Index Attualità - Gennaio 1998

GLI ORIENTAMENTI SOCIALI DELLA SOCIETA’ VICENTINA

III° Rapporto POSTER - Associazione Industriali

RISULTATI DEL SONDAGGIO SVOLTO
TRA IL 13 E IL 20 DICEMBRE 1997.

Relazione di sintesi

Ilvo Diamanti e Ludovico Gardani

E’ da tre anni che realizziamo questo sondaggio, che prende in esame gli orientamenti dei cittadini nei confronti del loro ambiente di vita, della società, delle istituzioni, dei principali temi su cui si interroga l’opinione pubblica. E in questi tre anni possiamo dire, senza timore di esagerare, di aver individuato alcuni fra i punti critici che hanno, in seguito, caratterizzato l’attenzione e il dibattito dell’opinione pubblica, ma anche degli attori politici, sociali ed economici. E non solo in ambito locale, ma anche a livello regionale e, talora, nazionale. Non è certo merito nostro (se non per la capacità di guardare in modo corretto la realtà). Il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) va attribuito alla rappresentatività del luogo analizzato; al fatto, cioè, che la provincia di Vicenza costituisce un osservatorio esemplare delle trasformazioni e delle tensioni che, in questi ultimi anni, hanno investito i rapporti fra società, economia e politica nel Nord. E quindi in Italia. Appare, cioè, una sorta di sismografo del Nordest.

Questo "osservatorio" ci ha permesso, nel I rapporto, di due anni fa, di cogliere la misura del distacco verso le istituzioni pubbliche e lo Stato, delineando, al tempo stesso, la forza identificante che assumevano, in ambito sociale, il lavoro e l’impresa. Un anno fa, il II rapporto, invece, aveva messo in evidenza almeno tre processi che, in seguito, sono divenuti visibili - e laceranti - in tutto il Nord: (a) la crescente insoddisfazione nei confronti non solo delle istituzioni, ma dello stesso ambiente sociale ed economico circostante; (b) la perdita di fiducia nei confronti dei centri di organizzazione e di integrazione della vita economica e sociale; (c) la domanda di autorità, il disorientamento politico, rivelata dal consenso all’ipotesi di "uomo forte". Per questo, mentre ci apprestiamo a valutare i risultati il III rapporto sugli orientamenti sociali della società vicentina (condotto nel mese di dicembre 1997), conviene tenere conto del fatto che alcuni di essi, almeno, possono suggerire tendenze e orientamenti la cui significatività va oltre il contesto locale.

Che indicazioni ne escono? Nel complesso, ci pare, dal sondaggio emerge un quadro che presenta molte conferme, alcuni mutamenti, qualche novità. Dovendo tentare una sintesi, diremmo che si delinea l’immagine di una società che ha "normalizzato" il senso di distacco nei confronti dello Stato e delle istituzioni. Vive, cioè, questa frattura senza drammi. Ma, al tempo stesso, ha più paura di se stessa, perché rileva e teme il logorarsi delle reti di appartenenza sociale. Una società disincantata, che, anche per il positivo andamento dell’economia, ha meno paura del futuro. E, allo stesso tempo, ha ripreso a credere (un po’) di più nelle associazioni e nelle istituzioni locali. Ma che si pone nei confronti dei contesti istituzionali esterni, lo Stato centrale, come la stessa Unione Europea (soprattutto nella "versione" monetaria) con scetticismo.

1. SFIDUCIA SENZA FRATTURE

Quanto alle conferme rispetto al precedente sondaggio, il questo rapporto ripropone l’immagine di una società che attribuisce grande importanza alla famiglia, al lavoro, alle istituzioni religiose, mentre prova un notevole distacco nei confronti del sistema politico e delle istituzioni politiche e dello Stato.

a) Riguardo ai riferimenti della vita sociale, la famiglia, assieme alle reti amicali, si confermano i riferimenti soggettivi di cui i cittadini sono più soddisfatti. Ma, rispetto all’anno scorso, l’ambito familiare perde qualche punto, mentre maggiore è la spinta verso lo spazio delle relazioni amicali e il tempo libero. Più in generale, però, si assiste a un certo "appagamento" soggettivo, causato dal minor grado di soddisfazione generato da riferimenti importanti quali l’impegno sociale, il reddito e soprattutto il lavoro e l’istruzione.

