Index Cultura - Ottobre 1997

Peccatori silenziosi

La vita per una donna nella provincia siciliana è cambiata: basta gonne lunghe e veli neri, e chi trova un lavoro può anche diventare indipendente. Ma resta quel codice tramandato da secoli dove la parola d’ordine è sempre la stessa: l’apparenza prima di tutto. Così non si può uscire da sole con il fidanzato (ma si fa lo stesso raccontando bugie); si giura al padre la verginità difesa (ma persa magari a 15 anni) e se si sceglie di non avere figli si devono accettare i mille pettegolezzi delle contrade. Così i giorni, soprattutto al femminile, sembrano scorrere uguali a cento anni fa. Anche per quelle che "volevano i pantaloni"

Un piccolo centro siciliano, non troppo vicino al mare. Polvere giallastra d’estate e d’inverno, verde e margherite nella breve primavera. Le case di questa zona, viste dall’esterno, sembrano il risultato di un lavoro fatto a metà. Invece, dietro i prospetti squallidi si nascondono ampi spazi ariosi, mobili lucidi e nuovi di zecca, accessori d’argento e oggettistica di lusso, il leggero profumo di una pulizia accurata.

Dentro una di queste case troviamo una donna che chiameremo Maria. Il suo aspetto non è quello che solitamente viene attribuito alla femminilità meridionale. Maria infatti è abbastanza alta, molto magra, carnagione e capigliatura chiari. L’abbigliamento è ispirato alle modelle, i goffi tessuti neri appartengono ormai ad un’altra generazione. In queste case il tempo scorre in ritmi che hanno conservato gioie e dolori vecchi di secoli. Maria si è sposata da qualche anno. Subito dopo la cerimonia aveva potuto fare ciò che le era stato proibito durante dieci lunghi anni di fidanzamento: andare da sola in macchina con il futuro consorte. Non che i genitori di Maria siano bacchettoni, sessuofobi o simili. Il motivo dichiarato di queste e altre restrizioni è uno solo: non dare alla gente motivo di parlare.

Non che la gioventù siciliana sia in genere più casta di quella del resto della penisola. Sicuramente è molto meglio organizzata nel glissare tra bugie e apparenze, per fare di nascosto quasi tutto ciò che si vuole. Ciò che si deve principalmente conseguire non è la purezza, ma l’apparenza più sottile.

Nemmeno l’apparenza conta poi molto, perché la gente, comunque e sempre, un motivo per parlare lo trova. La purezza delle figlie è più che altro motivo di vanto per gli uomini, ornamento di virile ferocia e potere. Un padre manesco e prepotente può vantarsi dunque di mandare all’altare una figlia "vergine di bacio". Senza rendersi conto peraltro degli equivoci e doppi sensi che questa sfrenata esibizione di illibatezza può generare. Alle sue spalle, naturalmente.

Dopo il matrimonio Maria e il marito hanno deciso di non avere figli. Dovrebbe essere una decisione strettamente personale, invece è diventata una fonte inesauribile di illazioni e commenti più o meno fantasiosi. Leggende che narrano di impotenza e pericolose malattie esotiche, odissee fasulle a base di fecondazioni assistite e interventi chirurgici miracolosi, infuriano a turbare la pace familiare di Maria. Malattie e disgrazie altrui popolano di luci vive e sinistre le esistenze vuote di questi piccoli centri. I voli pindarici delle fantasie pettegole illuminano le facciate screpolate delle case abusive, quando la gente si raggruppa sulle sedie davanti alle porte. Fioriscono parole anche sulla storia di una giovane donna morta di cancro. Non la malattia l’ha uccisa, ma il marito, usando qualche veleno raro.

Ma quando la morte fa seguito al piombo della mafia, le bocche si chiudono. Oppure si limitano a sussurrare dentro le case, quando la porta è ben chiusa.

Maria sembra rassegnata alle contraddizioni e alle chiacchiere. Tuttavia soffre di una serie impressionante di malanni psicosomatici: mal di testa, vomito, allergie strane. Piccoli dolori che si assommano in una montagna. Maria non ha potuto laurearsi. Avrebbe dovuto allontanarsi da sola, e secondo suo padre la gente avrebbe parlato troppo. Con un semplice diploma la prospettiva di un impiego in Sicilia è quasi ridicola. A Maria piacerebbe lavorare fuori casa. Il "posto" è ormai un traguardo ambito per uomini e donne. Privilegio da conquistare non con titoli ed esami, ma per mezzo di scambi, clientele, acquisti. Una chimera promessa e mai mantenuta. Un sogno da non coltivare.

Comunque, anche se fosse riuscita ad ottenere l’inaudito dono di un posto, l’onere dei lavori di casa sarebbe spettato a lei. In tutta Italia, del resto, le cose vanno così. Da un'indagine parlamentare sulla sicurezza nel lavoro, risulta infatti che la salute delle donne in carriera peggiora. Invece, la lunghezza della vita degli uomini sale in parallelo con scala gerarchica delle professioni. Infatti la donna in carriera italiana in genere ha un doppio lavoro: si fa carico anche delle faccende domestiche. Più ruoli, più lavoro, più fatica: è inevitabile che questo incida sulla salute.

Ma c’è anche il lato buono: il mare non è poi così lontano, il clima è da paradiso. E poi tutto costa poco: dalle verdure al vestito, lo stipendio del marito è sufficiente per vivere comodamente. Case e appartamenti non mancano, e non tutti sono abusivi. Soprattutto, esiste ancora la solidarietà. Anche la vicina di casa più linguacciuta e antipatica rispetta il dovere di aiutare, in caso di bisogno. Il rito delle ferie annuali, con le sue vittime sacrificali e i suoi costumi, non ha ancora sostituito le abitudini tradizionali. Si viaggia principalmente per andare a trovare i parenti, come accadeva prima che i nazisti inventassero le vacanze di massa.

Le giornate scorrono dentro grandi stanze, ma se si esce fuori si continua a girare in un piccolo labirinto di strade. Il dialetto parla di un universo piccolo, chiuso, dall’evoluzione lenta. Altre città, altre lingue hanno un’esistenza poco consistente, troppo lontana. Si manipolano sempre gli stessi oggetti, si vedono sempre le stesse facce. Vivere in un piccolo centro della Sicilia per una donna non è facile. Tuttavia, tra la polvere, è possibile ancora trovare qualche tesoro nascosto.

a.d.m.