Index Cultura - Ottobre 1997

Marx, la risata la potere

Rispetto a Stanlio & Ollio e a Gianni e Pinotto, il successo dei film dei Fratelli Marx in Italia è stato sempre molto limitato. Perchè circolavano poche pellicole e perché quell’umorismo tra yiddish e vaudeville nel nostro paese non ha avuto mai troppa fortuna. Eppure oggi, a quasi settanta anni dalle loro prime opere e a vent’anni dalla morte di Groucho (1977) la freschezza e l’originalità dello humour dei Marx Brothers sono pressoché immutate. Anche perché l’intero umorismo moderno cinematografico, da Woody Allen agli Zucker-Abrahams-Zucker, a quei quattro funamboli della parola deve tutto

Groucho Marx (1895-1977) è stato uno dei padri della comicità moderna. Scrivere questa frase - senz’altro vera e forse riduttiva - fa un po’ effetto perché non si può fare a meno di pensare quello che avrebbe detto lo stesso Groucho riguardo a se stesso.

Modesto, intelligente, simpatico e gaudente, Groucho era sullo schermo quello che nella vita gli riusciva di essere a tratti. Un uomo disincantato, amante delle belle donne (si sposò per ben tre volte, l’ultima con la sua segretaria...) pieno di verve e di fascino irresistibili. Terzo dei quattro fratelli Marx, incominciò a calcare le scene con gli altri tre fratelli in una tournée pressoché continua per tutti gli Stati Uniti degli inizi di questo secolo.

Rodati dalla durissima scuola del vaudeville, Groucho, Zeppo, Chico e Harpo approdarono ben presto al cinema dei primi anni del sonoro. Sceltisi dei personaggi e dei ruoli ben definiti: Groucho, l’imbroglione seduttore di classe; Chico l’italo-americano traffichino; Zeppo, il giovane buono e bello; Harpo, il clown visionario e muto, i quattro fratelli di New York, nati da genitori ebrei tedeschi emigrati negli Usa, dominarono il cinema statunitense prima della seconda guerra mondiale. Girarono poco più di decina di film fino al 1950, quando con Amore sui tetti (Marilyn Monroe passa nella pellicola per una manciata di secondi) si chiuse per sempre la carriera cinematografica dei Fratelli Marx, sconfitti da un’industria del cinema che voleva "qualcosa di nuovo" rispetto alle gags surreali e deliranti portate avanti dal gruppo.

Groucho continuò una brillante carriera sul piccolo schermo (oltre a numerosissime partecipazioni in produzioni cinematografiche e teatrali) e - se possibile - influenzò in maniera determinante, le nuove generazioni di comici. Una volta abbiamo chiesto a Robin Williams che metodo di recitazione preferiva tra lo Stanislawski e il Godorski, la sua risposta è stata immediata: "Groucho Marx".

E i baffetti con gli occhialoni di Groucho (portati entrambi solo per motivi di copione e solo di rado nella vita di tutti i giorni) dominarono anche l’era preistorica dei quiz televisivi americani: You bet your life (Scommetti la tua vita) condotto da Groucho è stato uno dei più grandi successi di sempre della Tv Usa.

Il Nonsense mescolato a uno spirito cinico e caustico portato all’eccesso ha fatto di Groucho uno dei maggiori umoristi del nostro secolo, membro di diritto di quel Pantheon ideale popolato da personaggi come Charlot, Totò, Jacques Tatì, Stanlio & Ollio, Buster Keaton.

Groucho non fu solo un umorista, ma - a modo suo - anche un letterato. Amico personale di Thomas Eliot, nei suoi libri (perlopiù raccolte di lettere e di "memorie") numerosissimi sono i riferimenti alle sue letture. Insomma, Groucho Marx è un’altra vittima della endemica distrazione tutta italiana nei confronti di quell’arte cinematografica che spesso si confonde con la vita e la storia. Ma non preoccupiamocene: come scrisse lo stesso Groucho, infatti "nessuno può avere successo senza la fortuna. Potete avere il cervello di Einstein, l’astuzia di Barney Baruch, e la saggezza di Thoreau, ma se non avete dalla vostra parte la dea bendata potete pure chiudervi in una stanza ed aprire il rubinetto del gas. Non è un’affermazione gratuita. Fu Schopenauer a dirlo un giorno che se ne andava a caccia di cinghiali nella Foresta Nera".

Marco Spagnoli