b) Riguardo al lavoro e all’economia, il rapporto conferma una notevole propensione verso l’autonomia e la flessibilità. Ne danno prova le valutazioni circa le soluzioni da adottare in merito alla disoccupazione: per il 90% occorre sostenere chi si vuole mettere in proprio, per un po’ meno del 50% è conveniente allargare forme di contratti a part time o a tempo definito, mentre solo il 23% ritengono utile ridurre l’orario di lavoro. Una soluzione che non incontra molti consensi neppure fra gli operai (29%).

c) Riguardo al sistema politico e alle istituzioni dello Stato, gli indici del distacco sono molti e inequivocabili. Si deve sottolineare, infatti, come attribuiscano fiducia al governo il 16% dei vicentini. Il livello minimo registrato da un organismo pubblico, economico o sociale. Come, inoltre, il 70% dei vicentini ritengano il contributo dato dal Nord a livello economico di molto eccedente rispetto a quel lo Stato restituisce loro. E se è vero, come si dirà più avanti, che questi indici appaiono, rispetto allo scorso anno, assestati e persino migliorati un po’, è altrettanto vero che la loro estensione testimonia di un orientamento tanto generalizzato da presentarsi come "territorialmente specifico" (solo per dare un’idea, a livello nazionale la quota di cittadini che esprimono fiducia verso il governo sale al 35%); trasversale, quindi, alle differenze sociali, categoriali e di opinione politica. Non è un caso che, al contrario delle istituzioni centrali, quelle locali - regione e comune - ottengano un gradimento notevolmente più elevato. Segno di questa perdurante frattura fra periferia e centro, che appare ormai patologica.

Coesiste, dunque, come negli anni precedenti, un forte grado di integrazione nei valori e negli ambienti della realtà locale con un elevato livello di disincanto politico e di distacco dallo Stato centrale.

d) E’ vero, comunque, che, in generale, questi processi non si sono drammatizzati. Si sono, piuttosto, assestati. Mantengono, cioè, un alto grado di intensità, ma rispetto all’anno scorso, quando avevano verificato una consistente accelerazione, si sono ridimensionati un poco. L’insoddisfazione verso lo Stato centrale e il governo, infatti, si riduce, anche se non di molto. Mentre, al contempo si riaccende, in misura più consistente, la fiducia nelle organizzazioni economiche, che nel corso del 1996 era crollata. Le associazioni dei commercianti e soprattutto quella degli industriali registrano una certa ripresa. Ma anche gli enti locali, comune e ancor più regione, migliorano la loro immagine fra i cittadini. Al contrario della Chiesa, il cui declino di fiducia prosegue, in modo lento, ma costante. Si tratta, comunque, di un’evoluzione moderata, che non muta il profilo generale; rispetto al quadro socialmente e istituzionalmente integrato, emerso nel 1995, la frattura resta profonda. Si è, semmai, in una fase di "normalizzazione" del disincanto. La società locale, cioè, esprime una visione del mondo esterno, dello Stato e delle istituzioni nel segno della sfiducia. E questo atteggiamento non risente in modo sostanziale di quel che avviene. E’, infatti, appena il caso di osservare come il 1997 sia stato un anno positivo, sul piano dei risultati economici, a livello nazionale e ancor più locale. Ma i vicentini non sembrano essersene accorti più di tanto. Il peso di coloro che giudicano migliorata la situazione dell’economia e del lavoro nell’ultimo anno equivale a quello di chi pensa che, al contrario sia peggiorata. E, su tutte, prevale invece l’opinione che non sia cambiato nulla. C’è, semmai, maggiore fiducia nel futuro. Ma si tratta di un ottimismo moderato e prudente. Anzi, rispetto al quadro emerso nel rapporto di un anno fa, la differenza principale non consiste tanto nella crescita dell’atteggiamento di ottimismo, ma in un pessimismo più temperato.

