indice ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Giugno 1998



Donne nell'arte (21)

Naive anni Sessanta: Elena Lissia

Nell’ottobre del 1962, compare improvvisamente sulla scena artistica parigina la pittrice Elena Lissia, con una personale alla Galerie de l’Institut accompagnata da una monografia di Anatole Jakovsky. Si trattava della sua prima personale, dato che l’unica sua altra prestigiosa uscita in pubblico era stata all’VIII Quadriennale di Roma, dal dicembre 1959 all’aprile 1960.

Ebbe subito un discreto successo per la sua espressività dal sapore ingenuo, -dove era evidentissima la suggestione della pittura di Henry Rousseau il Doganier-, che piacque moltissimo al pubblico e ai critici di Parigi e che venne consacrata dalla stampa come "Elena Lissia la romaine".

 

Prima di un suo viaggio au bord de la Seine, tuttavia, più che a Rousseau, la sua ottica naive era volta più all’esempio di Donghi, di Francalancia e dei naifs jugoslavi, come si evidenzia negli oli dal ’56 al ’60, quali Vaso di zinnie o Concerto a Casaletto, quest’ultimo esposto, nel 1963, alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio.

 

 

 

Nelle sue opere la Lissia parla spesso di Roma, sua città amatissima, della quale offre immagini popolate da quotidiane presenze, coppie di innamorati, camerieri, ambulanti, di grande freschezza e trasognata poesia (Piazza Febo), tracciate con una scrittura analitica che diviene sempre più accurata col passare degli anni. La sua minuzia descrittiva consacrano definitivamente Elena , "la romaine", ad una fama internazionale nell’ambito della pittura naive, genere che, in questi stessi anni, matura una fioritura particolarmente intensa e gode di inusitato favore presso il pubblico europeo.

G.G.