Index Cultura - Gennaio 1998

Ma Dio non voleva i pantaloni

Nessuna religione o setta può dirsi immune dall’integralismo. Un fenomeno che spesso ha dei tratti comuni. Come l’irresistibile tendenza a trattare le donne come esseri inferiori, destinate esclusivamente alla casa, alla riproduzione e comunque ad un ruolo limitato. Una serie di "leggi" che spesso neanche compaiono nei sacri testi, ma sono frutto solo di tradizioni popolari. Così Dio, cristiano o no, da essere neutro è diventato maschio

Le religioni in genere nascono sull'onda di esigenze di giustizia ed eguaglianza. Purtroppo, con l'andar del tempo queste aspirazioni tendono ad attenuarsi, a corrompersi, disgregarsi. A volte le finalità originarie si perdono e si confondono, fino a capovolgere la loro autentica inclinazione. Il furore integralista spesso non trova riscontri nello spirito genuino di quella stessa legge religiosa che vuole imporre. Gli integralisti non sono solamente islamici, ci sono altre religioni o sette caratterizzate dagli stessi meccanismi: intolleranza, fanatismo, violenza omicida e suicida. Esistono anche forme di integralismo cristiano. Ma tutti questi diversi fondamentalismi possiedono numerose caratteristiche comuni. Ad esempio, tendono irresistibilmente a colpire le donne, rafforzando tradizioni popolari che nulla hanno da spartire con la religione.

Ogni anno in Africa circa due milioni tra donne giovanissime e bambine, dai quattro ai dodici anni, vengono sottoposte ad un'operazione dolorosa che le espone subito al rischio di emorragie, infezioni e morte: l’asportazione del clitoride. Questa operazione segna una donna per tutta la vita, limitando o distruggendo la sua vita sessuale, e rendendo l'esperienza del parto devastante e ancora più rischiosa. L'infibulazione non ha un fondamento religioso tangibile, ovvero non esiste una legge divina scritta che la imponga. Esiste tuttavia una mentalità che, rafforzata dalla religione, prescrive alla donna un ruolo dai confini ben definiti. Le forze congiunte di tradizione e religione impongono l'automatica cancellazione dei diritti femminili di fronte a valori considerati più forti: l'ordine del mondo, la volontà divina, la natura, costumi e consuetudini. Accidentalmente, questi valori vengono coincidono con i bisogni e gli interessi del maschio.

La religione viene usata ma anche distorta disinvoltamente per calpestare i diritti delle donne. Quel che non è del tutto chiaro è il fine di questa esigenza tanto forte e radicata di schiacciare la sessualità e la dignità femminile. In genere si dice che in questo modo le società patriarcali difendono il potere maschile. In nome di Dio, si colpisce la donna per garantire verginità, fedeltà e sottomissione. Tutto questo non basta tuttavia a giustificare il brutale accanimento degli integralisti, l'atrocità di certe pratiche avallate da una lunga tradizione, senza dimenticare l'indifferenza plateale di certi governi.

Esiste un lontanissimo ricordo di una divinità femminile dominante, legata all'immagine della Terra e della Madre. La Dea risale probabilmente a tempi in cui prosperava il matriarcato. Forse la Dea sopravvive in parte ancora oggi nell'immagine della Madonna, i cui attributi divini consistono nell'aver generato Gesù senza peccato. Qualche anno fa, un Papa diverso dagli altri aveva tentato di attribuire a Dio caratteristiche femminili, anzi materne. Ma il Dio Madre non ha avuto fortuna, e quel Papa è morto prematuramente, insieme alle sue inconsuete esemplificazioni teologiche. Il successore, Giovanni Paolo II, dimostrò subito idee tradizionali e limpide, non turbate da ombre o incertezze. Il Dio Madre venne dimenticato immediatamente. Il posto che la femminilità deve occupare nell'ordine naturale delle cose tornò rapidamente ai canoni prefissati dalla tradizione cattolica: lontano dagli altari.

Così alle donne vennero servite le solite alternative: maternità e matrimonio o verginità e velo monacale, la casa o il chiostro. Vocazioni che escludono comunque la possibilità di dir Messa, confessare e rimettere i peccati. Dio è tornato ad essere Padre, nient'altro che Padre, tutt'altro che madre.

Inoltre, è stato ribadito con forza il divieto nei confronti degli anticoncezionali, che potrebbero permettere alle donne una sessualità senza peccato e il controllo delle nascite. In nome di un'astratta sacralità della vita, si trascura la sovrappopolazione del pianeta e le innumerevoli per fame, che solo una pianificazione delle nascite potrebbe combattere efficacemente. Le donne sognate dal papa polacco sono incompatibili con il sacerdozio e la libera scelta. Vivono per servire, obbedire e partorire. In ogni caso, devono rimanere prive di una reale padronanza del loro corpo, e ben lontane dal potere rappresentato dagli altari. In realtà, nel Nuovo Testamento non esiste alcuna norma precisa che vieti gli altari alle donne. Infatti, il divieto di accesso viene giustificato con la traballante argomentazione che i dodici apostoli erano uomini. Oltre ad essere solo uomini erano anche tutti ebrei, ma questo non ha impedito ad altri popoli di accedere al messaggio cristiano.