e) Quello che i vicentini rivolgono alla realtà esterna e alle prospettive future è, quindi, uno sguardo disincantato, favorito dalla consolidata percezione di una rappresentanza politica inadeguata. E dalla domanda, forte e insoddisfatta, di autonomia. Il 47% dei vicentini ritengono che per sostenere meglio gli interessi della provincia all’esterno ci vorrebbero parlamentari più capaci e rappresentativi. Più del 40% vedono la soluzione nel federalismo. Mentre l’11% pensano, senza alternative, alla soluzione più drastica: la secessione. Il giudizio negativo sulla capacità della classe politica locale, quindi, si associa alla richiesta di autogoverno. Va, peraltro, rilevato come il distacco nei confronti dei riferimenti politici e istituzionali esterni, se ha nello Stato il principale bersaglio, non risparmia neppure l’Europa.

Disincantato, per non dire scettico, è, infatti, anche l’atteggiamento nei confronti dell’unione monetaria europea. La ritengono necessaria il 66% dei cittadini. Ma oltre un quarto di essi (il 18% sul totale) la considerano, seppur necessaria, "svantaggiosa". Per il 33% dei vicentini, un terzo del totale, dunque, l’euromoneta pare destinata a creare più problemi che vantaggi. Mentre la guardano come una prospettiva opportuna e vantaggiosa, senza riserva, il 48%. Il che significa una minoranza, seppure molto ampia. Infine, solo il 5% dei vicentini scelgono l’Europa come riferimento territoriale privilegiato. Preceduta dall’Italia (38%), ma anche dagli ambiti locali, città e regione (36%, assieme). Persino da un riferimento ampio e vago come il "mondo".

Evidentemente, se si guarda all’Italia con distacco e insoddisfazione, verso l’Europa dell’euro ci si pone con evidente timore e perplessità. Non è una "nuova patria", ma, forse, si teme, neppure un luogo di mercato particolarmente favorevole. E’, soprattutto, come una scelta necessaria. Che va fatta per i costi che comporterebbe rinunciarvi, più che per i benefici che comporterà.

f) Nella stessa direzione vanno alcuni atteggiamenti, che possono venire letti come segni di un’attenzione critica e reattiva nei confronti del sistema politico centrale. Ci riferiamo, in particolare, alla fiducia molto elevata che riscuotono le associazioni degli agricoltori, ma anche a quella, assai più ridotta, per i Cobas, che risulta, comunque, molto superiore rispetto a quanto emergeva in altre ricerche del passato. Segni inequivocabili di simpatia e adesione nei confronti della protesta degli allevatori e, più in generale, dei lavoratori agricoli; il cui significato va oltre il contenzioso delle quote latte e si traduce, piuttosto, in sostegno indiretto a un caso esemplare di opposizione allo Stato (e di resistenza alle logiche dell’Europa della moneta).

FRA DISORIENTAMENTO E VOGLIA DI INDIPENDENZA

I mutamenti più significativi rispetto allo scorso anno messi in luce dal III rapporto riguardano aspetti che, comunque, il rapporto precedente già lasciava intravedere. Riguardano, da un lato, l’acuirsi del disorientamento sociale, dall’altro, il dilatarsi del sentimento indipendentista.

Il disorientamento sociale è rilevabile in molti segni, forti ed evidenti. Nel clima di crescente insicurezza che caratterizza il rapporto fra i cittadini e il loro mondo circostante. Per il 65% dei vicentini, la situazione in provincia, per quanto riguarda la sicurezza sociale e la criminalità, è decisamente peggiorata. La ritengono migliorata solo il 6%. Ritengono che migliorerà, nel prossimo anno, il 25% dei cittadini, mentre per 42% resterà così. E per il 33% è destinata a deteriorarsi. L’insicurezza è complicata dalla crisi di credibilità che ha investito l’istituzione che meglio, in questi anni, aveva interpretato la domanda di ordine e di ri-generazione, in ambito sociale, ma anche politico. La "magistratura", verso la quale attualmente esprimono molta fiducia il 24% dei vicentini. Il 4% in meno di un anno addietro, ma la metà di due anni fa! Non si devono trascurare, inoltre, il declino di fiducia nella Chiesa, la minore soddisfazione verso la famiglia, la crescente delusione suscitata dall’impegno sociale, cui abbiamo già fatto cenno. Elementi coerenti nel disegnare il ritratto di una società inquieta, che vede declinare i suoi centri di riferimento, le sue appartenenze tradizionali.

