SPETTACOLO&MODA - Maggio 1998


Pistoleri e bruschette

Tra una regia (miliardaria) e l'altra, Leonardo Pieraccioni diventa cowboy pacifista ne "Il mio west" sotto la direzione di Giovanni Veronesi. Tra le montagne della Garfagnana e con un cast sorprendente: Harvey Keitel che fa il padre dal grilletto facile e il cattivo David Bowie. Un ritorno agli spaghetti western "ma meno western di Sergio Leone"

In attesa di girare il suo prossimo film intitolato San Gennaro Superstar, ambientato tra Napoli e New York, che racconterà la storia di un toscano che decide di imparare il napoletano e che ha come professore Giancarlo Giannini, Leonardo Pieraccioni si sposta nel vecchio west.

Per la regia del suo co-sceneggiatore Giovanni Veronesi, Pieraccioni interpreta la parte di un giovane medico, sposato con un figlio e con un padre ex pistolero che ha il volto nientedimeno che di Harvey Keitel, presente anche nel prossimo "progetto napoletano" di Pieraccioni.

Come in ogni western che si rispetti, ne Il mio west - questo il titolo del film - Pieraccioni ha anche un pericoloso nemico interpretato da David Bowie che torna finalmente a fare del cinema.

Pieraccioni, ma come avete fatto lei e Veronesi a mettere su un cast così importante?

Deve essere stata una congiuntura astrale particolare a farcelo fare. Mentre io e Giovanni scrivevamo ci chiedevamo: "Ma chi potrebbe fare il ruolo del padre?" Abbiamo chiesto prima a Jean Paul Belmondo eppoi a Harvey Keitel e – alla fine – quest’ultimo ha accettato. Ci siamo detti: "Chi potrebbe interpretare il ruolo del cattivo?". Abbiamo pensato a David Bowie, gli abbiamo telefonato e lui si è detto d’accordo. A quel punto – gasatissimi – abbiamo pensato "Chi sarebbe la donna giusta per il ruolo della moglie?" Abbiamo cercato di contattare Sharon Stone, ma lì non c’è stata risposta. E’ stato davvero meraviglioso essere riusciti a realizzare un sogno come questo.

Come si sente nel ruolo di un personaggio di un film western?

Da piccolo mia nonna non voleva che vedessi i film sui cowboys in televisione, perché diceva che facevano polvere…Vestito con il cinturone e il cappello sembro un personaggio del carnevale di Viareggio.

Qual è la storia del film e come mai avete deciso di girare in Garfagnana?

Premettendo che non abbiamo sostituito i bisonti con i cinghiali, devo dire che la storia è affascinante, perché racconta dell’affetto che lega un padre e un figlio nonostante quest’ultimo – che è il dottore del villaggio – sia un pacifista che gira disarmato, mentre il padre è un ex pistolero. Sono un personaggio moderno in un mondo antico, che propaga l’amore e sceglie di sposare un’indiana, interpretata da Sandrine Holt , la protagonista di Rapa Nui. La Garfagnana – poi – ricorda abbastanza i paesaggi famosi dei film del vecchio west, che – sia io che Giovanni - consideriamo essenzialmente come il luogo dove tutti i bambini hanno giocato. Inoltre presenta la comodità che il sabato e la domenica posso andare a trovare il mi’ babbo e la mi’ mamma a Firenze.

Il mio west uscirà – favorito da questo cast internazionale – anche negli USA. Si doppierà da solo?

No, perché l’unica cosa che riesco a dire in inglese è The dog is near the window…

Il genere "spaghetti western" è quello che in assoluto ha influenzato i registi di tutto il mondo. Lei e Veronesi quanto ne siete rimasti influenzati?

E’ strano fare film western dopo che per tanti anni non se ne sono fatti. In questo senso la nostra è una vera scommessa. Giovanni è un appassionato viscerale del genere, mentre io mi diverto molto a fare un film così. Adoro Sergio Leone, ma parlare di lui sarebbe come citare Einstein parlando con un fisico. Lui ha fatto film irraggiungibili. Il nostro sarà sicuramente un western, ma meno western di quelli di Leone.

Lei è un fan di David Bowie e di Harvey Keitel?

Certo. Il cattivo tenente diretto da Abel Ferrara ci ha mostrato un Harvey Keitel straordinario che è riuscito ad essere ancora più malefico di quello che poteva essere di per sé il personaggio.

Si sente intimidito dal recitare al fianco di questi mostri sacri?

Tutt’altro, in realtà siamo stati noi a volere dare una mano a questi giovani ragazzi quasi esordienti…Mi hanno telefonato chiedendomi se sarebbero riusciti a essere alla mia altezza e io ho detto loro – magnanimamente di non preoccuparsi: "Harvey, David, non preoccupatevi, vi do una mano io…".

Sul set ci sarà anche Iman, la meravigliosa moglie di David Bowie?

Penso che si occuperà della ristorazione sul set, facendo da mangiare…(ride)

Marco Spagnoli