guard SCIENZA - Novembre 1997

Quei neuroni hanno un’anima

Un gruppo di scienziati californiani hanno scoperto una zona del cervello specializzata in "problemi religiosi". Un’area nel lobo temporale particolarmente attiva in alcune persone affette da una forma di epilessia che li porta ad avere esperienze mistiche ed estasi spirituali. Così si apre un’inquietante porta: quella delle possibili radici biologiche della religiosità

Ad incuriosirli era una rara e particolare forma di epilessia che colpisce il lobo temporale del cervello e che gli scienziati chiamano "Modulo di Dio". Motivo dello strano nome: i malati durante l’attacco epilettico cadono preda di visioni mistiche ed esperienze religiose ed anche durante il periodo tra un attacco e l’altro dimostrano grande interesse per argomenti spirituali. Siamo alla ricerca dell’anima? Può darsi. Ma quello che è più sorprendente è che, forse, l’hanno anche trovata. O comunque i ricercatori dell’Università di San Diego hanno individuato una zona del cervello deputata a "pensare" religioso, come se l’evoluzione avesse selezionato un gruppo di neuroni esclusivamente con quella strana funzione. Da qui, con un salto un po’ ardito, l’inevitabile domanda: i santi erano santi perché illuminati dal Signore o perché avevano più sviluppata una determinata zona del cervello?

Intanto secondo i suoi autori, che lo hanno presentato ad un incontro della Società di Neuroscienze di New Orleans, si tratta del primo vero esperimento dedicato ad indagare sulle basi biologiche della religione. Insomma, dicono i ricercatori, avrebbero trovato l’evidenza che esistono dei circuiti neurali specifici nel cervello dell’uomo che regolano l’intensità della risposta alle esperienze mistiche. Il che suggerisce che la religiosità, più o meno spiccata che sia, ha una base fisiologica. Inutile dire che se è vero potrebbe essere una rivoluzione. E certo non troppo gradita dalla Chiesa (anzi, dalle chiese). Comunque gli scienziati californiani mettono le mani avanti: nessuno, dicono, pensa di aver ridotto ad analisi da laboratorio la meditazione o l’estasi religiosa. Ma certo sono convinti di essere riusciti a dare un’occhiata più da vicino alla parte "spirituale" del cervello.

Una delle scoperte uscite dall’esperimento, infatti, è che tra gli effetti degli attacchi di epilessia c’è quello curioso di rafforzare notevolmente la risposta involontaria del cervello a parole religiose. Così se un esaminatore diceva "santa messa" si registrava un’impennata dei parametri che misurano la risposta emotività. Cosa che ha fatto subito pensare che un’area del cervello sia particolarmente sensibile all’idea di un essere supremo. "Non è chiaro perché si sia evoluta una funzione neurale distinta solo per la religione – hanno commentato gli scienziati di San Diego – Una possibilità è che servisse a incoraggiare la lealtà all’intento di una tribù o rinforzasse i legami di parentela, o comunque la stabilità di un ristretto gruppo di persone". Però insistono: le ricerche non vogliono ipotizzare che la religione è semplicemente una questione di chimica cerebrale: "In nessun modo i nostri studi negano la validità dell’esperienza religiosa o di Dio. Si tratta solo di una spiegazione di come funzionano certe aree del cervello".

Tanto prima o poi doveva accadere: se la genetica sta giù superando limiti fino a poco tempo fa impensabili, anche nel campo della ricerca sul cervello la sfida è stata lanciata (vedi il recente e angosciante esperimento delle due teste di scimmia scambiate). Craig Kinsley, esperto di neuroscienze e psicologia dell’Università di Richmond, parla di "studio intrigante" e "implicazioni affascinanti". "Siamo a livello del dilemma se è la mente che ha creato Dio o Dio la mente. E questo può essere un vero shock per la gente". "Stiamo pattinando su una sottile lastra di ghiaccio – dice uno dei maggiori responsabili della ricerca sul "God Module", Vilayanur S. Ramachandran – E siamo solo all’inizio. La cosa eccitante è che ora si può iniziare a programmare degli esperimenti scientifici sulle basi neurali della religiosità".

Per aprire questa porta a dir poco misteriosa i ricercatori americani hanno studiato tre pazienti, tutti affetti dalla rara forma di epilessia al lobo temporale e tutti ugualmente alle prese con problemi mistici e profondo senso della religiosità. "Ci sono persone che durante gli attacchi affermano di vedere Dio – spiega sempre Ramachandran – Dicono di sentirsi in sintonia con l’universo, un improvviso senso di leggerezza o di unione con Dio. E anche nelle pause tra un attacco e l’altro tutte queste persone sono particolarmente interessate di argomenti spirituali come la religione".

Gli scienziati hanno verificato le risposte involontarie dei pazienti ad una serie di test verbali su sesso, violenza e religione. Per farlo hanno misurato la conduttività elettrica della pelle, una tecnica di laboratorio usata per accertare le condizioni emotive di una persona. Alla fine hanno raffrontato i diagrammi ottenuti con quelli di un gruppo di persone normalmente religiose e di un gruppo neutro. Conclusione: rispetto ai gruppi di controllo i malati della rara epilessia avevano una insolita e forte reazione a parole a sfondo mistico, come "Dio". "Perché succede questo? – si è chiesto Ramachandran – Un’ipotesi è che ci siano dei circuiti neurali nel lobo temporale che potrebbero far parte di quei meccanismi cerebrali coinvolti nelle esperienze mistiche e nel senso di Dio. Sia durante gli attacchi che nei periodi di pausa in queste zone si registra un grande picco di attività". Inquietante, non c’è dubbio. E, almeno per ora, aperto a ogni interpretazione. Se in effetti sono stati trovati i neuroni dello spirito, i casi sono due: è Dio che le ha messe in quel posto per darci la scintilla dell’onnipotente o è la materia cerebrale che ha inventato per praticità la Vita Eterna?

a.m.