b) Il disorientamento sociale, dunque, è frutto di una crisi che pare avere investito anche i legami minimi, le reti di relazioni personali quotidiane delle persone. Il 36% dei vicentini intervistati considerano "peggiorati", nell’ultimo anno, i rapporti con gli altri, le relazioni interpersonali. Appaiono migliorati a una quota inferiore alla metà: il 17%. E il futuro, sotto questo profilo, appare migliore solo a una componente poco più estesa: il 27%. Soprattutto, però, risulta ampio oltre ogni attesa il sentimento di sfiducia negli altri; nelle persone con cui si hanno contatti e relazioni. Il 75% degli intervistati, infatti, sostengono che occorra "molta prudenza nei rapporti con gli altri, perché ciascuno bada ai suoi interessi". Se si tiene conto che la società vicentina (e, in generale, quella veneta) si è caratterizzata per un contesto di relazioni sociali e personali segnato da un alto grado di coesione e di solidarietà, questa crescente insicurezza sociale, questo freddo clima di rapporti intersoggettivi non segnalano solo un mutamento significativo; costituiscono, soprattutto, un possibile, rilevante, fattore di crisi. Crisi del sistema di integrazione sociale; che, in prospettiva, può intaccare il funzionamento del sistema locale, il quale, anche a livello economico, ha sempre tratto spinta da questo versante.

Infine, abbiamo osservato con grande sorpresa l’entità raggiunta dalla propensione indipendentista. Un elemento non nuovo, in ambito locale, ma che ha raggiunto proporzioni sicuramente inattese. La quota di coloro che si dicono d’accordo sul fatto che "è opportuno la secessione del Nord" è del 23% dei cittadini intervistati. Siamo ormai vicini a un cittadino su quattro disponibile a dichiararsi "secessionista". Va ricordato, peraltro, che, come abbiamo visto in precedenza, la componente di chi valuta questa soluzione in assoluto preferibile ad altre (il federalismo, il rafforzamento della rappresentanza parlamentare) scende alla metà. Ma il 23% di cittadini disposti, nel corso di un sondaggio telefonico, a dichiarare "opportuna" la secessione costituisce una misura considerevole. Inattesa. Molto superiore a quella registrata in altre precedenti indagini. Un anno fa a Vicenza la quota dei "secessionisti" (rilevata, però, attraverso un quesito diverso) era poco superiore al 10%. Si tratta di una tendenza che può apparire in contrasto con le altre indicazioni emerse dall’indagine, in quanto la propensione secessionista pare crescere in modo assai più forte degli atteggiamenti che, secondo molte analisi condotte in questi anni, ne sarebbero all’origine: la sfiducia nel futuro, il risentimento verso lo Stato centrale, l’insoddisfazione per i fatti economici e politici, l’insofferenza fiscale. Orientamenti che questo rapporto ci ripropone consolidati, ma anche "normalizzati".

3. IL DISTACCO NORMALIZZATO

Questo apparente contrasto, però, offre una chiave di lettura efficace al fenomeno rilevato e, forse, all’intero quadro che emerge dal sondaggio. La "normalizzazione" del distacco dallo Stato; dell’insoddisfazione nei confronti dell’azione pubblica; e delle istituzioni, danno, cioè, l’idea di un atteggiamento di insoddisfazione ormai metabolizzato. Una sorta di "disincanto tranquillo", che non ha bisogno di eventi traumatici o di rotture per rivelarsi. Ma che, ciò nonostante, persiste e si allarga. Alimentato, semmai, da un clima di insicurezza e di dis-integrazione sociale che, questo sì, viene dichiarato da tutti con una certa sofferenza. Perché se la secessione dallo Stato può, forse, da qualcuno venire vissuta come eventualità "normale" e magari auspicabile, difficile è concepire allo stesso modo la "secessione" da noi stessi e dal nostro mondo di relazioni sociali.

Vicenza, 15 gennaio 1998

MI PUO’ DIRE QUANTO E’ SODDISFATTO

DEI SEGUENTI ASPETTI DELLA SUA VITA QUOTIDIANA ?

