Index Attualità - Dicembre 1997


Sexy come un Dobermann

La top-model Monica Bellucci si cimenta nuovamente nel cinema nel ruolo di una zingara sordomuta e sensuale nella pellicola piuttosto violenta firmata da Jan Kounen. In questa intervista spiega perché non ama le bond-girl, lavora all’estero, ha rifiutato la parte nel film di Pieraccioni e non vuole fare la "bonazza". Confermando, comunque, la sua fama di "antipatica"…

Che delusione Monica Bellucci! Bella come il sole, affascinante e sensuale, dovrebbe fare come il suo personaggio interpretato in Dobermann di Jan Kounen: ovvero non parlare. Pronta a discutere polemicamente di tutto, possiede un piglio da professoressa di matematica egocentrica. L’abbiamo incontrata in occasione della presentazione del suo ultimo film Dobermann che, diretto dal regista francese Jan Kounen, la vede per la terza volta al fianco del suo compagno, l’attore Vincent Cassel.

Signora Bellucci, Pierce Brosnan si è detto assai dispiaciuto di non averla avuta al suo fianco nel nuovo 007. Perché - a suo avviso - le attrici italiane da oltre trent’anni (la prima e ultima fu Daniela Bianchi nel 1963 in Dalla Russia con amore) non riescono a fare la bond-girl ?

Non penso che la Bond girl possa essere la più alta meta che un’attrice cinematografica possa raggiungere, mi scusi sa…

Lei, dunque, non è dispiaciuta di essere stata scartata per questo ruolo ?

No, perché io ho fatto "James Bond Trash" che è Dobermann.

Perché gira molti film all’estero ?

Vuole che le risponda ? !

Veramente sì...

Il cinema italiano si muove nel nulla. È finita la generazione di registi italiani dai venticinque anni ai quaranta. Abbiamo avuto talenti enormi, ma oggi non c’è più niente. Sia ben chiaro che non è un problema di talenti, bensì di finanziamenti. Come fa un giovane regista a girare un film se non oggi nessuno ti finanzia ?

Non ci sono opere prime e quelle che ci sono vengono prodotte soltanto nella prospettiva di venire trasmesse in prima serata. Film come Dobermann sono dunque esclusi. Oggi, qualcosa si sta muovendo. Questo governo di sinistra si sta impegnando per fare delle coproduzioni che permettano nuovi finanziamenti, però è ancora troppo poco.

È difficile per lei trovare un ruolo che esca fuori dai cliché della bella donna ?

Non capisco perché se un’attrice è bella non si pensa che possa essere anche brava e viene automaticamente relegata al ruolo della "bonazza" in qualche commedia.

In Europa siamo piene di attrici bellissime e bravissime : da Isabelle Adjani a Emmanuele Beart, da Sabrina Ferilli a Francesca Neri.

Cosa pensa di questo film di Jan Kounen Dobermann ?

È stato un film molto divertente da girare. Apprezzo molto il talento di Jan Kounen che ho potuto ammirare - prima di girare il film - grazie a una serie di cortometraggi che ha girato negli anni passati.

 

Lei fa la parte di una zingara sordomuta. È stato difficile?

No, perché sin da piccola sono stata abituata a muovermi molto per accompagnare le cose che dicevo. Ho incontrato alcune attrici sordomute e ho imparato il linguaggio dei gesti. Tra l’altro era anche un modo per uscire fuori dal cliché della donna bella e misteriosa inventando qualcosa che potesse risultare inconsueto per il pubblico.

Dobermann è stato criticato aspramente per le scene di violenza...

Sono sorpresa dal fatto che qualcuno abbia potuto pensare che quella violenza sullo schermo fosse "vera". In Giappone il film non è stato vietato perché assomiglia molto ai loro fumetti "manga" dove il dolore e la violenza vengono assimilati a delle icone. Quella del fumetto è la chiave migliore per leggere questo film.

È vero che ha rifiutato il film di Pieraccioni ?

Sì, perché non avevo tempo. Conosco Leonardo nella vita e lo trovo un ragazzo simpaticissimo. Se un domani mi vorrà in un suo film di cui mi piacerà la sceneggiatura sarò ben lieta di parteciparvi. I film di Pieraccioni fanno bene al mercato del cinema italiano. Non fa male a nessuno che delle pellicole incassino così tanti soldi.

Come sceglie i ruoli da interpretare ?

Importantissimo è l’incontro con il regista. Se capisco che questo è un uomo di cui apprezzo le idee, che mi colpisce per la sua energia e la sua intelligenza, allora accetto la parte. Credo sia impossibile decidere di fare un ruolo leggendo solo una sceneggiatura.

Lei abita tra Roma e Parigi, perché ?

Parigi è stata una scelta di sopravvivenza artistica. Io amo Roma, perché la considero una città fuori dal mondo. Adoro svegliarmi, andare a Piazza Navona a mangiare un cappuccino e un cornetto leggendo i giornali. Trovo rilassante l’atmosfera di questa città. Parigi è, però, un’altra cosa. È una città che attinge energie da tutto il mondo e che eppure mantiene un’ottima qualità della vita, a differenza di New York che trovo invivibile. Parigi è il meglio di entrambe le cose.

Marco Spagnoli