Index Primopiano - Dicembre 1997


L’Italia? Farà splash

Alla Conferenza mondiale sul clima il ministro dell’Ambiente Ronchi si è presentato ad una conferenza mondiale con un rapporto su come cambierà l’Italia. E si scopre che tra 20-30 anni Venezia affonderà, le coste adriatiche e tirreniche spariranno, il Nord sarà super piovoso e il Sud desertico. Soluzioni? Energie pulite, riciclaggio, industrie controllate, metano, auto ecologiche. E molti compromessi

Sembra quasi che l’aspettasse, un’occasione come questa. Il ministro verde per l’Ambiente Edo Ronchi infatti si è presentato alla Conferenza mondiale sul clima di Kyoto con la sua bella ricerca sotto il braccio: forse la prima volta che un nostro rappresentante ad un meeting planetario non va solo a fare la bella statuina. O almeno questa volta si sono mossi per tempo: assieme alla Columbia University, Goddard Institute for Space Studies della Nasa, Enea, Cnr e università nostrane dal 1994 hanno provato a disegnare un possibile scenario futuro del Mediterraneo e dell’Italia sotto lo spauracchio dell’effetto serra. Scenario che non si è rivelato particolarmente allegro: Venezia e laguna definitivamente sotto acqua, coste adriatiche e tirreniche divorate, l’11 per cento del Sud allagato. E non tra un secolo, ma tra una ventina d’anni.

Secondo la relazione di Ronchi, soprattutto in questi ultimi tre anni i nuovi modelli climatici hanno permesso di prevedere l’effetto dei cambiamenti climatici anche a livello regionale. L’ipotesi di base è che le emissioni di gas serra, senza interventi tampone, nel 2035 porteranno al raddoppio della concentrazione di CO2, con un aumento della temperatura media nella zona mediterranea tra i 3 e i 6 gradi.

Cosa succederà alla nostra piccola Italia agli inizi del Terzo Millennio? Che al Nord ci si muoverà con pinne e gommoni e al Sud con i cammelli, tanto per sintetizzare. L’elenco degli effetti climatici presentato dal rapporto parte intanto da un aumento del livello del mare tra gli 8 e i 29 centimetri, con conseguenti rischi di inondazioni in varie zone. I pericoli maggiori sono per le isole e l’entroterra di Venezia, dove il fenomeno dell’acqua alta diventerà drammatico: un discorso sono i 30-40 centimetri di adesso, un altro saranno i 70-80 futuri. E per lunghi periodi di tempo.

Bossi non sarà felice, ma finirà allagata anche la Pianura Padana, in particolare in Veneto ed Emilia: la previsione è che spariranno circa 1100 km quadrati (cioè il 10,2% delle coste del Nord Italia). Un po’ meglio nelle zone costiere del Centro, con 248 km quadrati (il 4,9% del territorio) inondato. Poi il Sud: in Puglia, Calabria e Sicilia orientale diventeranno laghi qualcosa come 2850 km quadrati di coste (l’11% del territorio), in Sardegna 300 km quadrati sommersi (cioè il 5,6% del totale).

Sempre nella relazione del ministro Ronchi si traccia l’andamento generale del clima. Che è in pratica l’accentuazione di quello che già stiamo vedendo: temporali feroci, grandi caldi, neve a metri o manco un fiocco. Infatti sono previste precipitazioni sempre più intense al Nord e Centro con rischi di dissesto idrogeologico, e aumento dei periodi di siccità al Sud con inaridimento del suolo e infiltrazione salina delle falde invase dal mare. Il tutto comporterà, da Aosta fino ad Agrigento, un sacco di guai per l’agricoltura.

Non basta. Se tutto questo è vero bisognerà affrontare nuove malattie infettive o la comparsa di infezioni un tempo limitate ad altre zone (vedi malaria). Poi, dice ancora il rapporto italiano per Kyoto, non va dimenticato l’effetto delle ondate di calore sulla popolazione, in particolare quella urbana. Se già adesso anziani e persone indebolite da malattie cardiache o polmonari soffrono (ogni anno si contano decine di decessi per il caldo nelle città), figurarsi con temperature ancora più torride e afose.

Che fare? Beh, questo è quello che stanno cercando di decidere in Giappone i 150 Paesi riuniti. Anche se in realtà quello che stanno cercando è un "ragionevole compromesso" che metta tutti d’accordo, e non la migliore soluzione possibile. E visto che tra i più restii a tagliare le emissioni delle industrie ci sono gli Stati Uniti, il compromesso potrebbe essere al ribasso. L’Italia comunque, assieme al resto d’Europa, è per interventi forti. Almeno a parole. Nel rapporto del ministero dell’Ambiente comunque ci sono anche le indicazione sui passi da fare per ridurre le emissioni gassose: fonti energetiche rinnovabili e pulite, auto nuove, diffusione del metano, trasporti pubblici elettrici o più puliti, aumento del traffico ferroviario, l’aumento dell’efficienza dei sistemi elettrici, il riciclaggio dei rifiuti.

Un bel problema: già sarà difficile farlo, in più non è sicuro che funzioni. E questo mentre alcuni scienziati parlano di "allarme esagerato", se non addirittura inesistente. Insomma una specie di allucinazione collettiva che fa vedere a mezzo mondo un futuro apocalittico. Tanto la risposta è sempre la stessa: chi se la sente di rischiare?

Alessandro Mognon