 

Vicenza

1997

Vicenza

1996

Vicenza

1995

 

Molta o Moltissima soddisfazione

%

Molta o Moltissima soddisfazione

%

Molta o Moltissima soddisfazione

%

Della Famiglia

90,3

94,4

92,9

Degli Amici

77,1

75,4

78,3

Del Lavoro

73,7

78,5

81,3

Del Tempo Libero

63,2

58,5

60,0

Del Livello d’Istruzione

48,9

54,5

46,3

Del Reddito Disponibile

41,3

44,1

39,0

Dell'Impegno Sociale

41,2

43,1

47,2

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

RISPETTO A 1 ANNO FA , IN PROVINCIA DI VICENZA
COME VANNO LE COSE ?

 

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

FRA 1 ANNO, COME ANDRANNO
LE COSE IN PROVINCIA DI VICENZA ?

 

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

RITENGONO CHE NEL PROSSIMO FUTURO
LE COSE IN PROVINCIA DI VICENZA ANDRANNO MEGLIO

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

RISPETTO A 1 ANNO FA , IN PROVINCIA DI VICENZA
COME VANNO LE COSE ?
( Totali per riga )

 

Vicenza 1997

 

Meglio

%

Allo stesso modo

%

Peggio

%

In Politica

14,0

47,5

38,5

In Economia

29,5

39,4

31,1

Nel Lavoro

30,1

40,3

29,6

Per quel che riguarda i Servizi Sociali

21,9

48,5

29,6

Per quel che riguarda la Sicurezza e la Criminalità

7,5

28,0

64,5

Per quel che riguarda i Rapporti con le Persone

17,1

47,4

35,5

N.R. (media) 14,3%
Base (Val. ass.) 800

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

ATTEGGIAMENTO COMPLESSIVO VERSO IL FUTURO

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

PER FAR FRONTE AL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE,
QUANTO POSSONO ESSERE EFFICACI LE SEGUENTI SOLUZIONI:
(percentuali di coloro che hanno dato una valutazione positiva)

 

 

Vicenza 1997

%

Aiutare chi si vuole mettere in proprio.

91,0

Fare contratti a tempo parziale o determinato.

46,9

Ridurre l’orario di lavoro.

23,1

Dare retribuzioni differenziate per regione

in base al costo della vita.

47,8

Incentivare ogni esperienza di lavoro, anche se non "regolare".

19,5

Dare più libertà alle imprese di assumere e

di licenziare.

38,4

N.R. (media)

11,5

Base (Val. ass.)

800

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

PER FAR FRONTE AL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE,
QUANTO POSSONO ESSERE EFFICACI LE SEGUENTI SOLUZIONI:
(percentuali di coloro che hanno dato una valutazione positiva)

 

Vicenza 1997

% 1

Italia 1997

% 2

Aiutare chi si vuole mettere in proprio.

91,0

94,0

Fare contratti a tempo parziale o determinato.

46,9

52,9

Ridurre l’orario di lavoro.

23,1

47,0

Dare retribuzioni differenziate per regione

in base al costo della vita.

47,8

49,8

Incentivare ogni esperienza di lavoro, anche se non "regolare".

19,5

25,1

Dare più libertà alle imprese di assumere e

di licenziare.

38,4

40,4

1 Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.
2 Fonte: Poster/Limes per Fim Cisl, maggio-giugno 1997.

 

PER FAR FRONTE AL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE,
QUANTO POSSONO ESSERE EFFICACI LE SEGUENTI SOLUZIONI:
(percentuali di coloro che hanno dato una valutazione positiva in base all’attività)

 

Ridurre l’orario di lavoro

Aiutare chi si vuole mettere in proprio

Operai

29,1

88,4

Impiegati

29,0

92,0

Lavoratori autonomi, liberi professionisti

15,9

92,0

Pensionati

16,9

93,4

Disoccupati

23,2

90,2

Studenti

32,9

86,3

Casalinghe

20,2

90,1

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

LE ELENCO UNA SERIE DI ISTITUZIONI E DI ORGANISMI. QUAL E’ LA SUA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL LORO OPERATO ?

