Index POLITICA - Agosto 1997


Affittasi disoccupati

Le nuove norme in materia di occupazione hanno preso il suo nome, il che gli dà una bella responsabilità. Soprattutto se non dovessero servire a niente. Ma il ministro del Lavoro Tiziano Treu in questa intervista difende il suo "pacchetto". Convinto che lavoro interinale, part-time, apprendistato lungo e formazione siano armi vincenti contro la disoccupazione. Anche se le previsioni parlano di aumenti inferiori all’1 per cento. Anche perché il vero obiettivo, forse, è quello di fare i primi passi verso la tanto invocata (e discussa) flessibilità del lavoro

Ministro Treu, qual è la novità più importante introdotta con l'approvazione del pacchetto per l'occupazione, la legge 196 sulle "norme in materia di promozione dell'occupazione"?

Il fatto più rilevante del pacchetto, e che rappresenta un risultato atteso da trent'anni, è l'introduzione in Italia del lavoro interinale, una novità destinata a rompere, finalmente, il monopolio pubblico del collocamento. Più in generale l'intero pacchetto è una risposta moderna a problemi antichi. Seguendo la ricetta Delors, contenuta nel libro bianco, ci siamo ispirati al modello olandese e abbiamo creato gli strumenti per rendere più flessibile il lavoro e il mercato del lavoro. Adesso dobbiamo gestire al meglio questi strumenti perché i posti di lavoro non si creano solo con i buoni propositi.

Che significa introdurre in Italia il lavoro interinale?

Il lavoro interinale, o lavoro in affitto, è uno strumento modernissimo, una chiave con la quale aprire le porte delle fabbriche a chi non ha mai visto una busta paga. Certo, si tratta pur sempre di periodi brevi, ma è già molto, ed è uno strumento straordinario anche per far emergere il sommerso.

Servirà a risolvere il problema disoccupazione nel Mezzogiorno?

L'interinale, così come ogni altro strumento di politica attiva del lavoro se preso da solo, non può risolvere la disoccupazione nel Sud. Il problema è più grande, e coinvolge l'ordine pubblico e la sicurezza, la gestione degli enti locali e le infrastrutture. Tuttavia, credo che anche nelle aree metropolitane del Sud si possano creare occasioni d'impiego intermittente, penso, ad esempio, a certe attività dei servizi e del turismo. Le opportunità del lavoro interinale sono ancora maggiori nelle aree con mercato del lavoro molto dinamico, come il Veneto.

Oltre al lavoro in affitto, cosa contiene il pacchetto?

Sono tre i capitoli fondamentali del pacchetto: oltre all'interinale l'introduzione delle borse di lavoro, l'orario di lavoro e la massiccia spinta verso il part-time. In particolare con il part-time si introducono elementi di grande flessibilità e si ridistribuisce il lavoro. Coprire un turno con i part-time significa moltiplicare per due gli occupati e cogliere nuovi segmenti di manodopera: specie donne, giovani, anziani.

Questi provvedimenti servono anche ai giovani?

Certo: con le borse di lavoro consentiamo a circa 100 mila giovani di avvicinarsi al mercato, e facciamo un salto di qualità anche con l'allungamento dell'apprendistato (26 anni al Sud, 24 al Nord). Significa dare spazio ai diplomati e ai laureati.

La disoccupazione: qual è secondo lei la chiave di volta per risolvere questa piaga del Paese?

Non c'è dubbio: la formazione è la priorità assoluta, una partita nella quale ci giochiamo tutto. Dobbiamo investire ingenti fondi nell'apprendistato. Gli enti di formazione, inoltre, devono essere ristrutturati perché finora hanno fatto formazione di base, non formazione continua, che rappresenta invece la vera scommessa per il futuro. Nel pacchetto la formazione professionale continua c'è, ed è fondamentale. Non possiamo affrontare l'innovazione tecnologica e i continui cambiamenti del sistema produttivo senza un sistema di formazione adeguato.

In concreto, che risultati può produrre il "pacchetto Treu" nella lotta alla disoccupazione?

Nel Dpef abbiamo indicato delle stime prudenti: abbiamo previsto lo 0,5-0,6 e lo 0,7 di aumento dell'occupazione nei prossimi anni. Ma se funziona come vogliamo tutto quello che c'è nella legge, se decentriamo i servizi all'impiego e li miglioriamo, come prevede la legge Bassanini, potremo fare di più.

Un’ultima cosa: il confronto sulla riforma del Welfare State. Come è stata la partenza?

Il governo ha fatto una serie di ipotesi su tutti i capitoli aperti: lavoro, assistenza, previdenza, ammortizzatori. Se le nostre proposte non vanno bene sindacati e industriali possono trovarne delle altre; l'importante è che si arrivi al risultato indicato nel Dpef per stabilizzare la spesa.