Index Attualità - Novembre 1997


Il tamburo di latte

Esasperati dalla questione delle multe per le "quote latte", centinaia di allevatori in Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia e Friuli hanno messo sotto assedio le autostrade. Nel primo "assalto" padovani e vicentini hanno paralizzato l’A4 Serenissima a Vancimuglio, tra manganellate e botte con la polizia. Ecco nell’intervista al portavoce ufficiale dei Comitati spontanei di Vicenza chi sono e cosa vogliono gli agricoltori scesi in trincea

Vicenza – Ogni tanto passa un camion e suona il clacson o saluta dal finestrino. Un gesto di solidarietà, anche se il blocco dell’autostrada A4 che giovedì ha paralizzato la circolazione non è stato proprio un divertimento. Comunque il giorno dopo quei cento trattori schierati ai due lati dell’autostrada dai Cospa, i Comitati spontanei degli allevatori, per ora non si muovono. Nonostante le botte con la polizia, i feriti, i cinque agricoltori arrestati dopo gli scontro seguìto all’invasione della carreggiata, il freddo e lo schieramento della celere nella corsia di emergenza che ha l’ordine di fermare qualsiasi nuovo tentativo di invasione.

All’altezza di Vancimuglio, pochi chilometri fuori da Vicenza, i Cospa si sono divisi in due gruppi: a Nord i padovani e dall’altra parte i vicentini. Sempre in collegamento radio con gli altri presìdi in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Friuli: "Niente iniziative personali: quando ci muoviamo lo facciamo tutti assieme" dice Cesare Filippi, 26 anni, portavoce della "sezione" vicentina. La sciarpa sulla bocca copre il labbro inferiore gonfio come un pallone dopo la bastonata che gli ha rifilato a freddo un agente e ripreso anche dalle tv: "E’ stato un gesto immotivato, stavo parlando con il questore, mi pare. E questo mi arriva alle spalle e mi colpisce. Se lo denuncio? Certo. Mi ballano anche i denti e mi hanno messo qualche punto, devo andare a farmi vedere…".

Aspetta, Filippi. Assieme agli altri. "Per ora non ci muoviamo perché ci sono i nostri cinque compagni ancora in galera, ma speriamo che li lascino liberi presto". La guerra dei nervi continua: decine di grossi Landini, Massey Ferguson, Fiat e Carraro in bell’ordine fuori dalla rete, sulla corsia di soccorso i furgoni della polizia uno dietro l’altro. Ma lo sapete che se decidete di sfondare di nuovo per bloccare l’autostrada sono di nuovo manganellate? Lo sanno, ma la parola d’ordine è non mollare. Il perché lo spiega sempre Filippi, in fondo gli basta raccontare la sua storia: "La mia azienda è a Bolzano Vicentino: 220 vacche di razza frisona e bruna, 100 campi, insomma medio-grande. Siamo una famiglia di contadini, da generazioni. Le scuole? Ho fatto la terza meia, poi al lavoro. E con mio fratello Michele abbiamo deciso di dedicarci all’azienda". Lì hanno investito tutto, dice: "Mio padre Giuseppe aveva 30 vacche, quasi roba familiare. Ci ha chiesto cosa volevamo fare: se ve ne andate mi fermo, se restate si cresce. Così l’azienda è diventata grande". Anche troppo, forse. Visto che la questione delle quote latte penalizza chi produce troppo. O di più. "Dovrei produrre massimo 2400 quintali di latte l’anno, invece sono a 11 mila. E devo pagare una multa da 700 milioni. Più qualche centinaio di milioni di indebitamento per far funzionare l’azienda. Mica si possono spegnere, le vacche, non sono motori".

Così, dicono i Cospa, dobbiamo pagare la multa perché produciamo troppo. Ma se non facciamo abbastanza latte, non rientriamo con le spese: "Potrei mungere circa 50 quintali di latte al giorno – spiega Filippi – ma la legge vuole che ne faccia solo 25. Così per farmi dare i soldi dalle banche ho ipotecato i terreni. Ma adesso non ho più niente, da ipotecare…". Sposato, due figli, Cesare Filippi scuote la testa: "Hanno aspettato che diventassimo delinquenti. I più vecchi ci hanno raccontato che non avevano mai visto i celerini sparare ad altezza d’uomo con i lacrimogeni. Invece con noi lo hanno fatto". E la Coldiretti, il sindacato degli agricoltori una volta unica voce della categoria? "Quelli? Ci sono contro. E’ da sei anni che me ne sono andato. Una volta ci dicevano ‘tranquilli, fate latte che con le quote siamo a posto...’. Così adesso ci ritroviamo nei guai. Fanno il gioco della maggioranza, del governo".

A proposito di politica: qualcuno dice che siete tutti leghisti… "Noi? Ma no, accettiamo tutti. Vogliamo solo portare a casa i soldi e basta, non ci interessa chi e come". Così lotta dura. E organizzata: nei due rimorchi-dispensa ci sono viveri per una settimana, dicono. Una intera forma di grana padano, sopresse, panini, bottiglioni di vino, coca-cola. E ogni tanto una braciolata. "Tutto spontaneo – dice uno degli addetti alla cucina – Qualcuno porta la bombola del gas, altri da bere, si fa qualche pastasciutta". Una tristezza, per i poliziotti dall’altra parte della rete che vedono i Cospa affettare salami e formaggi, mentre loro bevono acqua minerale e qualche arancia. Quanto durerà? "Aspettiamo decisioni serie dal governo. Noi restiamo qua a tempo indeterminato".

Venerdì succede anche un mezzo pasticcio: quando nel pomeriggio accendono i trattori per scaldarli (una provocazione?), la polizia pensa all’inizio dello sfondamento e blocca l’autostrada. In quindici minuti si paralizza tutto, Filippi sogghigna: "Noi abbiamo solo acceso i motori, hanno fatto tutto loro". Adesso? Adesso c’è un’altra notte davanti, tutto è in sospeso. Loro, gli allevatori arrabbiati, sono abituati al freddo e pazienti per natura (sopressa e vino a parte). Gli agenti, infreddoliti e astemi per "servizio", un po’ meno.

Alessandro Mognon