fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Dicembre 1997



DONNE NELL’ARTE (14)

Scolpire e danzare il teatro
Regina Bracchi e Giannina Censi

Ambedue queste artiste, che nel corso della loro carriera, si incontrano solo tangenzialmente nel mondo del teatro e nell’ambito delle nuovissime e "trasgressive" proposte futuriste, affondano le loro radici culturali nella musica:

Regina Bracchi (Mede Lomellina, Pavia 1894 - Milano 1974), dopo studi musicali e il conseguimento del diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, inizia le sue prime esperienze nel campo della scultura; Giannina Censi (Milano 1913 - Voghera 1995), già figlia di musicisti, sceglie la danza e inizia a studiare con maestri che gravitano attorno alla Scala di Milano, incluso il trainer dei Ballets Russes di Diaghilev.

Dopo un esordio in stile ellenizzante nelle tragedie classiche, nel 1929, la ballerina è a Parigi ed è presto in contatto con gli ambienti futuristi: in una memorabile serata al Castello Sforzesco, danza "Oppio" e "Grottesco Meccanico", a fianco delle letture di Bragaglia, Buzzi, Spano. La sua fama di artista futurista è consacrata nel 1931, con l’interpretazione di "Simultanina" di Filippo Tommaso Marinetti e poi con altre aerodanze e tereodanze, senza musica, ancora sulla voce di Marinetti e sui dipinti di Prampolini.

La carriera di scultrice futurista della Bracchi, che in arte è soltanto Regina, si sancisce con la sua adesione al Manifesto tecnico dell’aeroplastica, nel 1933. Con il gruppo di artisti futuristi partecipa alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma, affiancando alla ricerca plastica sperimentazioni di riprese filmiche e di scenografie che, nel 1936, prendono forma in una sequenza di fotogrammi astratti presentati a Como, nell’ambito di una manifestazione cinematografica,.

In quegli stessi anni Giannina Censi danzava opere futuriste a Napoli e a Padova, interpretando liriche di Fortunato Depero: "Il vento" e "Macchina Monella".

Poi, la guerra induce ambedue ad una forzata pausa di riflessione, seppure non priva di attività.

La Censi, che durante gli anni del conflitto si era dedicata al teatro leggero e all’attività di sarta e di modista, alla fine del periodo bellico imbocca con passione e talento la via dell’insegnamento, aprendo scuole al Casino di Sanremo, a Genova, Nervi, Rapallo, Milano, Voghera e divenendo un’antesignana della ginnastica della terza età, contemporaneamente rivedendo in modo critico la sua esperienza futurista.

Anche Regina si applica alla ricerca di nuovi modi espressivi: aderisce nel 1951 al MAC (Movimento Arte Concreta) e realizza in quest’ambito strutture astratte in materiali nuovi, come il plexiglass colorato e il rodoid. Negli Sessanta il suo lavoro procede nel tentativo di inseguire la geometria della natura e l’artista riesce persino a sperimentare una tradizione della musica con il segno: "Cerco di superare la confusione che regna nella maggior parte dell’arte moderna - scrive di sé -, con strutture limpide e serene. Così io vedo il mondo".

G.G.