fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Ottobre 1997



APPUNTAMENTI D’ARTE

VENEZIA - PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION

La fondazione di Palazzo Venier dei Leoni ospita, dal 6 settembre di quest’anno e per un periodo indeterminato, una delle più straordinarie raccolte d’arte del Primo Novecento italiano, quella del collezionista Gianni Mattioli.

Iniziata alla fine della guerra, nel 1949, la appassionata e paziente ricerca di Mattioli prese forma soprattutto nell’ambiente milanese, a contatto con artisti ed intellettuali che in quegli anni stavano esprimendo i loro fermenti e i loro travagli. Legatosi d’amicizia con il critico Raffaele Carrieri cominciò a frequentarne la cerchia in Galleria Vittorio Emanuele e si tenne in contatto con lui anche quando questi si recò a Parigi, allargando così i suoi ambiti di conoscenze.

Riflettendo sulla sua esperienza di collezionista, Mattioli stesso ebbe a scrivere, dieci anni prima della morte, avvenuta nel 1977,: "Come un modesto rabdomante ho cercato di trovare e indicare le vie sotterranee da cui sono uscite le acque del tumultuoso fiume di quella pittura e scultura che, dagli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra, ha cambiato il volto e la concezione corrente dell’arte".

Di questa intelligente operazione di grande sensibilità ed intuito, rimangono testimonianza ventisei importanti opere di Giacomo Balla, di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Fortunato Depero, Amedeo Modigliani, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Luigi Russolo, Gino Severini, Mario Sironi, Ardengo Soffici. Comprese tra gli anni 1912 e 1921 esse rappresentano un diario artistico assai significativo dell’arte italiana di quell’importante periodo storico.

A NAPOLI IL PREMIO SCHINDLER 1997

Con il titolo "Risalire la Città - Napoli e i suoi musei : dall’Archeologico a Capodimonte", il 27 settembre 1997, è stato consegnato allo studio di progettazione diretto dall’architetto napoletano Fabrizio Spirito il PREMIO SCHINDLER EDIZIONE 1997, bandito dal Comune di Napoli e dalla Società Schindler, organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Progettazione Urbana dell’Università Federico II di Napoli.

Il progetto vincitore, dal titolo L’altra metà del cardo maximus, è stato considerato di grande interesse per la capacità di cogliere il tema centrale del concorso : costruire la città e la sua architettura attraverso l’infrastruttura che si pone come elemento dotato di dignità architettonica.

La soluzione proposta dall’equipe di Spirito (e che comprende gli architetti Stefano Memoli, Raffaella Napolitano, Daniele Bigliardo, Francesca Ferretti, Gaetano Galante, Mario Migliore) prevede di costruire un percorso sopraelevato quasi interamente all’aperto, che rappresenti in qualche modo il prolungamento, sulla Collina dei Vergini, dell’asse di Via Duomo. Nel costruire l’infrastruttura che raggiunge il Museo di Capodimonte, inoltre, il progetto interviene in più punti del quartiere risanandolo e mettendo in luce luoghi e architetture prima nascoste.

TRENTO E ROVERETO - "TRASH - QUANDO I RIFIUTI DIVENTANO ARTE"

Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, il MART, ha organizzato, a cura di Lea Vergine, la prima grande rassegna di opere d’arte che traggono dagli scarti della società industriale e dai detriti della civiltà tecnologica il fondamento della loro esistenza. Partendo dalle teorizzazioni di Kurt Schwitters sulla pittura Merz, dalle provocazioni di Duchamp e di Andy Warhol che sosteneva che "gli scarti sono probabilmente brutte cose, ma se riesci a lavorarci un po’ sopra e renderle belle o almeno interessanti, c’è molto meno spreco", la mostra si propone di dimostrare come l’utilizzo in chiave "nobile" del contenuto delle pattumiere, sia un passaggio obbligato nella storia dell’arte del nostro secolo e anche di chiarire e definire senza equivoci il senso dell’uso del trash.

Le due sedi museali di Trento (Palazzo delle Albere) e Rovereto (Archivio del ‘900), ospiteranno dunque, il contrario della cultura-spazzatura, e cioè la spazzatura che diventa linguaggio, mediante opere nelle quali il rifiuto si fa cultura visiva con ampi sviluppi anche nel campo del Teatro, del Cinema, della Musica, dell’Architettura e della Danza.

 

TONO ZANCANARO IN INTERNET

La Galleria d'Arte FOSSALTA di Bologna (Via Altabella 7/B, telefono 051/266359) presenta una rassegna di opere di Tono Zancanaro per il periodo che va dall' 11 ottobre all'8 novembre 1997. Saranno in mostra dipinti, disegni, ceramiche, mosaici e incisioni, a testimonianza della poliedrica creatività artistica del Maestro padovano, riconosciuto protagonista dell'Arte italiana contemporanea.

E' pure in via di ultimazione il sito in Internet dedicato a Tono Zancanaro, curato dall'Archivio Storico Tono Zancanaro e dalla societa' Ashmultimedia di Vicenza. L'indirizzo e' http://www.tono.com si prevede di mettere in linea entro brevissimo tempo le prime pagine, relative alla biografia, alla bibliografia (per il momento essenziale ma che sara' aumentata con tutti gli scritti disponibili), al glossario dei termini e delle tecniche zancanariane, ed ad una prima rassegna virtuale di opere, che sarà innovata mensilmente, e che si arricchira' dei vari cicli di opere del Maestro.

 

VERONA - DADAISMO DADAISMI - Da Duchamp a Warhol

Palazzo Forti, sede veronese che spesso ospita mostre d’arte contemporanea particolarmente curate sotto molti punti di vista, ha destinato all’autunno di quest’anno un movimento culturale che si affaccia sul baratro del tragico autunno della prima guerra mondiale : il DADA.

Se è infatti sempre assai importante potere e saper valutare i fenomeni artistici sulla base del contesto storico nel quale essi vengono generati, ciò è particolarmente necessario per capire in profondità gli eventi che costituiscono il Dadaismo. Eventi che hanno una genesi esistenziale pregna di grande problematicità che precede, oltre che accompagnare, le manifestazioni più specificamente "artistiche", quali pitture, sculture, collages, incisioni, composizioni materiche di vario genere, tra cui gli eclatanti e famosi "ready-made" di Duchamp.

Troppo facile liquidare questo "movimento" con l’etichetta di "non-movimento" che, tutto negando, nega paradossalmente anche sé stesso, lallazione artistica che ha come unica funzione il gesto provocatorio e come unica considerazione quella di essere la premessa al Surrealismo.

Come afferma assai giustamente il direttore della Galleria di Palazzo Forti, Giorgio Cortenova, nell’introduzione al bel catalogo dell’Electa di cui ha coordinato e curato la struttura, "scandaloso è il fatto che così poco si sia tenuto conto di tutto ciò nella riflessione storico-critica degli ultimi cinquant’anni, incamminandosi invece in terreni facili quanto superficiali, rispettosi degli aspetti esteriori più che dei segnali sfaccettati e problematici che invece provenivano dalle regioni profonde dello spirito Dada."

Questa mostra veronese rende giustizia a superficiali considerazioni del passato che hanno operato uno scorporo tra la produzione artistica di Dada e la sua propria anima, e offre al pubblico, oltre che la nutrita serie di opere sulle quali poter leggere lo sviluppo del Dadaismo, anche gli strumenti critici necessari all’approfondimento di tale lettura.

Giovanna Grossato