Index Cultura - Dicembre 1997

Che bello, sono psicopatica

Allegra e spiritosa nella vita, la ventisettenne Parker Posey si è rivelata nel difficile ruolo della "dark lady" pazza e incestuosa del film "La Casa del si". E dice che ad ispirarla più che le grandi attrici noire del passato è stata sua nonna…

Ventisette anni, simpatica, affascinante e allegra, Parker Posey è al punto di svolta della sua carriera. Dopo alcune produzione indipendenti è il ruolo della giovane dark lady psicopatica, protagonista de La casa del sì di Mark Waters ad averla lanciata verso Hollywood. Oggi, infatti, la Posey è in predicato con Whitney Houston per l’interpretazione di un ruolo prestigioso in una grande produzione hollywoodiana. L’attrice nata nello stato del Mississipi è stata, infatti, molto brava nel ruolo della psicopatica incestuosa, metà femme fatale, metà mantide religiosa, in una pellicola dove tutti gli altri attori sembrano un po’ troppo ingessati anche, ma non solo per colpa di una regia incapace di osare o di prendere in maniera più consistente le fila della storia che è, invece, di gran lunga l’aspetto più interessante di questa commedia vagamente noir.

Miss Posey, cosa pensa di Jackie O. ?

È solo una ragazza che perde il proprio padre e che si costruisce addosso un personaggio strano. Non volevo imitare la vera Jacqueline Kennedy che - per me - è e rimane soltanto un’icona. Sono stata colpita dall’immaginazione di questo personaggio, di come ha reagito ai fatti della sua vita. Qualcuno che l’ha conosciuta ha detto che il suo modo di comportarsi è stata la sua unica via di scampo da una vita troppo difficile e complessa.

C’è stata qualche dark lady dello schermo che l’ha ispirata ?

Ho visto molti film anni Quaranta e Cinquanta nella mia vita che hanno potuto ispirarmi. Forse Roseline Russell... ma di certo la persona che mi ha ispirato di più è stata mia nonna che con quei suoi modi melodrammatici fa morire dal ridere me e mia madre.

Che cosa la ha spinta ad accettare questa parte difficile ?

Adoravo la sceneggiatura che mi sembrava molto divertente. È stato faticoso, ma anche affascinante. Abbiamo girato il film in ventitré giorni ed io ero così calata nella parte che quando telefonavo alla mia analista le dicevo : "Sai ho fatto l’amore con mio fratello, poi lo ho ucciso..." e lei mi diceva : "Paker, guarda che lo hai fatto solo nel film...". Anch’io ho un fratello, ma non ho mai avuto intenzione di ucciderlo né tantomeno di farci l’amore.

Suo fratello ha visto il film ?

Sì e gli è piaciuto molto. Poi mi ha chiamato e mi ha citato Aristotele riguardo al fatto che per un attore un personaggio è efficace solo se gli fa paura o pena.

Cosa ha provato per il suo personaggio ?

È difficile dirlo, ci sto ancora pensando. Non è facile formulare un giudizio.

Qual è l’importanza del mito dei Kennedy negli Stati Uniti di oggi ?

La mia generazione è molto nostalgica. A quindici anni mi vestivo stile anni Sessanta, poi ho cambiato diversi modi di agghindarmi tutti ispirati a epoche diverse.

La mia generazione è stata chiamata "X" oppure "quella degli slackers", "coloro che lasciano andare le cose", che preferiscono suonare la chitarra in un pub anziché guadagnare bene, incapaci di sacrificare la propria creatività al denaro. Chissà cosa sarebbe oggi Kennedy? Forse sarebbe stato coinvolto in qualche scandalo. Morendo come è morto è entrato nella leggenda come Marylin Monroe, John Lennon e Elvis Presley. Noi abbiamo visto tutto e digerito tutto. Oggi tutta quest’epoca è un mito. Forse perché è arrivata la fine del millennio sentiamo più forte il bisogno di voltarci indietro.

Che cosa significa il titolo La casa del sì?

Forse è ispirato a "titoli forti" come American Gothic oppure Un tram che si chiama desiderio. Comunque me lo domando anch’io...

m.s.