Index ECONOMIA - Gennaio 1998


E un chip monterà in sella alla bici

Campagnolo investe 15 miliardi nella progettazione e nella produzione di un cambio elettronico in grado di dare una svolta al ciclismo del Duemila

Anno 1927: da una sconfitta rimediata sul Passo Croce d’Aune, il giovane ciclista Tullio Campagnolo trae l’idea del bloccaggio rapido per i mozzi delle ruote e, pochi anni più tardi, annuncia l’introduzione del primo "cambio a bacchetta". Anno 1997, giusto 50 anni più tardi: la Campagnolo di Vicenza, ormai un’azienda da 450 dipendenti tre stabilimenti e 135 miliardi di fatturato annuo, tenta di imprimere una nuova svolta al mondo delle due ruote. Nello stabilimento di via della Chimica, già dalla metà dell’anno scorso, si lavora assiduamente ad un progetto di cambio per bicicletta basato su un sistema elettrico-elettronico. Tempo qualche anno, presumibilmente quattro, e almeno sui mezzi dei campioni del ciclismo su strada potrebbero quindi fare la sua apparizione i microchip e l’elettronica, laddove sino ad ora la vecchia, cara bicicletta, anche quella più sofisticata, funziona in base a congegni esclusivamente meccanici.

All’introduzione del cambio elettrico-elettronico l’azienda guidata dal presidente Mauro Zanguio e dall’amministratore delegato Valentino Campagnolo sta dedicando risorse ingenti: 14,7 miliardi di qui all’ottobre del 2000, vale a dire circa l’8 per cento del giro d’affari e una parte preponderante degli investimenti che l’impresa vicentina destina ogni anno al rinnovo della gamma prodotti. L’introduzione del chip nel cambio, del resto, costituisce già una scommessa riconosciuta come valida anche a livello istituzionale. Al punto che proprio nei giorni scorsi è stata inserita fra i progetti di ricerca applicata sovvenzionati dal ministero dell’Università e ammessi ai relativi finanziamenti pubblici. In base a questo riconoscimento la Campagnolo potrà godere presso l’Imi (l’Istituto mobiliare italiano) di un finanziamento agevolato per 8,8 miliardi. "Anche questo – spiega il direttore commerciale Angelo Caccia – è il segno che stiamo lavorando ad un’innovazione seria. Nell’ottobre del 2000, terminata la fase della progettazione esecutiva attualmente in corso, potremmo essere in grado di realizzare i primi prototipi e successivamente di passare all’industrializzazione del nuovo prodotto".

Per vedere i campioni del ciclismo utilizzare il cambio Campagnolo a microchip bisognerà attendere il 2001, perché difficilmente i concorrenti dell’azienda vicentina, in primis la giapponese Shimano e la tedesca Sachs, riusciranno a battere sul tempo l’azienda vicentina. Il nuovo articolo in un primo tempo costituirà un prodotto costoso e di fascia alta, poi man mano, anche in relazione al gradimento del mercato, diverrà economicamente più accessibile. "Di recente – continua Caccia - i professionisti del ciclismo su strada di cui siamo fornitori tecnici (i vari Ullrich, Pantani, Cipollini, Olano e Jalabert) sono stati già informati di questo nostro lavoro e si sono detti entusiasti della novità. Certo, loro sono molti esigenti e chiedono la massima affidabilità. Un motivo in più per curare tutto nei minimi particolari: al cambio elettronico sta quindi lavorando un’équipe di ingegneri e di progettisti, in attesa che entrino in campo i tecnici che a partire dall’ottobre del 2000 dovranno curare la fase di industrializzazione".

L’affidabilità del nuovo sistema di cambio è il problema principale da affrontare e risolvere, mentre i principali pregi del nuovo congegno dovrebbero consistere nella facilità d’uso e nella precisione delle prestazioni. Un paio d’anni fa un’azienda francese lanciò sul mercato, prima in assoluto, un cambio elettrico per biciclette. Alcuni professionisti parteciparono al Tour de France utilizzando il nuovo prodotto, che tuttavia dopo pochi mesi dovette essere ritirato dal mercato perché non in grado di far fronte alle situazioni, spesso estreme, di utilizzo. Ora ci riprova la Campagnolo, in un panorama generale nel quale i pochissimi esemplari di bici con cambio elettrico-elettronico sono solo prototipi realizzati da qualche casa a scopo di immagine: "Il nuovo congegno – dice il direttore commerciale dell’azienda vicentina – funzionerà a pile ricaricabili, probabilmente installate all’interno del reggisella. Non abbiamo ancora stabilito se la ricaricabilità sarà garantita attraverso l’uso dei pedali oppure attraverso il collegamento con la rete. Quanto ai microchip, anche questi in corso di progettazione nei nostri stabilimenti, essi saranno sistemati in prossimità del cambio manuale, in pratica dietro alle leve dei freni. Ciò significa che la presenza del sistema a microchip non si potrà notare a livello visivo. Ma il congegno dovrebbe garantire le più elevate prestazione anche nelle condizioni più difficili, e sarà certamente compatibile con i materiali (leghe di alluminio e fibre al carbonio e al titanio) attualmente usati per realizzare i nostri gruppi".

Sulla svolta che il nuovo sistema sarà in grado di apportare al mondo delle due ruote in via della Chimica vanno comunque cauti: "Piano – conclude Caccia – l’introduzione del cambio Campagnolo, 50 anni fa, rivoluzionò il modo di concepire la bicicletta. Qui invece siamo in presenza di un sistema che renderà nettamente più alte le prestazioni del mezzo che già conosciamo". Parole prudenti ma che non tolgono fascino al nuovo progetto. Specie per chi di elettrico, sulle biciclette di casa, ha visto funzionare solo le vecchie dinamo.

Maurizio Caiaffa