Index Cultura - Gennaio 1998

Deep Blue alla conquista della Terra

Sulla sfida a scacchi tra il super computer Ibm e il campione Garry Kasparov Adolivio Capece, direttore de "L’Italia scacchistica", vede un risvolto inquietante. Perché come è sempre successo nella storia di questo gioco i popoli più potenti delle varie ere erano anche i più forti a scacchi. Dagli arabi all’inizio agli spagnoli nel ‘400, dagli italiani nel Rinascimento ai francesi del ‘700, fino alle recenti sfide Russia-America. Ora è arrivato il momento del dominio dei computer?

Nell'hortus conclusus, razionale e geometrico della scacchiera è intervenuto un elemento esterno, la forza di calcolo di Deep Blue, ad aprire un conflitto tra opposti: la mente e la macchina. Si è trattato di un paradosso non per la vittoria di quest'ultima ma per lo stesso scontro, senza sbocchi, tra grandezze non commensurabili. Ed è certo particolare pensare che Baudelaire stesso esemplificava il concetto di paradosso con le immagini dello "scacco perpetuo" o del "finale di partita". In queste tardive riflessioni sull'incontro tra il Kasparov e Deep Blue ci guida l'analisi del direttore della rivista "Italia scacchistica" Adolivio Capece.

Al di là della potenza di calcolo, quali sono le potenzialità espresse ed esprimibili da un computer negli scacchi?

La potenza di calcolo e' molto importante, anche se quel che conta realmente e' il software. Se un programma è debole ed ha dei buchi anche se gira sul computer più potente perde. Quindi bisogna abbinare le due cose. Ci vuole un software fatto bene (meglio se scritto da una persona che sa anche giocare a scacchi) e una macchina potente. Ovviamente più la macchina è potente più il programma può analizzare le possibili mosse. A questo punto si inserisce il fattore tempo: diverso è dare alla macchina un'ora per una mossa o cinque minuti per tutta la partita.

Quali sono stati i miglioramenti nell'analisi scacchistica e quali

handicap sono stati risolti rispetto alla versione precedente di Deep Blue?

Come mi ha detto nell'intervista C.J. Tan, il capo del Progetto Deep

Blue, la prima volta la macchina e' stata programmata da un’equipe che non aveva al suo interno alcuno scacchista "serio". Cosi ha giocato decentemente ma alla fine ha perso. Per il secondo incontro e' stato ingaggiato il grande maestro e campione degli Stati Uniti Joel Benjamin. Tan mi ha detto che lo hanno "strizzato" e che hanno trasferito tutte le sue "conoscenze" nella macchina. Il risultato si e' visto. Bravi comunque i programmatori a trasformare in algoritmi i "concetti" scacchistici di Benjamin.

Nella seconda partita il ritiro di Kasparov è stato da tutti giudicato prematuro. La fiducia che Kasparov ha riposto nell'infallibilità del computer può essere stata superiore alla fiducia nella propria analisi?

Sicuramente Kasparov ha "abbandonato" prematuramente, anzi le analisi successive hanno dimostrato che la partita era "patta". Ma questo è il punto: le analisi "successive". Kasparov è un essere umano e dopo quattro ore di lotta è stanco (un’equipe medica tedesca ha dimostrato che le energie consumate da uno scacchista per una partita a questo livello equivalgono a quelle consumate da un calciatore di serie A per una partita di campionato). Ovvio quindi che alla fine la sua capacità di analisi e giudizio fosse offuscata. Se pensiamo che praticamente per tutta la partita Kasparov si è dovuto difendere ed è sempre "stato peggio" è ovvio pensare che si fosse rassegnato alla sconfitta. Chi gioca a scacchi a livello agonistico lo capisce facilmente.

Kasparov nella terza partita era deciso a giocare un'apertura insolita: supponeva di impostare una partita non teorica?

Va tenuto presente che la macchina dispone del cosiddetto "libro delle aperture" con tutte le mosse (migliori) memorizzate. E' come se si potesse giocare consultando un libro di teoria e scegliere le mosse considerate migliori dai grandi campioni. Ovvio quindi che la capacita' mnemonica della macchina sia nettamente superiore a quella dell'uomo. Giocando mosse "insolite" o comunque un po' fuori dagli schemi, si toglie al computer uno dei suoi maggiori "vantaggi" almeno per quel che riguarda la fase iniziale: e' ovvio che se una sequenza di mosse non è stata "analizzata" non può neppure essere presente nel "libro delle aperture" della macchina.

In quali momenti Kasparov ha messo in difficoltà Deep Blue, e come?

Si mette in difficoltà la macchina quando la posizione richiede non "tattica" (cioe' capacità combinativa) ma "strategia" (cioè elaborazione di piani a lunga scadenza). Di solito il computer è debole quando non ha prospettive combinative. Per esempio nei finali con più di 6 pezzi, che sono difficili da trasformare in software comprensibile dalla macchina. Qui anche il miglior programmatore ha difficoltà a scrivere il software. Bisogna quindi arrivare in posizioni in cui per la macchina ci siano varie mosse tutte ugualmente "giocabili" e con pari "valore": a questo punto il computer - avendo comunque un tempo limitato per scegliere - ha più difficoltà a trovare il piano corretto. Quando Kasparov e' riuscito ad arrivare a queste posizioni ha vinto o almeno ha pareggiato.

