Index ATTUALITA' - Settembre 1997


Oltre il sangue la beffa

Escono le foto, tutti si precipitano a pubblicarle alla ricerca di scoop a buon mercato. Ma sono false, un abile fotomontaggio. C'è bisogno di un minimo di autoregolamentazione anche in rete

Eccola qua la prima delle innumerevoli agghiaccianti foto che ritraggono il mancato lieto fine della favola della bella Lady Diana con il playboy Dodi Al Faied.

In cuor nostro, forse per un’eccessiva dose di cinismo, sapevamo che sarebbero venute fuori prima o poi. Quello che non sapevamo, ma che avevamo sospettato, è dove sarebbe stata pubblicata su Internet la capostipite delle foto.

Doveva capitare? Probabilmente sì. Ora, questa riflessione non vuole costituire l’ennesimo mea culpa sull’arrogante smania dei Media nell’accaparramento di notizie, foto e informazioni in via più o meno esclusiva. Dopo gli innumerevoli dibattiti e le più o meno scandalose confessioni di direttori di testata, paparazzi e semplici lettori non c’è altro da aggiungere. Quello che fa riflettere è, invece, l’ennesimo "scavallamento" operato dalla Rete delle reti rispetto alla consueta informazione operata da giornali, radio e televisione. Qualcuno aveva detto : "Tanto finiranno su Internet..." in perfetta sintonia con quella credenza perpetrata da giornalisti ignoranti e da "finti addetti ai lavori" che vuole vedere in Internet una sorta di ricettacolo di Pedofili, Nazisti, assassini, aberrazioni di ogni tipo e... (verrebbe da dire) paparazzi.

In realtà, alle nostre orecchie, il "vaticinio di Cassandra" aveva tutto un altro significato, cui si poteva arrivare tramite un semplice ragionamento deduttivo : Internet sarebbe andata, infatti, dove gli altri, per perbenismo o semplicemente per tentare di "ribbassare il prezzo" non erano ancora arrivati.

Eccola qua, dunque, la prima foto di tante altre. Che cosa dobbiamo pensare allora ? Come giornalisti multimediali, come operatori della Rete riteniamo che ci vogliano leggi chiare per l’editoria elettronica. Non tanto per potere fare unire anche i direttori delle cyber-riviste al coro di prefiche cui ci hanno abituato gli altri Media. Bensì per avere una legislazione internazionale chiara, moderna e che sia realmente rapportata alla potenza e alla diffusione del mezzo.

Non c’è, infatti, solo un problema di qualità del servizio, ma anche di divulgazione. Se, per esempio, uno dei paparazzi di Lady Diana avesse lavorato per L’eco delle Langhe è chiaro che se anche la foto fosse stata pubblicata avrebbe avuto una diffusione assai minore e meno rapida che su Internet. Per usare un termine caro agli studenti di estetica la differenziazione tra piccola e grande testata, tra locale e mondiale, su Internet è assai labile perché è data solo dalla "fruizione" della rivista. La sua "fruizione" e la sua appartenenza territoriale sulla grande Rete non sono in rapporto se si eccettua un problema linguistico. È chiaro, infatti, che un sito redatto in cinese mandarino ha sicuramente meno possibili utenti (a parte il miliardo di cinesi, ovviamente) di quanti potrebbe averne uno in inglese.

C’è poi un altro aspetto : non è che, forse, l’importanza delle foto di Lady Diana, al di là del fatto che esse costituiscano un unicum anche nell’ambito del giornalismo scandalistico, sia stata sopravvalutata anche per motivi "di cassetta" ?

Chi naviga sa bene, infatti, che sul sito degli Hezbollah (http://www.moqawama.org/) per esempio, sono presenti numerose foto con le atrocità compiute dagli Israeliani nei territori occupati. Saranno, dunque, meno importanti le foto dei Palestinesi assassinati, degli Ebrei trucidati, degli impiccati iraniani dal regime integralista rispetto a quelle della bella principessa morente tra le lamiere? La risposta del mercato è : sì. Ma la nostra risposta personale qual è ? Ognuno deve dare risposta per quello che crede.

Sebbene si possa convenire con coloro i quali hanno fatto del cinismo la fonte di ogni possibile risposta su questo argomento, dobbiamo davvero pensare a perché cento indiani morti in un incidente di treno si potranno - dal punto di vista giornalistico - equiparare a tre uomini sgozzati in Algeria, al Papa che si sbuccia un ginocchio e a Madonna che ha un nuovo fidanzato sadomaso.

Ma questo poi non è particolarmente interessante, perché le leggi del "mercato delle notizie" sono state sempre abbastanza chiare e quantomai variabili negli anni.

La cosa davvero importante è capire, invece, perché Internet arriva dove altri non vogliono o non possono e - dunque - ideare una normativa, un protocollo, un gentlemen agreement che porti non tanto a uniformare l’informazione sulla Rete a quella dei Media tradizionali, ma a renderla complementare prendendo atto delle sue smisurate possibilità.

Cambierà l’informazione, cambierà il diritto d’autore, cambieranno molte cose. L’importante in questa situazione di vera e propria deregulation è guidare chiaramente in senso "Popperiano" il giornalista multimediale affinché chi intravede in Internet una specie di Moloch cui sacrificare tutte le (finte) buone intenzioni della stampa internazionale, sia smentito.

Allora sarà più chiaro il motivo per cui offerte da milioni di dollari per delle foto che "scottano", su Internet vengano letteralmente azzerate.

Consentiteci, però, di dare un consiglio a chi dovrà occuparsi di stabilire queste nuove leggi ispirandosi a una specie di "nuovo principio" : è necessario sottrarsi al noioso coro di piagnistei, guardandosi in faccia per capire come e perché si possa "fare informazione" nelle testate del nuovo millennio. Altrimenti tutto sarà più che mai "scontato" e "banalizzato" proprio come la morte di Lady Diana e il suo oblio fotografico.

Marco Spagnoli