Index MUSICA - Febbraio 1998

Bella questa opera, chiamiamola trisulco

Pochi sanno che prima di decidere di dare il nome "Trittico" ai tre atti unici che aveva appena composto, Puccini e i suoi amici pensarono ai titoli più strampalati. Da treppiede a tripode. Comunque Il Tabarro, Gianni Schicchi e Suor Angelica furono un successo. Riproposto ora dal Teatro Bellini di Catania

Una sera dell'inverno del 1917 si trovarono in casa Puccini i pittori Ferruccio Pagni e Cecco Fanelli insieme con gli scrittori Guido Marotti e Giovacchino Forzano. Tra loro si accese una allegra discussione per trovare una parola che potesse fare da unico titolo ai tre atti unici che Puccini aveva appena finito di comporre.

I nomi più strampalati vennero fuori da questa discussione come treppiede, tripode, trisulco, trinomio, tri-aria. Finchè Marotti timidamente propose la parola trittico ottenendo l'approvazione generale. Già dal 1900 dopo la prima rappresentazione di Tosca, Puccini aveva in mente di scrivere tre opere in un atto da rappresentarsi in un'unica serata e prese in esame nientemeno che "L’inferno, il purgatorio e il paradiso" dalla Divina Commedia di Dante. Il progetto fu presto abbandonato e successivamente riprese forma pensando ai racconti di Massimo Gorkij.

Se i primi due episodi erano ben definiti pensando a "Ventisei per uno" e "Kan e suo figlio", per il terzo fu indeciso tra "La zattera", "Lo zingaro" e "Kolovanov" e quindi anche questa volta l'idea fu abbandonata. A Puccini l'ispirazione per realizzare quanto sognato venne nel 1912 dopo aver assistito a Parigi al Théatre Marigny al fosco dramma di Didier Gold "La Houppelande": il primo dei tre atti unici era così trovato e per la stesura del libretto diede incarico a Giuseppe Adami. Il testo degli altri due atti avrebbe dovuto essere fornito da Gabriele D'Annunzio a cui Puccini chiedeva "dolci e piccole cose e persone" ma senza avere risposta.

Fu allora Giovacchino Forzano a dare veste definitiva al progetto dei tre atti unici. Lo scrittore trovò tra le sue carte un soggetto religioso intitolato "Suor Angelica". Forzano sottopose il soggetto al Maestro ed ebbe il benestare. Per il terzo atto Puccini ritornò all'idea di ispirazione dantesca prendendo spunto dalla figura di Gianni Schicchi ed il libretto fu steso, come per "Suor Angelica", da Giovacchino Forzano. I tre episodi, pur essendo notevolmente diversi tra loro sia per ambientazione che per soggetto, sono saldamente legati dal tema della morte: un omicidio ne "Il Tabarro", un suicidio per avvelenamento in "Suor Angelica" e l'irrisione della morte in "Gianni Schicchi".

Si deve notare come Puccini nei tre atti unici intorno ai personaggi principali abbia saputo creare delle figure minori perfettamente caratterizzate. Intorno a Michele e Giorgetta ne "Il Tabarro" troviamo la Frugola, il venditore di canzonette, i due amanti mentre in "Suor Angelica" sono gustosamente raffigurate in tanti piccoli episodi le suore che fanno da contorno alla protagonista ed alla zia Principessa. In "Gianni Schicchi" è la numerosa schiera degli avidi parenti che prendono forma e carattere in modo perfetto. Musicalmente Puccini crea una serie di temi caratteristici ed ottiene una omogeneità del colore orchestrale con un uso moderno di una vasta gamma di timbri sonori. Basti pensare all'atmosfera tenebrosa che evoca il lento fluire della Senna ne "Il Tabarro" e che sembra invadere l'intera scena come una nebbia malefica attraverso la quale si muovono i personaggi.

tabaLa prima esecuzione del "Trittico" ebbe luogo a New York il 14 dicembre 1918 sotto la direzione di Roberto Moranzoni con Claudia Muzio (Giorgetta), Giulio Crimi (Luigi)e Luigi Montesanto per "Il Tabarro" mentre per "Suor Angelica" era presente Geraldina Farrar (Suor Angelica) e Flora Perini ( la zia principessa ); il protagonista di "Gianni Schicchi" era Giuseppe de Luca assieme a Florence Easton (Lauretta) e Giulio Crimi (Rinuccio). La prima italiana avvenne l' 11 gennaio 1919 al Teatro Costanzi di Roma sotto la direzione di Gino Marinuzzi con Maria Labia (Giorgetta) Edoardo di Giovanni (Luigi) Carlo Galeffi (Michele) Gilda Dalla Rizza (Suor Angelica) e per lo Schicchi ancora Carlo Galeffi (Schicchi) e la Dalla Rizza (Lauretta).

L'Edizione presentata a Catania è stata di notevole rilievo.

Vjekoslav Sutej, ben assecondato dall'Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, ha trovato la giusta "tinta" per ciascun lavoro e una varietà di ritmi e di colori che hanno messo in luce tutte le preziosità della partitura. Juan Pons ha rivestito il duplice ruolo di Michele e di Schicchi: ottima la sua prestazione in ambedue le parti. Il suo monologo alla fine de "Il Tabarro" è stato particolarmente intenso mentre nello Schicchi la sua recitazione è stata giustamente misurata: perfetta la linea vocale con una eccellente resa stilistica dei ruoli. Ne "Il Tabarro" Giovanna Casolla ha restituito la figura di Giorgetta con una sontuosa vocalità ed una aderenza perfetta al personaggio. Bene il Luigi di Lando Bartolini. In "Suor Angelica" Denia Mazzola ha interpretato la difficile parte con grande partecipazione ed una linea vocale ineccepibile dimostrando un forte temperamento ed una classe indiscutibile. Serena Lazzarini è stata una incisiva e notevole zia Principessa. Nello "Schicchi" hanno ben figurato Angeles Blanca Gulin nel ruolo di Lauretta e Francesco Piccoli in quello di Rinuccio. Ottimo il numeroso stuolo di personaggi non protagonisti. Gilbert Deflo ha curato la regia mentre le scene erano di Ezio Frigerio ed i costumi di Franca Squarciapino.

Luciano Maggi