Index ECONOMIA - Aprile 1998


Il Veneto scopre le sue carte

Pensi al Veneto, e immagini un brulicare prospero e un po’ caotico di laboratori, aziendine e capannoni sorti in anni recenti, insieme con l’esplosione economica del "mitico" Nord Est: Eppure la storia della regione consce anche il respiro placido della lunga durata, della transizione dolce al capitalismo industriale sperimentata in un graduale avvicinamento all’ultimo boom. Ed è tante cartiere disseminate spesso nelle zone pedemontane, ricche di acqua e un tempo anche di alberi e relativa cellulosa, che questa tradizione si apprezza al meglio: Favini, Rossi, Fedrigoni. Vicende aziendali lunghe secoli, nelle quali il legame stretto con l’economia delle campagne venete ha via via prodotto una lenta ed efficace pedagogia del lavoro di fabbrica.

Per esempio sul campo, imboccare l’autostrada Valdastico per approdare ad Arsiero, un piccolo centro dell’Alto Vicentino. Qui, a piedi dell’altopiano di Asiago, si scorge ancora l’impianto ottocentesco della Cartiera Rossi:Oggi è un’azienda da 100 dipendenti e 35 miliardi di fatturato, specializzata nella produzione di carine per sigarette e di carte da decorazione. Ma ha una storia particolare. Nel 1878 il senatore Alessandro Rossi, uno dei profeti dello sviluppo industriale nazionale, l’acquistò per darla in gestione al figlio. Attualmente la fabbrica di Arsiero costituisce l’attività imprenditoriale rimasta in mano alla gloriosa famiglia laniera di Schio.

Ma nel settore dell’industria cartaria il Veneto, uno dei poli nazionali del settore insieme a quelli di Fabriano e di Lucca-Pistoia, non vive solo di storia. Il progressivo rincaro del prezzo della cellulosa non viene facilmente scaricato sui prezzi, la concorrenza dei grossi produttori del Nord Europa, scandinavi in particolare, resta sul mercato non permette di cullarsi sulle tradizioni. Così negli ultimi anni i processi di concentrazione aziendale e la ricerca di economie di scala hanno subito una forte accelerazione. L’ultimo esempio è recente, con la cessione da parte di Binda alla Cartiera di Villorba del ramo d’azienda localizzato a Treviso di Cartiere Ascoli Marsoni. Se l’Antitrust darà via libera, lo stabilimento di Treviso – la cui produzione ammonta a 130mila tonnellate annue (90mila di carte patinate per uso grafico) per un fatturato di 160miliardi – entrerà quindi nell’orbita della Burgo e del gruppo Marchi, che detengono rispettivamente il 40 ed il 60 per cento in Cartiere di Villorba Spa.

Stabilimenti a Sarego, Chiampo e Toscolano (nell’alto Garda bresciano), fatturato 1997 a 400 miliardi con 800 dipendenti, il gruppo Marchi nel –veneto è una delle realtà più significative, tanto più che compete a suon di esportazioni con i colossi svedesi e filandesi nel segmento caratterizzato dai volumi più alti, quello della carta da stampa: "Il nostro è un settore nel quale a livello europeo non esistono barriere - spiega Girolamo Marchi, presidente del gruppo – Inoltre il costante innalzamento della produttività costituisce un imperativo categorico per far fronte al peso notevole dei costi fissi. A livello internazionale noi ci consideriamo medio-piccoli, ma siamo in rado di rispondere alla concentrazione in atto fra i produttori del Nord e fra i grandi centri internazionale di distribuzione della carta".

Del resto fatta eccezione per la presenza a Lugo (Vicenza) della Burgo, fra i leader italiani del settore, e a Carmignano del Brenta (Padova) della Svizzera Cam Tenero, il settore cartario veneto è ancora in mano al capitalismo delle famiglie locali. Le quali hanno imparato in fretta, se non anticipato, la lezione sulla quale si basa gran parte dei successi del Nord Est: esportazioni in concorrenza direttacon i colossi del Nord e ultimamente anche con i competitor del Far East, specializzazione produttiva e flessibilità.

(continua...)

Maurizio Caiaffa