Index MUSICA - Marzo 1998

Le tentazioni estreme di Elvis Costello

Paul McCartney lo ha paragonato a John Lennon. Ora a 43 anni il musicista irlandese che ha fatto la storia del rock e del pop ha attraversato l’Italia fino all’auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma per proporre una sintesi ideale delle sue canzoni e del suo spirito poliedrico che lo ha fatto passare dalla New Wave al più "soft" Burt Bacharach.

Il concerto che il quarantatreenne irlandese Declan McManus alias Elvis Costello ha portato in giro per l’Italia lo scorso febbraio insieme al pianista Steve Nieve è esattamente la summa non solo di una filosofia musicale, ma anche della vita artistica di un musicista che ha fatto la storia della musica rock e pop.

E’, infatti, lo stesso Costello ad ammettere che questa tournée - portata in molti punti della penisola e che ha trovato il suo punto più alto nell’esibizione presso l’auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia a due passi da San Pietro a Roma - è una sintesi del suo lavoro: "Il bello del programma di questi concerti è che riesce a unire vecchie canzoni con canzoni nuove e con canzoni che non ho mai eseguito prima" afferma il rocker la cui discografia è assolutamente sterminata e poliedrica.

Dagli inizi New Wave al disco con Burt Bucharach che uscirà entro l’anno, Costello si è prodotto, infatti, in decine di album personali, originali e fantasiosi se non fantastici. Chi volesse avvicinarsi al fenomeno Costello potrebbe acquistare Extreme Honey, una recente raccolta dei suoi ultimi successi che lascia letteralmente sbalordito l’ascoltatore per la varietà del suo repertorio in cui si leggono – tra le famose righe – gli altrettanto famosi nomi di personaggi celebri e fondatori di quel rock anni cinquanta che scosse la sonnacchiosa Europa dai torpori di una musica melodica destinata a lasciare il passo alle chitarre elettriche e alle batterie di quei gruppi come Rolling Stones, Who e Led Zeppelin che cambiarono la storia della musica del vecchio continente. Nei concerti di Elvis Costello e nel suo modo di suonare e cantare – vibrante, allegro, professionalmente ineccepibile – ci si confronta con un uomo che è riuscito a fare della contaminazione dei generi musicali, una palestra di composizioni eccellenti e coraggiose .

Costello canta e si diverte a cantare con il suo pubblico che rimane ipnotizzato quando lo sente accompagnare con una chitarra acustica la sua voce. Sembra una serata tra vecchi amici che sfilano le chitarre per sfidare il tempo. E Costello è lì per far pensare che se anche suonasse con due stuzzicadenti su un bicchiere farebbe sempre della grande musica! Ventiquattro canzoni (quindici + nove bis) per due ore di spettacolo sono quelle cui assistito il pubblico italiano che è stato condotto per mano alla ascolto di un musicista che definire grande sembrerebbe scontato, quando lo si vede imbracciare la chitarra con una passione e un’energia allegra stupefacenti.

Ma Costello è anche di più. Paul Mc Cartney col quale lavorò anni fa disse di lui che era la persona che più gli ricordava John Lennon per fantasia, intelligenza, serietà e creatività e non stentiamo a credergli quando lo ascoltiamo eseguire canzoni che portano un originalissimo marchio di produzione, tanto da renderle dei veri piccoli capolavori. "Durante i concerti italiani cerco sempre di parlare un po’ in italiano – scherza il cantante – Quattro anni fa ho fatto pure una scuola di italiano per stranieri a Firenze ed era andata molto bene. Poi a causa del lavoro ho lasciato perdere, con il risultato che la mia insegnante, Fiorella, piange disperata a causa del mio brutto italiano". Che, però, non gli impedisce di cantare il ritornello della fascinosa All this useless beauty in un italiano divertente dall’accento anglosassone.

E’ però con I want you , canzone d’amore maniacale da cui il regista Michael Winterbottom ha tirato fuori un film presentato al Festival di Berlino, che Costello strega il pubblico al punto da ipnotizzarlo definitivamente e costringerlo a seguirlo in un silenzio sorpreso e di profondo rispetto.

Scrittore di canzoni di colonne sonore come la stupenda My dark life per X files o la seducente God give me strenght per la colonna sonora del film di Allison Anders Grace of my heart, prima tappa della sua collaborazione con Burt Bacharach, Costello sembra non temere nulla e nessuno, facendo della sperimentazione musicale un punto d’onore della musica evocativa e innovativa che non gli impedisce di giocare ancora quando parla di canzoni come Temptation dicendo: "Quando eravamo giovani andavamo in cerca di tentazioni. Ora che siamo vecchi scriviamo canzoni su queste cose che cercavamo e che abbiamo trovato". Un Costello eccellente cui piace divertirsi quando suona e che – a detta dei suoi accompagnatori – ha sfruttato ogni tappa della sua tournée italiana per visitare tutti i monumenti e tutti i musei delle città toccate dal suo tour..

Un intellettuale, un musicista, un compositore di eccezione, ma anche una persona semplice senza fronzoli che da musicista serio è capace di scherzare, plasmando contemporaneamente della musica ammaliatrice e fascinosa. Un uomo che all’ultimo bis abbandona il microfono per guardare il suo pubblico negli occhi ed esce fuori dalla luce dei riflettori per cantare una canzone reggendosi solo sull’acustica dell’auditorium come amplificatore. Ma questo non gli basterà per sovrastare, nelle ultime strofe del ritornello, un applauso scrosciante e infinito di un pubblico giustamente in delirio.

Marco Spagnoli