 

Vicenza 1997

 

Molta o moltissima fiducia

%

Variazione annuale

Nella Chiesa

56,9

¯

Nelle Associazioni degli Artigiani

40,3

«

Nell'Unione Europea

40,2

­

Nelle Associazioni degli Industriali

39,1

­

Nelle Associazioni degli Agricoltori

38,9

 
Nell'Amministrazione Comunale

38,3

«

Nelle Associazioni dei Commercianti

32,8

­

Nell'Amministrazione Regionale

30,9

­

Nella Magistratura

24,2

¯

Nei Sindacati Confederali

22,8

«

Nei Sindacati Autonomi-Cobas

19,8

 
Nel Governo

16,3

­

N.R. (media)

16,9

 
Base (Val. ass.)

800

 

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

SECONDO LEI PER IL VENETO ENTRARE
NELL’UNIONE MONETARIA EUROPEA:

 

Vicenza 1997

%

E’ necessario e vantaggioso

48,8

E’ necessario ma non vantaggioso

18,1

Creerà più problemi che vantaggi

33,1

Totale

100,0

N.R.

31,4

Base (Val. ass.)

800

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

ORA LE ILLUSTRERO’ ALCUNE OPINIONI MOLTO ATTUALI.
QUANTO SI SENTE D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE
"Per i crimini più gravi ci vorrebbe la pena di morte"

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

ORA LE ILLUSTRERO’ ALCUNE OPINIONI MOLTO ATTUALI.
QUANTO SI SENTE D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE
"Nei rapporti con gli altri oggi bisogna essere molto prudenti,
perché ciascuno bada anzitutto ai propri interessi"

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

ORA LE ILLUSTRERO’ ALCUNE OPINIONI MOLTO ATTUALI.
QUANTO SI SENTE D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE
"I cittadini del Nord lavorano e danno molto di più
di quel che lo Stato restituisce loro"

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

ORA LE ILLUSTRERO’ ALCUNE OPINIONI MOLTO ATTUALI.
QUANTO SI SENTE D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE
"E’ opportuno realizzare al più presto la secessione del Nord"

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

ORA LE ILLUSTRERO’ ALCUNE OPINIONI MOLTO ATTUALI.
QUANTO SI SENTE D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE ?
(percentuali di coloro che si sono detti molto o moltissimo d’accordo)

 

 

Vicenza

1997

%

Vicenza

1996

%

Vicenza

1995

%

Per i crimini più gravi ci vorrebbe la pena di morte.

35,1

39,8

34,2

I cittadini del nord lavorano e danno molto più di quel che lo Stato restituisce loro.

70,9

79,6

/

C’è troppa confusione, ci vorrebbe un uomo forte

a guidare il Paese.

60,4

60,4

/

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

 

I quattro volti della società vicentina

Ilvo Diamanti

Gli orientamenti e valori messi in luce dal sondaggio Poster-Associazione Industriali non si distribuiscono nella società vicentina in modo omogeneo. Certo, alcuni atteggiamenti, come si è sottolineato nella relazione di sintesi, presentano una diffusione molto ampia; o una progressione particolarmente forte. Al punto da delineare caratteri e tendenze del sistema locale, che hanno portata generale. Lo stesso discorso, però, non vale per altri atteggiamenti, che rivelano una distribuzione nel tessuto sociale assai più differenziata. D’altronde, la società vicentina presenta un elevato grado di complessità, analogamente al resto della società italiana. E’, dunque, utile tentare di leggere i risultati del sondaggio anche in questa chiave: cercando, cioè, di ricavarne una rappresentazione efficace della pluralità di orientamenti, che coesistono nel contesto locale. A questo fine abbiamo fatto ricorso a una tecnica (la cluster analysis) che permette di distinguere, all’interno di un universo definito, l’esistenza di gruppi che esprimono atteggiamenti particolari e caratterizzati da un elevato grado di omogeneità interna (fra i componenti di ciascun gruppo) e di eterogeneità esterna (rispetto agli orientamenti palesati dagli altri gruppi) (1). In questo caso ce ne siamo serviti per vedere se nella società vicentina siano identificabili differenti gruppi di persone, contrassegnati da specifici tipi di atteggiamento nei confronti del sistema politico, delle istituzioni, dell’ambiente sociale circostante. I "materiali" in base ai quali abbiamo svolto questa ricostruzione sono forniti dalle opinioni espresse dagli intervistati in merito ad alcuni temi di attualità, tradotti nel questionario mediante formule volutamente estreme (usati come "variabili attive"): (a) l’utilità di un "uomo forte" nell’attuale situazione; (b) la pena di morte; ( c) la percezione dell’emigrazione extracomunitaria (come minaccia); (d) la legittimazione dell’evasione fiscale; (e) la diffidenza nelle relazioni con gli altri; (f) la valutazione del rapporto fra il Nord e lo Stato come "sfavorevole"; (g) il consenso verso la secessione, (ritenuta "opportuna").

