenti più illuminati rischiano di rimanere soffocate dalla polvere, dalla burocrazia, dalla mancanza di fondi.  

bimbo2.JPG (9728 bytes)Tuttavia, non è detto che rivoluzione digitale debba per forza aggiungersi come terzo incomodo alla televisione e alla scuola. Con l'aiuto di condizioni favorevoli e visioni illuminate, il computer potrebbe in parte rubare spazio a queste due divinità così avide. In poche parole: potrebbe esserci meno scuola e televisione, e più informatica e tempo libero.

Nicholas Negroponte
http://nicholas.www.media.mit.edu/people/nicholas/ ipotizza un prossimo futuro che aderisce perfettamente a queste prospettive. Presso gli archivi in Rete della rivista Multimedia si possono trovare diversi articoli che trattano questo autore, all'Url http://www.gle.it/multimedia/arretrati/ 

Oltre agli scenari futuribili ipotizzati da Negroponte, ci sono delle possibilità più vicine. L'uso del computer, invece di aggiungersi semplicemente all'impegno scolastico, potrebbe rendere più veloce e più facile l'apprendimento, risparmiando al bambino e poi al ragazzo ore di faticose e ingrate sudate sui libri. Internet potrebbe diventare una valida opzione alla passività televisiva, educando all'attività e all'esplorazione, e incoraggiando l'iniziativa e il dinamismo. 

Adulti e bambini di fronte al computer 

Non è per niente raro che gli adulti reagiscano disastrosamente di fronte ai primi approcci con le tecnologie informatiche. Spesso compaiono diffidenza, rifiuto, grosse difficoltà ai primi approcci. Invece, l'apparizione del computer nelle case e nelle scuole provoca quasi sempre una reazione benevola tra i più piccini. Con un mouse in mano e un modem acceso, il bambino è presto in grado di rendersi autosufficiente. Se è incoraggiato, impara ad usare il materiale informatico per svolgere i compiti divertendosi. Infatti, con i programmi didattici interattivi si apprende in fretta e soprattutto in modo autonomo.  

Di fronte al monitor, un bambino è in grado di dimostrarsi più bravo dei genitori e degli insegnanti. Purtroppo, quando gli adulti perdono il controllo abituale, quasi sempre sono invasi dal panico.  

Questo è uno dei motivi che provocano tanto sospetto nei confronti delle potenzialità didattiche delle nuove tecnologie. Alcuni studi hanno messo in luce e analizzato queste reazioni perniciose. Si tratta di una problematica nota da tempo: nell'archivio in Rete della rivista italiana Multimedia, all'Url http://www.gle.it/multimedia/arretrati/m0291p1.asp si può leggere l'interessante intervista a Edith Ackerman, una psicologa esperta di informatica che ha lavorato con Piaget e Inhelder. 

Non sembra azzardato ipotizzare una forma larvata di invidia nei confronti della facilità con cui i bambini acquisiscono un'alfabetizzazione informatica. A scuola e a casa il bambino di norma è obbligato ad esplorare il mondo con la mediazione e il lasciapassare dell'adulto. L'abitudine aveva consolidato un ordine delle cose del tutto opposto, un ordine che adesso sembra minacciato dalle novità tecnologiche. 

Piaget e il costruttivismo 

Questo nuovo modo di imparare, esplorando, manipolando e interagendo, coincide perfettamente con il modello di apprendimento "naturale" postulato dalla scuola costruttivista di Piaget. Seymour Papert è uno studioso che, partendo dalle teorie piagetiane, ha studiato in modo specifico i modi e le possibilità in cui il bambino. Su questo argomento si può consultare il sito del MIT, presso cui si trova il Media Laboratory fondato da Papert, all'URL  

http://mas.www.media.mit.edu/mas/ 

Si possono trovare anche informazioni in italiano: 

http://www.znort.it/nexus/papert_i.html 

L'apprendimento non inizia dai banchi di scuola. Il bambino comincia la costruzione del suo mondo personale prima di essere imprigionato dietro un banco nell'aula scolastica: esplorando, manipolando e interagendo con l'ambiente naturale.  

Durante i primi anni di vita si impara in casa, per strada, dalle persone vicine. Un modo di imparare che non è passivo, ma attivo, anzi interattivo. Il bambino piccolo esplora, manipola e gioca. La sua prima grammatica non la impara dai libri, la impara parlando, dialogando con gli adulti. Ben presto questo tipo di apprendimento "naturale" e spontaneo lascia spazio alla scuola, all'intervento dell'adulto e alle parole scritte. Questo cambiamento è inevitabile, poiché il mondo è troppo grande per essere manipolato direttamente dal bambino.  

Finora, la porzione di mondo che il bambino poteva esplorare autonomamente è stata molto limitata. Adesso è nato il mondo virtuale, uno spazio immateriale che il bambino è in grado di esplorare. Finalmente, è possibile imparare prendendo l'iniziativa, senza dipendere da una figura adulta che insegna. Certo, la vicinanza e l'attenzione dell'adulto in veste di educatore è sempre indispensabile. Tuttavia, non bisogna dimenticare che il mondo virtuale, proprio perché immateriale, è tutto sommato meno rischioso dell'ambiente domestico. Niente veleni, niente pentole bollenti, niente sacchetti di plastica… 

Non è certamente un caso se i bambini sono attirati e sedotti dalle nuove tecnologie, mentre molti adulti soffrono di tecnofobia. Chi pensa di aver raggiunto la maturità non ha alcun desiderio di rimettere in discussione un sistema di conoscenze ormai cristallizzate e mummificate. Poiché gli adulti hanno paura di giocarsi ciò che hanno acquisito, il babau si materializza dietro gli schermi del computer. I bambini, invece, non vedono nessun mostro dietro il monitor e si trovano di fronte ad un compito che è naturale e facile alla loro età: esplorare un mondo nuovo. 

Antonella Di Martino