Indagare le esigenze e le conseguenze del pensiero integralista, qualsiasi esso sia, forse può permettere di risolvere l'enigma della crudeltà. Sappiamo che il fanatismo porta ad opprimere, ad uccidere, ma anche a sacrificare la vita in nome di una fede. Devono esserci dunque esigenze e bisogni molto forti alla base del pensiero fanatico e integralista, che non vanno sottovalutate. L'integralismo può essere definito un sistema, religioso o culturale, che vanta il possesso della verità assoluta. La verità assoluta comporta una conseguenza molto importante: la negazione della differenza. Tutto ciò che è diverso, che non corrisponde ai principi dell'ortodossia integralista ha solo due possibilità: o non esiste, o è un male che deve cessare di esistere. La verità assoluta offre vantaggi irresistibili: soddisfa bisogni profondi e costruisce intorno al fedele un mondo semplice e prevedibile. Un mondo privo di incertezze e di confusione.

La strada verso il Paradiso e la felicità in terra è spalancata davanti al fedele, senza varianti ma anche senza ostacoli. Il credente fanatico assomiglia ad un bravo bambino che obbedisce ciecamente all'autorità paterna. Obbedire significa avere la certezza di ricevere in cambio amore, approvazione, sicurezza e felicità. Esattamente come il bambino che riceve le caramelle per essere stato bravo. Tuttavia non è così indolore piegarsi ad un ordine assoluto. In cambio dell'approvazione e delle caramelle bisogna fare delle rinunce, piegarsi ad una rigida disciplina, negare desideri e particolarità. Tutto questo richiede un prezzo, che però non viene pagato dal credente. Il conto viene consegnato al diverso, all'infedele, al malvagio, a colui che non esiste. Il prezzo del Paradiso è l'Inferno.

Chi ha bisogno di certezze e di verità assolute non può ammettere che esistano altri che siano diversi e allo stesso tempo degni di rispetto e di amore. Al di là della verità esiste solo l'errore, non ci sono altre possibilità.

Ma l'integralista ha anche bisogno dell'errore. Il miscredente, il diverso, l'intoccabile diventa l'inferiore che si può calpestare, il capro espiatorio che deve soffrire per compensare i sacrifici e le rinunce imposte dalla fede.

Nell'ambito delle culture integraliste, la donna deve pagare il prezzo della sua diversità. Troppo spesso diventa il capro espiatorio di un sistema che ha bisogno di infedeli da perseguitare, ma anche di caste inferiori da opprimere. L'integralista islamico si piega a comandamenti rigidi, deve essere disposto a sacrificare anche la vita. In cambio può rinchiudere le sue donne in casa, obbligarle sotto veli e maschere di cuoio, costringerle ad una vita di umiliazioni e obbedienza senza condizioni.

Anche l'integralista cristiano deve compiere una serie di pesanti rinunce. In cambio ottiene la sicurezza di un ruolo preminente: come padre di famiglia può contare sulla fedeltà della sua donna, legata alla casa e alla maternità, come pastore di anime può rivestire il ruolo di intermediario tra Dio e le sue pecorelle. Questo compito di mediazione tra terra e cielo è proibito alle donne, che devono limitarsi ad obbedire senza predicare.

Così Dio viene quasi sempre immaginato e dipinto come un uomo. Anche se è un puro spirito che aleggia lontano dagli antropomorfismi primitivi, anche se certe forme religiose vietano di raffigurare la divinità attraverso una figura umana, Dio rimane comunque di genere maschile. E non si tratta certo di una coincidenza.

Antonella Di Martino

Per saperne di più:

I rapporti tra donne e chiesa:

http://www.mclink.it/n/dwpress/dww3/art4.asp

Le mutilazioni sessuali:

http://www.unicef.org/french/pon96/womfgm.asp

http://www.comune.roma.it/COMUNE/sperimentali
/cam/gr/immig/donne/consult_g.html

http://www.webbridges.it/PdD/5/59713.asp

La legge dei Taleban:

http://www.alegria.fr/~chryz/francais/afghan.asp

Esperienze di donne all'interno di sette religiose:

http://ourworld.compuserve.com/homepages/tilman/hana1i.asp

http://ourworld.compuserve.com/homepages/tilman/monicai.asp

Tradizionalismo e fondamentalismo cristiano:

http://www.ccad.uiowa.edu/~timv/promise/map.html

http://www.ccad.uiowa.edu/~timv/promise/

http://www.promisekeepers.org/2cd2.asp

http://cnn.com/US/9710/04/promise.keepers/

http://www.4net.com/sodali/papa.html

http://www.4net.com/sodali/chi.html