In base a questi atteggiamenti, quindi, sono stati ricostruiti alcuni tipi di persone, il cui profilo è stato ulteriormente precisato utilizzando, in funzione descrittiva, altre variabili strutturali e di orientamento (variabili illustrative): l’età, il sesso, la professione, la preferenza politica.

Ne è uscita una tipologia che evidenzia il coesistere, nella società vicentina, di quattro gruppi di persone, caratterizzati da specifici orientamenti. Ne tracciamo di seguito i tratti salienti, relativi agli atteggiamenti, ma anche agli aspetti anagrafici e sociali (2).

 

I secessionisti

Comprendono il 18% dei vicentini. Ritengono, nella totalità, che "sia opportuno realizzare al più presto la secessione del Nord". E che il rapporto con lo Stato sia oggi molto svantaggioso (anche per quel che riguarda le imposte). In misura superiore a tutti gli altri "tipi" selezionati, inoltre, sono d’accordo con l’utilità della pena di morte per i crimini più gravi e sulla prospettiva di "uomo forte", per reagire alla "confusione". Vedono nell’immigrazione extracomunitaria una minaccia. Vivono con diffidenza il rapporto con gli altri. Si tratta, dunque, di un gruppo sociale attraversato da inquietudine e incertezza, che traduce in una domanda d’ordine, di autorità; e nell’antagonismo nei confronti dello Stato, portato sino all’estremo della rottura.

Prevalgono, al loro interno, i maschi, di età centrale (35-44 anni), con un basso livello di istruzione. Quanto al profilo professionale, si caratterizzano per una presenza molto superiore alla media degli operai e dei lavoratori autonomi.

Tre su quattro, fra loro, sono vicini alla Lega.

 

Gli anticentralisti

Si distinguono dai precedenti perché rifiutano, senza eccezioni, la prospettiva secessionista. Ma il loro risentimento verso lo Stato è di medesima intensità e l’insofferenza fiscale di livello persino superiore. Per il resto, appaiono, per atteggiamento (ma anche per entità: 19% del campione), simili ai "secessionisti": eguale domanda di autorità, eguale diffidenza nelle relazioni con gli altri, maggiore sospetto verso il fenomeno migratorio. Solo sulla pena di morte si dimostrano più moderati.

Hanno, come i secessionisti, un titolo di studio medio-basso, ma, per il resto, mostrano un profilo sociale e anagrafico molto diverso. Si distinguono, infatti, per una maggiore presenza di persone anziane e di donne; quindi, riguardo all’attività, per il maggior peso che rivestono, al loro interno, i pensionati e le casalinghe. Politicamente, infine, loro carattere specifico è l’indifferenza: la distanza da tutti i partiti e gli schieramenti (che, tuttavia, raggiunge il maggiore livello nei confronti del centrosinistra).

I disorientati

Presentano un livello minimo di reattività sociale: riguardo alla pena di morte, all’immigrazione, all’evasione fiscale. Una domanda indipendentista quasi nulla. Mentre il loro atteggiamento verso lo Stato centrale, critico e rivendicativo, non si discosta dalla media. Come la ricerca di autorità e di rappresentanza "personalizzata", riassunta nella figura dell’uomo forte. Segno e riflesso di quel disorientamento che li distingue dagli altri tipi sociali, ben espresso dalla considerazione, condivisa da tutti, che "nei rapporti con gli altri occorre essere molto prudenti, perché ciascuno bada ai propri interessi". Un orientamento molto esteso (il più ampio, in quanto comprende il 37% del campione), che evoca la crisi del sentimento di solidarietà sociale.

