Index Cultura - Aprile 1998


Intervista a Ennio Cavalli

Incontriamo in occasione della pubblicazione di uno dei suoi ultimi il giornalista radiofonico, il poeta e scrittore Ennio Cavalli, arguto osservatore e attento narratore nel lavoro radiofonico e nella vita culturale delle storie e delle contraddizioni dei nostri tempi.

Ennio Cavalli, inviato della redazione Cultura prima del GR1 di Sergio Zavoli poi del Giornale Radio Rai, è da lungo tempo testimone dei più grandi eventi culturali di questi ultimi anni ed è stato uno dei più grandi amici di Federico Fellini al quale nel 1994 ha dedicato un libro di ricordi comuni ("10 Fellini e mezzo"Guaraldi).E’un poeta ed uno scrittore raffinato al quale piace coniugare una grande ironia ed un gusto ricercato per la Cultura. Nel 1996 sono usciti in contemporanea due suoi libri. Uno di racconti: "La donna che affittava un dito", Mobydick, ed uno di poesie "Libro di Storia e di grilli", Campano.

Oggi, però, Cavalli - a due anni di distanza dalle sue ultime fatiche - ha cercato di raccontare nel suo nuovo volume, L’amore in cuffia, La vita felice, pagg.154, lire 20.000, l’estremizzazione cinica della vita e delle storie cui è costretto - forse - suo malgrado a conoscere un operatore dei media.

Un libro duro che rappresenta cinicamente una società che ama raccontarsi senza stare ad ascoltare agli altri, dove il protagonismo raggiunge livelli di follia tale da diventare quasi una necessità. Così un conduttore di una trasmissione radiofonica diventa l’ultimo baluardo contro questa verità schiacciante e angosciosa. Lui stesso, però, ne rimarrà affetto e come una danza con gli spettri diventerà protagonista di una storia al centro della partita millenaria tra Angeli e Iene.

Un libro che è anche una riflessione sull’interiorità del mondo dei media e sulla necessità di formare uomini pronti a capire e non solo ad ascoltare.

Come accade per il protagonista del romanzo di Ennio Cavalli, infatti, l’ascolto non basta. Bisogna avere una vera vita propria per non confondersi con chi si sta a sentire.

Cavalli, lei come inviato per la radio Rai ha girato gran parte del mondo e conosciuto molti personaggi famosi. Quanto di queste esperienze è rimasto nel suo lavoro di scrittore e di poeta?

Viaggiare, conoscere, ascoltare è una cura omeopatica contro la confusione di oggi. Il punto, forse il segreto, è rimescolare ogni esperienza, avvicinare il proprio mondo agli altri, fare un "amalgama" sempre più ricco e unirlo ai propri "sapori", senza affogarci dentro. Questo vale anche per la vita di tutti i giorni: ansie, calcoli e clamori non devono farci perdere gli appuntamenti con la sorpresa o la voglia di guardare più in là.

Come giornalista, qual è il suo rapporto con la scrittura?

Spesso il giornalista ha un vantaggio: può fermarsi alle domande, anche se dovrebbe avere sempre una risposta pronta. Per lo scrittore è diverso. Sa che le risposte sono tutt’uno con le domande e che la vita passa attraverso la sua rappresentazione. Io mi consolo così: facendo l’inviato, a ogni partenza penso di andare per un po’ a vivere altrove. Mi illudo di continuare a scrivere, fuori dalla routine. Poi lavoro per la radio, che è casta solo per il fatto di essere cieca e senza la parola svanirebbe.

Perché dopo tanti libri di poesie e alcuni racconti lei pubblica un romanzo che - a livello particellare - è essenzialmente un libro di racconti tenuti insieme da un filo tenue?

Non credo ci sia molta differenza. A guardare bene, infatti, c’è la stessa voglia di raccontare , di proiettarmi al di là delle prime misure, di dipanare un gomitolo fatto di tanti fili colorati. Questi racconti nascono da interrogativi immediati, da minuscole curiosità e malizie, da una voglia di indagare che è anche voglia di ribaltare, di sovvertire, di dimostrare che tutto poteva essere altro o andare diversamente. Così i miei personaggi sono eroi solitari, spesso vanno a due a due, incrociando bagagli e destini, per andare a formare una sorta di doppio antagonismo.

Qual è la sua posizione nei confronti della realtà?

Io credo che la lente attraverso la quale bisogna guardare alla vita di ogni giorno sia composta essenzialmente dallo humour, che va a costituire una sorta di leva.

Io parlo di "srealismo". Viviamo in un’epoca talmente piena di paradossi ed esagerazioni che è necessario fare un passo indietro, non arrendersi al pensiero debole,

non dare per scontata la mancanza di allarmi. E’ in tal senso che i miei racconti possono diventare una satira così pungente da diventare quasi uno sberleffo.

La radio : l’amore di una vita, ma anche una tiranna come un’amante esigente...

La radio ti dà una voce che arriva dappertutto, ma ti ruba l’ombra. È un patto faustiano, qualcosa di diabolico ed è per questo che alla radio siamo così "vendicativi"

con i nostri ospiti e intervistati. Tramite il montaggio rubiamo ai nostri interlocutori i respiri, le pause, i dubbi, i colpi di tosse e ne restituiamo una voce perfetta e sintetitca.

Loro ci rubano l’ombra, noi il loro respiro.

È l’ossessione per le voci l’elemento che mi accomuna al protagonista del mio libro, un conduttore di un programma radiofonico notturno che ha invitato i suoi ascoltatori a raccontare una storia sul tema "Angeli e Iene", cioè amore e rabbia.

L’amore per la radio significa impossessarsi delle voci da montare. Maltrattare e trattare una sorta di rapporto fisico attraverso il nastro per cui tagliare è un po’ come togliere il respiro a qualcuno.

Non è così frequente che la radio ispiri letteratura. Fppure L'amore in cuffia parte proprio da un mondo di voci pronte alla messa in onda. Lei lo definisce non un romanzo, ma un’uccelliera. Perché?

Perché nasce dall'esperienza perfino tattile delle voci, che noi alla radio smontiamo e tagliamo lavorando sul supporto magnetico. Nasce dall'ossessione e dalla gioia di essere così vicini e in confidenza con la parte più segreta di noi : la parola. E' chiaro che la faccenda diventa subito metaforica. Dietro e intorno alle voci dei protagonisti della trasmissione (un immaginario programma notturno realizzato tramite le telefonate del pubblico) c'è il gran rumore di fondo che ci perseguita, trill, news e flAshmultimediali. L'amore in cuffia, però, non è un romanzo serioso: è pieno di humour e anche di erotismo.

Chi sono i protagonisti del suo libro?

Il conduttore non conosce nessuno, il suo rapporto è con le otto bobine, già montate e pronte per la messa in onda. Le porta a casa per gli ultimi controlli. Riascoltando le voci della redattrice editoriale, del maestro Zavatta, del pianista gay, dell'aspirante Giornalista, del giovane cameriere scattano dei cortocircuiti lui trova in quei racconti brani della sua vita. E' quasi un giallo, qualcuno di quei personaggi gli si para davanti, altri lo perseguitano al telefono, emergono i buchi neri del passato, fíno all'incontro con una ragazza e al finale a sorpresa, duro come una violenza.

Qualcuno ha definito la sua scrittura "densa e raffinata, pronta a rompere il piano della comicità per quello lirico o tragico e viceversa..."

So solo che ho lavorato a queste pagine più di quanto il calzolaio di St. James Street lavori alle scarpe della Regina.

M.S.