Index SPORT - Dicembre 1997

Lo scudetto? Un gadget

Dietro alle gradi discussioni domenicali sui gol fantasma e sui diritti tv, si nasconde anche uno dei grandi affari calcistici: il merchandising. Cioè la pioggia di cappellini, magliette, sciarpe e simili. Così le squadre con i presidenti che più contano finanziariamente sono le più citate e rispettate anche perché hanno più tifosi, in Italia e all’estero. Il che vuol dire più mercato

A seguito del fattaccio di Bologna Fiorentina (2-2), gol convalidato a Paramatti e mai entrato nella rete di Toldo, il presidente viola Vittorio Cecchi Gori, nonchè proprietario di Telemontecarlo e senatore del Ppi, ha esternato la sua sfiducia nei confronti dell’attuale sistema calcistico italiano. La sua squadra, dice, è spesso penalizzata da errori arbitrali, certe squadre di vertice sono troppo protette e in gioco ci sono gli interessi sui diritti televisivi, che, secondo il senatore, sarebbero la causa principale di queste manipolazioni di interesse. E’ chiaro che Cecchi Gori ha interesse ad evidenziare i problemi legati ai diritti televisivi calcistici, in quanto lo vedono impegnato in prima persona con le sue due reti. Ma dietro a tutto questo can can attorno alle società calcistiche c’è dell’altro. Riassumibile in una parola: merchandising.

Le squadre che suscitano maggior interesse nei media e anche nei vertici federali sono quelle che hanno presidenti forti nel campo della finanza nazionale: Agnelli (Juve), Berlusconi (Milan), Moratti (Inter), Sensi (Roma), Cragnotti (Lazio) che possono spendere più degli altri sul mercato aggiudicandosi i pezzi migliori. Ma sono anche quelle squadre che contano il maggior numero di tifosi, i quali non vengono valutati solo come spettatori paganti allo stadio ma come potenziali acquirenti di cappellini, magliette, sciarpe e altri gadgets. Oltre ai soliti sponsor che spendono barche di miliardi per affiancare i loro marchi ai calciatori più prestigiosi, che fanno immagine, che passano in televisione, che spaziano in mega manifesti affissi ai muri, c’è il mercato degli oggetti firmati dai campioni.

Un caso esemplare è dato dal Torino. L’anno scorso, quando ancora c’era Calleri, il Toro era notoriamente snobbato dalla tv e dai giornali (anche perché in serie B...). Tante furono le proteste dei tifosi inferociti, in particolare contro la Rai, che inizialmente la tv pubblica rispose (via e-mail) che le cause erano conseguenza di "problemi tecnici", ma che alla fine dovette anche ammettere che il tempo di passaggio in tv di una squadra è direttamente proporzionale al numero di tifosi al seguito. Appena il Toro fu ceduto al gruppo Hsl le cose cambiarono, e anche se il Toro è rimasto in B ora l’attenzione verso il club granata è aumentata. Perchè? Inizialmente i nuovi proprietari hanno parlato di quotazione in borsa, di interessi in Inghilterra dove molte società finanziarie stanno comprando club sparsi nel mondo. Inoltre il Torino possiede un suo stadio, il Filadelfia, in via di ristrutturazione (sempre che i lavori si concludano). Dietro a tutto questo c’è il fatto che uno dei principali canali di finanziamento sarà proprio il merchandising, e il Toro comunque conta un buon numero di tifosi anche all’estero.

Alcuni giornalisti del Corriere dello Sport hanno da poco aperto una redazione torinese che a breve creerà testate telematiche sulle squadre di calcio con più tifosi all’estero, per informarli via Internet sulle vicende della loro squadra del cuore. E questi appassionati potrebbero proprio diventare i principali acquirenti di gadgets venduti in rete. La redazione in questione, che si chiama "I Cannonieri", lavora sui dati che vengono estrapolati da società pubblicitarie. La prima squadra scelta è proprio il Torino, poi si dovrebbe proseguire con Juve, Milan, Inter, Parma, Atalanta, Cagliari. La Fiorentina non è al momento nei loro interessi: il numero dei tifosi della squadra viola infatti non è così incisivo come per altre squadre, addirittura meno quotate dei viola. Il solo Batistuta non rende in immagine come Ronaldo, considerando che tecnicamente l’asso viola non ha nulla da invidiare al fenomeno brasiliano, ma il fuoriclasse argentino non muove dietro di sé grandi interessi come il "pelato" dell’Inter. Batistuta non gioca in una squadra considerata di vertice e per questo motivo difficilmente vincerà mai il Pallone d’Oro, pur meritandolo per le sue prestazioni tecniche. Chissà, magari potrebbe essere una fregatura il colore viola, dai superstiziosi ritenuto un colore che porta jella!

In tutto questo discorso purtroppo lo sport non conta proprio: il gioco, la tecnica, l’agonismo interessano sempre meno. L’importante è vincere, perché ogni sconfitta è una tragedia. Meglio bucare il video e fare trasmissioni demenziali dove si azzuffano i giornalisti che poi a loro volta istigano i tifosi a fare altrettanto. Se a Cecchi Gori tutto ciò può dar fastidio, non molli, ma si impegni in prima persona a far si che il calcio ritorni uno sport, non un mercato. Senza pensare al suo tornaconto personale. Tanto a quello ci pensa Pieraccioni!

Marina Beccuti