Index Cultura - Dicembre 1997

Hollywood, cercasi nemico

Caduto l’"Impero del Male" comunista da sempre fonte di ispirazione per il cinema Usa fin dagli anni ’50, adesso il cattivo nei film non esiste più. Così dopo aver provato con psicopatici vari e qualche fiacco gruppo terrorista, il filone si è esaurito. Tanto che gli unici avversari degni di rispetto degli ultimi anni sono i poveri alieni. Con un’eccezione: l’ultimo 007 che combatte contro un magnate dei media. Che non è Berlusconi…

Può sembrare inutile dirlo, ma il muro di Berlino e’ caduto. Tutti quanti abbiamo applaudito alla vista delle immagini che segnavano la fine di un’epoca e - chissà - forse anche i produttori americani, imbevuti di "reaganomics" avranno brindato a un nuovo inizio (l’ennesimo di questo secolo) per la storia europea.

Eppure, oggi, a oltre sette anni di distanza probabilmente quegli stessi magnate hollywoodiani non sarebbero cosi’ entusiasti. Gli Usa, infatti, non hanno più un vero nemico credibile e questo - almeno al cinema - può dare non pochi problemi.

Un’indefinita potenza araba, questo o quel dittatore non entusiasmano un pubblico abituato al Grande Satana, a quell’Impero del Male che per oltre Cinquanta anni ha imbevuto e impastato pellicole di guerra, spionaggio e perfino d’amore. Che fare? L’operazione "Lazzaro", ovvero risuscitare la Russia e il suo arsenale nucleare grazie a un manipolo di terroristi o di ribelli che non accettano il "nuovo disonorevole presente" e’ quello più tentato e - forse - meno riuscito.

Air Force One con Harrison Ford nei panni di un temerario e quantomai attivo Presidente degli Stati Uniti e’ il più fulgido esempio di questo tentativo maldestro di scrivere la storia a uso e consumo degli spettatori cinematografici. In tal senso la scena più significativa e’ quella in cui il Generale russo ribelle viene liberato dalla più infima prigione moscovita e mentre sta per andarsene tutti i criminali chiusi in carcere intonano lieti non - come sarebbe comprensibile - l’inno sovietico, bensì l’Internazionale, trasformando il significato dell’azione da "vagamente storico’ a "meramente politico". Come dire: abbasso il comunismo! Ma il comunismo - a parte a Cuba e in Cina - non c’è più nemmeno a Tirana. E - forse - proprio da una considerazione analoga è partito Dustin Hoffman, che ha prodotto un film in cui recita lui stesso nei panni di un Presidente degli Usa gay che dichiara guerra proprio all’Albania.

Se in quel film assurdo che è il Santo di Philip Noyce, con un Val Kilmer ladro-gentiluomo pronto a intralciare un politico nazionalista russo che vuole affamare l’intero paese per i suoi loschi scopi, in The peacemaker (peraltro un ottimo film) un generale ribelle fa esplodere addirittura un ordigno atomico! E non sono ancora troppo lontani i tempi in cui Rambo III di Stallone fu un fiasco perché essendo stato ambientato in un Afghanistan occupato dai sovietici, la pellicola uscì quando i russi si erano già completamente ritirati dal paese asiatico.

Quindi risulta chiaro che il pubblico cerca un’identificazione. L’Iraq, l’Iran, la Libia sono poca cosa per un popolo che sente il bisogno di misurarsi con un nemico davvero all’altezza. Ecco, dunque, spiegato il motivo del successo di film come Indipendence Day di Roland Emmerich in cui l’esercito statunitense si misura con una potenza aliena o - meglio ancora - Starship troopers di Paul Verhoven in cui un esercito supertecnologico si confronta con dei super insetti.

Insomma, lungi dal pensare che i soldi hollywoodiani riescano a fabbricare anche dei nemici, che dire dell’ultimo 007 con Pierce Brosnan il cui nuovo nemico è un magnate dei Media? Che siano davvero le televisioni, gli indici di ascolto, gli incassi al botteghino, gli ultimi veri nemici da sconfiggere?

Marco Spagnoli