Sono mediamente i più giovani (il 25% di essi hanno meno di 25 anni, un ulteriore 21% fra 25 e 35), hanno titolo di studio piuttosto elevato e una presenza particolarmente elevata fra gli studenti e il ceto medio impiegatizio. Politicamente, si specificano per una notevole distanza dalla Lega, mentre le loro simpatie si dividono fra Polo e Ulivo.

Gli integrati

Gli individui compresi in questa classe (il 26% del campione) mostrano i più bassi livelli di adesione alle opinioni prese in esame. E, dunque, un basso livello di insofferenza verso il fisco, l’immigrazione, lo stato centrale; oltre a una limitato consenso all’ipotesi dell’uomo forte, un tasso di indipendentismo minimo e una sfiducia negli altri inesistente. Oscillano fra solidarismo e integrazione istituzionale.

Non presentano particolari specificità anagrafiche, mentre mostrano un elevato livello di istruzione e un peso rilevante fra gli studenti e il ceto medio impiegatizio. Ben definito appare anche il loro orientamento politico, marcatamente spostato a centro-sinistra.

TIPOLOGIA

 

Fonte: Poster/Assindustriali Vicenza, dicembre 1997.

NOTE

La tipologia è stata ottenuta attraverso un procedimento di cluster analysis, realizzata mediante una "aggregazione non gerarchica" secondo il metodo delle nubi dinamiche di Diday (package ADDATI). L’analisi, nella quale sono entrati 575 casi su 800 del campione, è stata condotta grazie alla collaborazione di Luigi Ceccarini, del Laboratorio di Studi Politici dell’Università di Urbino.

Si tratta di "tipi" ben caratterizzati, come dimostra, in particolare, la quota di inerzia spiegata dalla tipologia, pari al 48% (inerzia esterna/inerzia totale) ; il che sottolinea come si tratti di "cluster naturali": gruppi di individui che si distinguono piuttosto nettamente sulla base delle variabili attive.

NOTA METODOLOGICA

Metodologia.

Questa indagine è stata condotta mediante interviste telefoniche, sottoponendo ad un campione provinciale di 800 unità un questionario semi-strutturato.

Il campione è stato stratificato in quote in modo da rappresentare la popolazione della provincia di Vicenza (d'età superiore ai 15 anni) in base al sesso, l'età e la zona di residenza (a questo proposito la provincia è stata articolata in 9 aree, coincidenti con i mercati del lavoro locali). Inoltre, successivamente, il campione è stato riponderato sulla base del titolo di studio degli intervistati. In questo modo si sono garantiti sia il criterio della casualità di campionamento, sia quello dell'aderenza del campione alla popolazione delle aree indagate.

La struttura del campione e alcuni blocchi di domande presenti nel questionario riproducono il modello utilizzato negli analoghi sondaggi svolti nel novembre 1995 e nel novembre 1996. In questo modo l’indagine permette di ricostruire le principali tendenze e i principali mutamenti che caratterizzano l’opinione pubblica vicentina in questo ultimo anno.

Temi e Responsabilità.

L'indagine è stata predisposta e realizzata dall'Istituto POSTER su incarico della Associazione Industriali della provincia di Vicenza, la quale ha contribuito attivamente alla scelta dei temi e dei problemi da affrontare nel questionario.

Ilvo Diamanti ha impostato e diretto l'indagine, Ludovico Gardani ha garantito il coordinamento organizzativo e l'elaborazione dei dati, Andrea Vicentini ha curato la campagna-interviste.

Il sondaggio è stato effettuato tra sabato 13 dicembre e sabato 20 dicembre 1997 dall'Istituto POSTER.

L'uso e la diffusione dei dati del sondaggio sono prerogativa del committente. In caso di pubblicazione, però, è necessaria l'intesa con l'Istituto POSTER, per esclusivi motivi di "forma" espositiva e di presentazione. L'Istituto POSTER potrà, a sua volta, usare i dati in sede scientifica oppure in altra sede, ma con l'accordo del committente.