Index ECONOMIA - Gennaio 1998


E' tornata l'età dell'oro

Alla vigilia di VicenzaOro 1 l'oreficeria italiana vive un periodo di ritrovato ottimismo. Ma c'è l'incognita Far East

Il mercato interno ha ricominciato a tirare, dopo anni in cui l’oreficeria italiana aveva affidato le proprie performance esclusivamente all’export. E ora, alla vigilia dell’apertura di VicenzaOro 1, la mostra orafa da domenica prossima e per una settimana farà di Vicenza il punto di riferimento del settore, fra gli addetti ai lavori si respira un’atmosfera di ottimismo. Non mancano comunque le incognite, perché proprio l’imminente manifestazione fieristica dovrà chiarire se la crisi delle economie dell’Estremo oriente, Hong Kong in testa, potrà riservare ripercussioni sgradite ad un settore produttivo fortemente vocato all’export.

In fiera a Vicenza è proprio questa la domanda sulla quale vertono le maggiori attese. "La rassegna che si sta per aprire – commenta Andrea Turcato, segretario dell’ente – da questo punto di vista è di eccezionale importanza, perché dovrà dare indicazioni attendibili su presenze ed acquisti dei buyer dell’Estremo oriente. Hong Kong e Giappone sono infatti aree le cui importazioni di prodotti orafi hanno sopperito per anni al calo delle nostre vendite in Europa e negli Usa. Il quadro resta comunque sostanzialmente positivo, se è vero che nel periodo gennaio-agosto 1997 l’export italiano è cresciuto del 13,5% in volume e del 4,2% in valore". E ora la parola passa ai 17 mila visitatori internazionali attesi nei prossimi giorni, ai quali le circa 1300 ditte espositrici proporranno in anteprima le nuove collezioni. VicenzaOro1, infatti, fra le tre mostre allestite nella città veneta è quella mirata sull’export e sulle esigenze dei grossisti, e i suoi risultati danno risposte utili sull’andamento dell’intero anno. Gli operatori del settore ne attendono anche sull’andamento del mercato europeo, dove – spiega ancora Turcato – "permangono le incertezze in particolare nell’area del marco".

A livello produttivo, comunque, il distretto vicentino dell’oreficeria (circa 1100 aziende con oltre 11 mila addetti, 5100 miliardi di fatturato di cui 3000 di export) sta vivendo un momento chiaramente positivo. "Da giugno in avanti – dice Roberto Matteazzi, presidente della sezione orafi dell’Assindustria (120 imprese iscritte) – il mercato è stato molto ricettivo, anche se in questo senso attendiamo il riscontro delle vendite di Natale, che da sole rappresentano il 60-70% degli acquisti al dettaglio di articoli di oreficeria. Da noi c’è ottimismo. Il settore ha creato occupazione, e va ricordato che nell’oreficeria vicentina la cassa integrazione ha sempre rappresentato un’eccezione. Il mercato è orientato positivamente, al punto che qualche azienda non è riuscita a tenere il passo con gli ordini. In quest’ultima fase, inoltre, il prezzo dell’oro, che è ai minimi storici, ci favorisce, anche se è bene rammentare che a noi fa bene soprattutto la stabilità delle quotazioni. Certo è che un monile che un anno fa il consumatore finale acquistava ad un milione, ora vale 700 mila lire. E questo incoraggia i consumi".

Ma è l’export a riservare ancora una volta le maggiori soddisfazioni ai produttori vicentini, che assieme a quelli di Valenza Po, Arezzo e Torre del Greco costituiscono la spina dorsale del settore in Italia: "Tira in particolare il mercato statunitense – conclude Matteazzi - dove l’alta quotazione del dollaro dovrebbe spingere ancora di più il nostro export. D’altro canto non ci spaventano le turbative della congiuntura a Hong Kong o in Giappone, perché da tempo avevamo avvertito un calo di ordini provenienti da quei mercati, comunque importanti".

Maurizio Caiaffa