Perché la reazione di Kasparov alla sconfitta è stata così accesa?

Beh è ovvio: Gary era certo di vincere ancora. Invece ha perso, facendo brutta figura di fronte al mondo. Certo ha giocato in condizioni di netta inferiorità psicologica: gli occhi dell'umanità erano puntati su di lui, la stampa e la tv lo assediavano, la tensione era fortissima. Ovvio quindi che nei momenti cruciali abbia commesso degli errori.

L'aspettativa rivolta alla partita può averne condizionato lo

svolgimento? O può averlo condizionato il ruolo di organizzatore rivestito dall'Ibm?

Il ruolo di organizzatore di Ibm non ha influito affatto, anzi. E' invece l'aspettativa sul match che ha condizionato Kasparov. Ripeto, Kasparov e' un essere umano: nel corso della partita si stanca, se vede una bella ragazza in minigonna si distrae, perde di concentrazione se per esempio deve andare in bagno e cosi via. E poi la tensione, le interviste, le analisi, le foto tra una partita e l'altra. La macchina tutte queste cose non le sente.

Che opinione ha del valore simbolico assegnato alla partita?

E' una "abitudine" atavica. Sin dal Settecento, all'epoca della rivoluzione industriale e delle prime macchine, si cercò di costruire un congegno capace di "giocare e vincere a scacchi". Perche' a scacchi? Perché, come disse Goethe "gli scacchi sono la più alta espressione dell'intelligenza umana." Risale proprio al Settecento il famoso "Automa" del Barone von Kempelen, che batteva a scacchi quasi tutti. Prima della partita venivano mostrati i congegni meccanici per dimostrare che non c'era trucco e invece il trucco c'era perché all'interno del congegno si nascondeva un uomo, di solito un giocatore professionista dell'epoca. L'automa sconfisse anche Napoleone in una partita rimasta storica, anche se Napoleone era più bravo a dama che a scacchi. La cosa buffa e' che a scoprire il trucco fu nientemeno che Edgard Allan Poe, il quale però giunse alla corretta conclusione partendo da un presupposto sbagliato. Disse infatti: "Se l'Automa fosse veramente una macchina vincerebbe sempre: poiché ogni tanto perde vuol dire che non è una vera macchina". Simpatico, no?

Ci sarà una rivincita?

Avrebbe dovuto esserci la "bella", cioè il terzo incontro, visto che Kasparov e Deep Blue hanno vinto un incontro ciascuno. Ma qualche settimana fa la Ibm ha annunciato la "chiusura" del progetto Deep Blue almeno dal punto di vista scacchistico. Il programma ora sarà usato per progetti più utili all'umanità (ricerca scientifica, medicina, telecomunicazioni, missioni spaziali). Per gli scacchi resta Deep Blue Junior, macchina "normale", molto molto meno potente, che quindi contro un giocatore "professionista" non avrebbe alcuna chance di successo. Secondo C.J. Tan colpa del mancato terzo incontro va ascritta anche a Kasparov, per le sue sciocche polemiche dopo la sconfitta nel secondo match.

Se dovesse attribuire un punteggio secondo regolamento a Deep Blue, quale sarebbe?

Il punteggio regolamentare misura solo una performance momentanea, quindi non ha senso dare una valutazione di questo tipo: visto che Deep Blue ha battuto Kasparov, bisognerebbe attribuirgli un punteggio superiore a quello di Kasparov stesso. In realtà si può dire che se Deep Blue giocasse nei tornei contro gli uomini potrebbe inserirsi in graduatoria tra i primi 20 al mondo.

Di Deep Blue è stato detto che ha capacità di attaccare, abilità nel trarsi fuori d'impaccio: ma, al di là di tutto questo, perché ha vinto?

In realtà non è la macchina che ha vinto, ma Kasparov che ha perso. Kasparov infatti ha commesso - per stanchezza, per tensione – molti errori, a cominciare dall'errato abbandono nella seconda partita. Ho già detto che Kasparov è un essere umano e quindi si stanca e si distrae. Contro una macchina, che invece e' sempre uguale, il confronto è illogico. E' come se andassi in automobile a cento all'ora: finché c'è benzina l'auto viaggia a velocità costante; un uomo quando corre rallenta via via che percorre chilometri.

Ritiene che ci possa essere inventiva in un programma scacchistico o solo applicazione?

Il programma è solo un software, quindi non può avere inventiva. E' l'uomo che scrive il programma e lo può caso mai modificare e migliorare sfruttando le nuove conoscenze acquisite, come e' avvenuto per l'equipe di Deep Blue.

Potrebbe Deep Blue impostare una partita, inventare una variante, una mossa che porti il suo nome?

