Index MUSICA - Dicembre 1997


Opere "in calendario"

In un calendario per il 1998 i manifesti , dall'inizio di questo secolo al 1926, realizzati per pubblicizzare gli spettacoli lirici

Hellera, Melenis, Turandot, Mosč, Isabeau e Tosca sono suggestivi soggetti del calendario 1998 del Gruppo Marchi (Cartiere di Toscolano, di Sarego e Valchiampo; Industrie Grafiche Palladio e Contro), calendario che segna il ritorno, per la fonte delle immagini, alla ricca collezione Salce del Museo Civico di Treviso. E nella scelta il gruppo vicentino si č indirizzato ai manifesti realizzati per pubblicizzare gli spettacoli lirici, un capitolo molto significativo nella storia della cartellonistica, che fin dalla fine del secolo scorso ha visto impegnata soprattutto la Casa Ricordi. Alla Ricordi, fatta eccezione per quello realizzato per la Stagione 1925 dell’Arena di Verona, sono infatti dovuti i manifesti scelti per questo calendario.

Sono manifesti realizzati da alcuni fra i pių significativi illustratori attivi fra fine Ottocento e inizi del Novecento, che nei primi anni del secolo vennero chiamati ad arricchire di emozionalitā il messaggio destinato ad "invitare" a teatro gli appassionati del melodramma. Troviamo infatti Marcello Dudovich, che per la prima "volta" di Hellera al Regio di Torino nel 1909 rappresenta la figura della protagonista ispirandosi al clima sentimentale dell’opera di Italo Montemezzi tratta dal romanzo Adolphe di Benjamin Constant, e Leopold Metlicovitz, che si affida a uno stile floreale caratteristico del simbolismo Liberty dell’epoca: rappresenta la protagonista dell’opera Melenis di Zandonai mentre si stringe al seno un gran mazzo di rose, poco prima di trafiggersi il cuore con uno spillone.

Anche Mascagni, con l’opera Isabeau (1912), sotto l’influenza del librettista Illica abbandona il suo originario verismo e si immerge nelle tendenze dell’epoca, che l’illustratore milanese Giuseppe Palantini rende efficacemente con una bella e vibrante Isabeau, novella Lady Godiva, che cavalca nuda.

Fra gli autori c’č il veronese Pino Casarini, che dovendo fare un unico manifesto per le due opere del cartellone estivo 1925 dell’Arena di Verona, sceglie un corrucciato Mosč a tutto campo per l’opera omonima di Rossini, trascurando la Gioconda di Ponchielli.

Per la prima di Tosca, al Teatro Costanzi di Roma (gennaio 1900), il grande cartellonista Adolfo Hohenstein rappresenta l’eroina pucciniana, illuminata dalla luce delle candele, che depone un crocefisso sul petto di Scarpėa che lei stessa ha appena ucciso.

Non č invece firmato il manifesto del 1926 per la prima della Scala di Turandot, ma si tende ad attribuirlo a Umberto Brunelleschi, attivo per lunghi anni in Francia come scenografo.

Questo calendario 1998 si inserisce nella attuale vivace riscoperta del manifesto come originale espressione d'arte, oltre che strumento di comunicazione che evidenzia insieme evoluzione di stili e storia del costume.