Index MUSICA - Novembre 1997

Hoffmann, tre donne per un poeta

Dalla prima stesura nel 1851 ai continui rimaneggiamenti anche in epoca moderna, i "Racconti di Hoffmann" di Offenbach sono comunque arrivati fino ad oggi con il loro fascino che va oltre la semplice storia d’amore. Lo stesso fascino messo in scena dal Teatro di Treviso sotto la direzione di Peter Maag

I "Racconti di Hoffmann" sono un omaggio di Offenbach ad Ernest Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822), narratore, saggista, compositore e direttore d'orchestra molto amato non solo da Offenbach ma anche da molti letterati dell'epoca. Nel 1851 Julies Barbier e Michel Carrè misero in scena il dramma fantastico "Le Comtes D'Hoffmann" ed Offenbach, presente alla rappresentazione, ne fu affascinato. Ma solo nel 1876 il compositore prende in considerazione di musicare il lavoro di Barbier e Carrè. La sua realizzazione pareva una cosa impossibile in quanto Carrè era morto e Barbier aveva ridotto il dramma a libretto per incarico del coro dell'Opera Comique. Barbier però rinunciò al compenso pattuito e passò il libretto ad Offenbach quasi per nulla.

Offenbach si mise all'opera con insolita lentezza: era ammalato ed inoltre doveva comporre altri lavori già commissionati. Quindi la stesura dei Racconti di Hoffmann occupava i ritagli di tempo sebbene Offenbach tenesse moltissimo a quest'opera di carattere serio, da contrapporre a tutta la sua numerosa produzione operettistica.

Per la messa in scena dei Racconti si accordò con il Theatre Lyrique che ben presto fallì e l'autore continuò a comporre senza contratto finchè Carvahlo, direttore dell'Opera Comique, dopo un'audizione al pianoforte, acquistò il diritto a mettere in scena il lavoro. L'opera fu messa in cartellone per l'inverno 1881 ma nel 1880 Offenbach morì a causa di un attacco cardiaco lasciando praticamente tutta l'opera a livello di canto e piano senza l'orchestrazione (salvo la famosissima barcarola e la canzone di Hoffmann nel quadro di Giulietta).

Per allestire la partitura fu incaricato Ernest Guiraud, ottimo compositore, amico di Bizet ed al quale dobbiamo anche la composizione della musica per i recitativi della Carmen, che originariamente erano parlati. Guiraud oltre che strumentare l'opera apportò dei radicali mutamenti.

Delle tre donne amate da Hoffmann (Olimpia, Giulietta e Antonia) e che occupano i tre racconti nel contesto dell'opera, Guiraud tolse la figura di Giulietta ma non ebbe il coraggio di togliere la barcarola che trasportò nel quadro di Antonia. Naturalmente lasciò la scena della taverna, che troviamo nel prologo e nell'epilogo e lasciò la figura della Musa ispiratrice e quella di Stella, la donna amata da Hoffmann e che riunisce in sé le tre donne dei racconti.

In tali condizioni l'opera andò in scena postuma il 10 febbraio 1881 con enorme successo tanto che a dicembre si contava già la centesima replica. Il 7 dicembre 1881 l'opera andò in scena al Ringtheater di Vienna, ma la successiva replica non ebbe luogo a causa dell'incendio del teatro che uccise più di quattrocento persone. Un altro incendio, nel 1887, annientò la sede dell'Opera Comique distruggendo il manoscritto di Offenbach, per cui si operò una ricomposizione dell'opera per tentare di capire i voleri del suo autore. Fu ristabilito l'atto di Giulietta ma non dove l'avevano immaginato Barbier ed Offenbach: per gli autori Giulietta doveva essere la terza delle donne mentre per i revisori fu la seconda.

In altre revisioni è soppressa la Musa, ma questo falsa l'idea dell'opera: infatti Hoffmann vede rifrangersi in Stella le tre donne amate e la Musa è lì per ricordargli che la sua vera vocazione è la poesia. Eliminata la Musa i tre episodi diventano solo tre avventure amorose a cui si aggiunge una quarta e cioè quella con Stella. Con tutte queste incertezze si capisce quindi come si arrivò addirittura ad una rappresentazione diretta da Mahler nella quale furono soppressi i quadri iniziale e finale lasciando gli atti relativi ai tre racconti. La definitiva restaurazione dell'opera si deve ad Hans Gregor che con questo lavoro inaugurò a Berlino nel 1905 la Comische Oper e ne dette oltre quattrocento esecuzioni.

Certo che del dramma originale di Barbier e Carrè poco è rimasto: in esso l'accento è posto sull'idea che il poeta insegue la donna ideale per poi ripiegare sulla poesia, come unica realtà possibile, mentre nell'opera il peso ricade sui tre atti centrali e sulle tre donne: la bella Olimpia che poi si rivela un automa, la fragile Antonia che è costretta a prodursi come artista e morire e la cortigiana Giulietta che si prende gioco degli amanti.

Queste tre donne sono poi riassunte nell'immagine di Stella.

Alla fine degli anni ottanta Fritz Oeser fece una ulteriore revisione basandosi sulle 1250 pagine di spartito ritrovate dal Maestro Antonio De Almeida presso gli eredi di Offenbach. Nel 1991 vennero ritrovate altre 350 pagine per cui fu fatta, a cura di Micael Kaye, una ulteriore revisione pubblicata da Schott e che è stata riversata in compact dal Maestro Tate. In questa edizione spariscono dei brani, come l'aria di "Dappertutto scintille diamanti ..." ed il settimino nell'atto di Olimpia, ritenute spurie, e vengono aggiunti nuovi brani. Pertanto i raffronti tra le varie edizioni portano a sorprendenti e notevoli differenze nel taglio delle varie scene.

L'edizione trevigiana dei "Racconti di Hoffmann" si è avvalsa in parte dei giovani vincitori del concorso che aveva indetto la Bottega Musicale voluta e diretta da Peter Maag. Ancora una volta si è dimostrato come questa scuola sia di notevole levatura in quanto i concorrenti risultati vincitori hanno dimostrato di essere notevolmente preparati sia dal punto di vista vocale che scenico. Lo spettacolo infatti è risultato gradevolissimo e di grande classe.

Tra i giovani vincitori si sono messi in luce Mireia Pinto, David Grousset, Thomas Morris, Janice Creswell e Gianvito Ribba. Nel ruolo del protagonista Hoffmann era il tenore Miro Solman, voce brunita e di notevole volume ma non sempre a suo agio nella impervia tessitura acuta. Ottimo invece il soprano Antonia Brown nelle parti di Giulietta e Antonia. Molto belle le scene ed i costumi di Ivan Stefanutti in particolare nei quadri della taverna con le immense botti dalle quali esce lo spirito del vino ed il quadro di Giulietta.

Peter Maag ha diretto l'Orchestra Filarmonia Veneta con la solita bravura restituendo una lettura moderna ed appassionata della partitura. Ottimo il Coro Lirico Veneto diretto da Giuliano Fracasso. Molto curata la regia dello stesso Ivan Stefanutti che ha portato i giovani ad esprimersi al meglio dal punto di vista scenico. Grande successo di pubblico per tutti gli artisti.

Una graduatoria formata dai giudizi del pubblico ha assegnato il premio Spumanti Belussi al soprano americano Janice Creswell, interprete di Olimpia, che lo ha ampiamente meritato

Luciano Maggi