Index Cultura - Dicembre 1997

Telelavoro, la riscossa della casalinga

Nella società già si vedono i segni dell’avanzata femminile nel campo universitario e professionale. E il 40% dei navigatori di Internet sono donne. Adesso che la tecnologia permette di lavorare anche a casa con un semplice computer, un’altra fetta del mondo femminile potrebbe mettere da parte le noie e le fatiche di pentole e ramazze. Purchè in Italia si cominci a mettere in pratica le solite troppe promesse

La "Consulta delle forze sociali giovanili" del Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro) ha presentato il novembre di quest’anno a Villa Lubi un "rapporto sulla condizione giovanile", ancora in fase di elaborazione. Da questa presentazione risulta che la tendenziale ascesa femminile nel mondo dell'occupazione è "fonte di preoccupazione" per i coetanei maschi.

Questa terrificante tendenza è stata sottolineata dal direttore generale dell'Istat Paolo Garonna e dal demografo Antonio Golini. Le donne si laureano più in fretta e più numerose, e, fatto veramente agghiacciante, ottengono risultati più lusinghieri! Nelle giovani coppie si osserva l’emergere minaccioso di donne che non solo ottengono posti di lavoro decenti, ma in qualche caso addirittura più qualificati rispetto a quelli conquistati dai loro coniugi.

Purtroppo, la minaccia rosa è destinata a crescere. Nel 2000 la metà della cittadinanza di Internet diventerà di genere femminile. Per adesso Internet è soltanto un ricettacolo di adescamenti e promiscuità sessuali, ma è destinata a peggiorare, fino a diventare un abisso di parità tra i sessi.

Il cyberspazio diventerà davvero un luogo così torbido? Non è il caso di crearsi eccessive preoccupazioni. Le ricerche americane (Jupiter Communication, Intelliquest) non riguardano il singolo caso dell’Italia. La Rete italica per il momento è poco più di un fantasma gravido di incognite e di promesse, che viene stigmatizzato come un ragno cattivo che mangia i bambini o un idolo famelico per fanatici con tendenze suicide. Il ritratto che di Internet fanno i Media tradizionali, riservandolo soprattutto ai lettori privi di cultura e di esperienza, risulta spesso intriso di un surrealismo ingenuo. Non un luogo per dialogare e lavorare, ma una nuova dimensione in cui può succedere di tutto.

La Rete fantasticata da chi crea articoli scandalistici volteggia leggera nell’aria fritta, che avvolge da sempre il nostro lungo e provinciale paese. Un castello in aria, che sicuramente nasconde sconcezze e intrighi nelle sue stanze virtuali. Chi ci crede e corre a provare, sperando di tuffarsi in piccanti e straordinarie avventure, rischia di subire delusioni molto cocenti.

Ma se la Rete italiana non è affatto quel teatro di "violenze agghiaccianti" che viene spesso evocato, non è nemmeno quella chiave universale che prometteva di forzare le barriere dello spazio e del tempo. Negli Stati Uniti Internet è molto diffusa, è un tessuto interattivo che ha modificato il lavoro, il commercio, il tempo libero, l’informazione. In Europa abbiamo l’esempio dell’Inghilterra, in cui la percentuale di diffusione del telelavoro è altissima. Un esempio che, purtroppo, sembra non illuminare affatto i sindacati, le imprese e i governanti nostrani.

Il telelavoro da noi è oggetto di articoli, tesi di laurea, settimane celebrative, dibattiti giuridici. Si ripete fino alla nausea che il telelavoro rappresenterebbe un risparmio in termini di energia, tempo e mezzi di trasporto, un miglioramento della qualità della vita e della salute ambientale. Non manca il sito Web dedicato interamente al telelavoro. Manca solo il telelavoro come realtà concreta.

