Index MUSICA - Settembre 1997

Le due facce di Macbeth

Giuseppe Verdi tornava spesso sulle sue opere riscrivendole e cambiandogli il titolo. E a questa operazione non sfuggì neanche Macbeth. Che viene oggi quasi sempre rappresentata nella sua ultima versione che il compositore italiano presentò a Parigi: la stessa proposta all’Arena di Verona con Paolo Gavanelli protagonista. Ma al Festival di Martina Franca in Puglia quest’estate è stata messa in scena la vecchia scrittura. Che, forse, non ha niente da invidiare alla sorella più celebrata

Giuseppe Verdi più di una volta è ritornato sulle opere che aveva già composto, o per necessità di adattarle al gusto francese quando una sua produzione veniva eseguita a Parigi, dove era di prammatica il balletto e la grande messa in scena, oppure per interiori necessità di modificare o di dare una forma diversa ai suoi lavori non solo da un punto di vista musicale ma anche drammaturgico.

Esempi chiari sono "I Lombardi alla prima crociata" ( Scala, 11 febbraio 1843 ) che vengono ampiamente rimaneggiati per Parigi dove vengono rappresentati con il titolo di "Jerusalem" ( Opéra, 26 novembre 1847 ); "Stiffelio" ( Teatro Grande di Trieste 16 novembre 1850 ) che diviene "Aroldo" (Teatro Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857 ) , "Simon Boccanegra" (Teatro La Fenice di Venezia, 2 marzo 1857 ), che viene riveduta in più punti e viene aggiunto lo splendido quadro della Sala del Consiglio ( Teatro alla Scala, 24 marzo 1881 ) , "La forza del destino" (Teatro Imperiale di Pietroburgo, 10 novembre 1862 ) modificata in vari punti e con il cambiamento del truculento finale della prima rappresentazione con quello veramente sublime che viene sempre eseguito ( Teatro alla Scala 20 febbraio 1869 ) ed altri esempi ancora. In Verdi vi era quindi sempre il bisogno di apportare dei cambiamenti alle sue opere mettendo a frutto la sua esperienza acquisita nel corso della lunga carriera. Dimostrazione questa dell'incontentabilità dell'autore ma anche della precisa volontà di offrire al pubblico il meglio di sé stesso.

Anche "Macbeth" conobbe due versioni: la prima fu rappresentata a Firenze al Teatro della Pergola il 14 marzo 1847 e la seconda fu approntata per il Theatre Lirique di Parigi dove andò in scena il 21 aprile 1865, ed è questa ultima versione che viene generalmente eseguita. Si deve ricordare che la prima versione è stata rappresentata questa estate al Festival di Martina Franca che ha il pregio di mettere in scena opere di raro ascolto o lavori di autori poco conosciuti o dimenticati. A parte l'obbligatorio inserimento delle danze ( piuttosto belle ) si notano varie differenze tra le due versioni.

Nel secondo atto troviamo la splendida aria di Lady Macbeth "La luce langue" al posto dell'aria "Trionfai secura alfine": questa nuova aria oltre al suo altissimo valore musicale ha un grande peso drammaturgico in quanto in essa si configura già il rimorso di Lady Macbeth per l'uccisione di Re Duncano. Sempre nel secondo atto le frasi di Macbeth durante la scena delle apparizioni sono diverse nelle due versioni. Il coro degli esuli che apre il quarto atto fu completamente riscritto per Parigi e nel finale fu soppresso il monologo di Macbeth che dopo il duello ritornava sanguinante sulla scena: nella versione parigina l'opera si chiude invece con l'inno di vittoria.

L'edizione ascoltata all'Arena di Verona era naturalmente quella del 1865. Paolo Gavanelli era Macbeth ; personaggio questo che ricorre spesso nelle sue prestazioni sia in Italia che all'estero. Gavanelli ne dà una interpretazione giustamente sanguigna con una bella presenza scenica penetrando bene nella contorta psicologia del personaggio: vocalmente non è stato sempre irreprensibile ed in qualche punto la resa vocale non è stata perfetta ed in linea con il personaggio. Lady Macbeth era Paola Romanò ; voce molto interessante, non di grandissimo volume, molto precisa e con perfetta padronanza di ogni registro. Certamente è una voce che merita di essere ascoltata in un repertorio più vicino alla sua vocalità ( Verdi voleva per la Lady una donna brutta e cattiva e che nella voce avesse del diabolico, caratteristiche queste che non sono certamente della Romanò ). Banco era interpretato con perfetta aderenza al personaggio da Giorgio Surjan mentre un ottimo Macduff è stato Giorgio Merighi.

John Neschling ha diretto con precisione l'Orchestra dell'Arena di Verona ; ottimo il coro diretto da Armando Tasso. Molto bello lo spettacolo ideato da Pier Luigi Pizzi che ha curato sia la regia che le scene ed i bellissimi costumi giocati prevalentemente sul rosso e sul nero. Molto interessante l'impianto scenico costituito da una grande passerella inclinata che occupava l'intero palcoscenico a retro della quale si innalzavano o sparivano le torri del castello a seconda delle esigenze rappresentative. Un plauso particolare a Carla Fracci, sempre perfetta ed elegante ed all'intero corpo di ballo. Pubblico purtroppo non numeroso ma che ha calorosamente applaudito tutti gli interpreti.

l.m.