SPETTACOLO&MODA - Maggio 1998


Quel bambino è geniale: uccidetelo

Esce in questi giorni al cinema Codice Mercury, ultimo lavoro del regista Harold Becker. Che ha messo insieme due attori come Bruce Willis e Alec Baldwin in una vicenda di codici segreti, spionaggio e violenza. Ma dove, dice in questa intervista, il vero protagonista è il rapporto umano e complesso tra un ragazzino autistico e il deluso agente dell’Fbi che lo deve proteggere

Harold Becker ha diretto film di successo come Taps – Squilli di rivolta, Crazy for you, Cocaina, City Hall e Malice, il sospetto. Nato e cresciuto a New York dove ha studiato arte e ha lavorato anche come fotografo, è diventato regista dopo la gavetta nel campo della pubblicità. Adesso con Codice Mercury Becker ha raggiunto il grande pubblico con una storia piena di tensione interpretata da due attori del calibro di Bruce Willis e Alec Baldwin, contrapposti il primo nel cercare di difendere un bambino autistico, il secondo il codice segretissimo che questo bambino ha inavvertitamente decriptato mettendo a rischio la sicurezza di un’intera rete di spie americane all’estero.

Mr. Becker, nel settembre scorso la commissione presidenziale Marsh ha stabilito che pochissime istituzioni americane sono al sicuro dall’essere violate dai pirati informatici. E’ un caso che il suo film esca adesso raccontando di come un bambino menomato possa decifrare i segreti più importanti della difesa statunitense?

Sì, è assolutamente un caso perché il film è stato ispirato da un libro uscito qualche anno fa e scritto da Ryne Douglas Peardon e intitolato Simple Simon.

Una sorta di profezia allora…

Effettivamente è straordinario, ma sa, i codici informatici sono fatti per essere decifrati. La stessa cosa accadde durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi credevano di avere ideato un codice inviolabile, mentre gli inglesi a Londra l’avevano già decifrato. Oggi ci sono i computer per decriptare i codici e - grazie a Dio - c’è ancora il cervello che è il computer più complesso che ci sia capace di capire qualsiasi segreto. Chi sa come funziona il cervello di un bimbo autistico, certo è che lui i codici riesce davvero a leggerli come se nulla fosse.

Quali sono le differenze con il libro?

Il libro era solo un bestseller da comprare all’aeroporto, leggere e buttare. Noi abbiamo cercato di incentrare la storia sul rapporto psicologico tra l’agente dell’Fbi interpretato da Bruce Willis e il bambino. Sono entrambe due persone tagliate fuori dal mondo che si salvano a vicenda. Io credo che il film abbia uno spessore emotivo eccezionale proprio grazie al singolare incontro tra due esseri diversissimi tra loro.

Bruce Willis si è detto entusiasta del suo personaggio…

Sì, perché ha visto come me le potenzialità del suo ruolo alla luce di un film che non voleva essere solo d’azione, ma che voleva un po’ di introspezione nel raccontare una storia molto originale.

Cosa pensa del cinema d’azione hollywoodiano di questi giorni?

Tempo fa leggevo la storia del progettista di Ottovolanti più famoso del mondo, il cui unico scopo nella vita è stato sempre quello di superarsi creando percorsi più veloci e complicati. Questo è quello che sta accadendo oggi nel cinema americano. Evoluzioni sempre più veloci e difficili, ma che lasciando in bocca sempre lo stesso sapore allo spettatore. Personalmente sono più interessato nel raccontare storie che parlano delle persone e dei loro sentimenti.

Alec Baldwin ha recentemente dichiarato di volere fare il politico a tempo pieno abbandonando l’attività di attore. In Italia ci sono al cinema due film: L’urlo dell’odio e Codice Mercury e in entrambe le pellicole Baldwin ha il ruolo del cattivo. Non è un inizio esaltante per una carriera politica…

(Ride)…Ma non è colpa mia, è colpa della distribuzione se Baldwin prenderà pochi voti…E’ la seconda volta che lo dirigo e lo trovo un ottimo attore. Francamente non pensavo che l’avrei utilizzato per questo film, ma quando ne ho avuto la possibilità sono stato contento perché è un uomo estremamente intelligente, che poteva ricordare una versione migliorata di Oliver North il colonnello dei marines coinvolto nello scandalo Iran-Contras. Ho pensato che andasse veramente bene per la parte perché grazie alla sua intelligenza sarebbe riuscito ad andare oltre il cliché offerto dal ruolo. Credo che Alec interpreti bene la ferrea logica "se faccio questo, dico quello" propria degli uomini capaci di sacrificare la vita di un piccolo bambino pur di salvare quella dei propri uomini, esprimendola semplicemente con lo sguardo. Con Codice Mercury, Alec Baldwin e Bruce Willis hanno avuto una buona occasione di confrontarsi tra di loro e di dividersi quasi equamente la scena.

Marco Spagnoli