Certo. E' successo anche con computer e programmi meno potenti, anche se non si e' ancora pensato a dare il nome del programma o del software alla continuazione. Di recente, per esempio, in un torneo di grandi maestri, un giocatore ha sorpreso l'avversario con un brillante "sacrificio": a fine partita ha detto che quel seguito lo aveva trovato grazie all'aiuto del suo computer nell'allenamento casalingo.

Deep Blue come Hal, il computer di Odissea nello spazio?

Con la differenza che Hal "doveva" perdere una partita su due, mentre per i suoi programmatori Deep Blue dovrebbe vincere sempre...

Oltre a Judith Polgar, quali sono le nuove leve (umane…) degli scacchi?

Sono tanti gli scacchisti "emergenti" tra i 20 e i 30 anni: a parte Judith Polgar, fenomeno in quanto donna (e le donne si sa sono poco portate alla "speculazione" filosofica) ricordiamo il russo Kramnik, l'indiano Anand, l'ungherese Leko. Il maggior fenomeno resta comunque il francese Etienne Bacrot, di soli 14 anni, il più giovane "grande maestro" nella storia scacchistica.

Perché gli scacchi sono sempre sembrati essere un mondo a parte? Eppure seguono molto da vicino gli avvenimenti contemporanei: l'opposizione Fischer-Spassky era in perfetta sintonia con l'atmosfera della guerra fredda, mentre Kasparov Deep Blue segue la rivoluzione telematica.

Studiando la storia degli scacchi si vede che il gioco ha sempre seguito gli eventi storici o meglio "politici". Verso il settimo e ottavo secolo d.C., agli albori del gioco, gli scacchisti più bravi erano gli arabi, che dominavano politicamente il mondo. Nel Quattrocento i più forti erano gli spagnoli (che dominavano i mari e l'Europa); nel Cinquecento (Rinascimento) fu la volta degli italiani; poi toccò ai francesi, quindi nell'Ottocento agli inglesi, poi ai tedeschi, quindi ai russi. Attualmente i migliori sono americani e inglesi, che stanno superano i giocatori dell'ex est europeo. E all'orizzonte si profila il ... dominio del computer. E' un fenomeno dimostrato, che meriterebbe maggiore attenzione da parte degli storici.

Gli scacchi hanno avuto una attrattiva molto forte per alcuni scrittori che ne hanno subito ispirazione e fascinazione come E.A. Poe, Borges. Hanno anche avuto un ruolo fondamentale nel best seller di Paolo Maurensig "La variante di Luneburg" e addirittura sono stati al centro di un film "In cerca di Bob Fischer". Da un punto di vista strettamente tecnico come le sembra che siano trattati gli scacchi quando sono all'interno di creazioni artistiche?

Gli scacchi hanno ispirato scrittori, pittori, registi. Basti pensare ad Arrigo Boito (l'Alfiere Nero) al pittore francese e maestro di scacchi Marchel Duchamp, al regista Bergman (Il settimo sigillo), a scrittori come Gesualdo Bufalino e Giuseppe Pontiggia. Goldoni ispiro' agli scacchi Il Burbero benefico. Montale scrisse una poesia dedicata agli scacchi. L'elenco è lunghissimo. In tutti questi casi gli scacchi sono trattati con rispetto e con passione se l'autore era anche giocatore (Maurensig per esempio è Prima categoria nazionale). E' quando si parla di scacchi sui giornali e in tv che il gioco viene preso in considerazione solo come "fenomeno da baraccone" (tipico esempio proprio le sfide uomo macchina) o come "curiosità" meglio se morbosa (l'assassino di Ancona che sfidava a scacchi la polizia).

Vi sono dei siti in cui si gioca a scacchi? Quali? Che giudizio ne ha?

Internet è "pieno" di siti sugli scacchi e c'è addirittura una "federazione" internazionale per il gioco via Internet. Attenzione però che è piena di "furbi" che giocano con a fianco...il computer!
Più seri sono i siti con notizie e avvenimenti. Per esempio la Federazione scacchistica italiana è sul sito "infcom.it/fsi". C'e' una "rivista" telematica settimanale al sito "tcc.net/twic/twic.html" e anche noi dell'Italia Scacchistica stiamo per aprire il nostro sito. Su tutti questi si trovano i link per collegarsi ad altri siti, compresi quelli dedicati al gioco in diretta.

Quali sono i programmi sul mercato più validi nel gioco degli scacchi?

Programmi ce ne sono tanti e ormai tutti validi. Se ne trovano anche disponibili su Internet, basta lanciare la ricerca "chess". Ma ha senso giocare a scacchi contro un computer? Se non si è bravi si perde sempre, se si è "agonisti" dopo un po' si vince sempre perché il programma gioca sempre le stesse mosse e quindi ci si annoia. Ilprogramma va utilizzato come "allenatore", come sparring partner per provare nuove continuazioni, idee personali e simili. Giocarci "contro" alla fine stufa.

Giuseppe Episcopo

Il direttore di Italia Scacchistica Adolivio Capece è disponibile ad inviare una copia gratuita di saggio di "Italia Scacchistica" a chi vorrà richiederla via e-mail specificando il proprio indirizzo postale

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