Si parla di tecnofobia diffusa, tariffe telefoniche troppo alte, vuoti legislativi. Di certo i sindacati non nascondono una aperta diffidenza nei confronti di una nuova forma di occupazione che sarebbe difficilmente controllabile. Il telelavoro è un’attività che si può svolgere tranquillamente in casa, luogo riservato tradizionalmente al lavoro gratuito e non riconosciuto delle donne. Anche per questo si teme che il telelavoro diventi un tipo di lavoro poco qualificato: la casa si è trasformata, nel linguaggio comune, nel luogo in cui non si lavora. "Essere mandati a casa" è un altro modo per dire "essere licenziati". "Restare a casa" è un’espressione più sfumata, che può voler dire "essere senza lavoro" oppure "essere casalinga". Sono due condizioni completamente diverse che però si sono fuse insieme nell’immaginario collettivo, fino a fare della casa il luogo della non-attività per eccellenza.

Questo ovviamente non significa che in casa non si lavori, ma semplicemente che il lavoro (a volte un lavoraccio) svolto in casa si riduce ad un puro nulla da un punto di vista sociale ed economico. "Casalinga" è a volte un epiteto improntato ad altezzoso disprezzo, peggio di "maestrina". I tempi in cui non esistevano fabbriche e uffici, la casa era un luogo pubblico in cui si lavorava, ci si incontrava, si viveva insieme. Ora per avere una identità e una vita di relazione è quasi necessario frequentare un posto di lavoro o di studio: fabbriche, uffici, scuole. Chi non lavora fuori casa ha difficoltà a trovare un luogo di aggregazione: ci sono le associazioni di volontariato, i corsi di lingue e di hobby vari, i bar. Troppo poco. La casa è diventata una cassaforte ermeticamente chiusa, dove si conservano gelosamente gli affetti e le poche amicizie al di fuori dell’ambiente di lavoro. A volte è anche il luogo dell’indifferenza, della solitudine, l’angolo in cui si nascondono i panni sporchi sotto il tappeto.

Le solite ricerche statunitensi stimano l’attuale popolazione femminile di Internet intorno al 40%. E l’esperienza delle navigatrici dell’altra parte dell’oceano racconta di donne che non vanno in Rete per la moda e i cosmetici. In primo luogo c’è l’informazione, perseguita in tutte le sue forme: storia, letteratura, salute, news, scienze e società, ricerche di ogni tipo fino alle previsioni del tempo e del traffico. Gli acquisti riguardano soprattutto i libri, le auto, il turismo. Si comprano i mobili e si contattano poi le ditte di trasloco. Si studiano ambientazioni nuove per scrivere racconti, si cercano consigli legali per affrontare situazioni difficili. Si scaricano programmi e si scelgono computers. Inoltre ci sono le opportunità di lavoro e di carriera. Il massimo della fatuità è costituita dalla ricerca di qualche informazione sull’attore o il film preferito.

Non si esplora la Rete per trovare relazioni sessuali o sentimentali. Forse questi accidenti capitano a sorpresa, come accade del resto al di fuori del cyberspazio. Come nello spazio reale, i maschi che ci provano in modo inopportuno subiscono spesso la stessa sorte dei rompiscatole che si incontrano per strada: vengono liquidati, ma con un clic. Un mondo quindi non troppo diverso da quello solito, ma che contiene informazioni introvabili altrove e offre un certo riparo dal frastuono banale della vita quotidiana.

Perfino in Italia il numero di utenti Internet sta crescendo. L’Europa promette, studia, esperimenta ed espone progetti. Non potrebbe essere questo il momento giusto di riscattare la casa e chi ci lavora? La Rete è un mezzo di comunicazione che riflette il buono e il marcio che c’è nel mondo, non può essere luogo santo e immacolato, alieno da qualsiasi bruttura. Ma può essere un’alternativa concreta. Adesso che il lavoro fuori casa sta diventando difficile e che la tecnologia offre un nuovo mezzo per superare le barriere dello spazio e accorciare i tempi, si potrebbe approfittarne. Il telelavoro potrebbe rappresentare finalmente l’occasione di riqualificare la casa e liberare chi ci lavora dalla morte civile in pantofole a cui è condannato.

Antonella Di Martino

Per saperne di più:

Il telelavoro in Italia:

http://www.mclink.it/telelavoro

Prospettive europee:

http://www.decon.unipd.it/marta/progetti.asp

http://www.eto.org.uk

http://www.ap.camcom.it/eicap1.asp

Osservatorio Alchera:

http://www.primapagina.it/new/webdes/abstract.asp)

L’esperienza americana:

http://www.zdnet.com/anchordesk/story/story_1323.html