guard SCIENZA - Agosto 1997

L’uomo del 2000? Brutto, scemo e asessuato

All’ultimo summit mondiale sull’Ambiente è arrivato l’allarme ufficiale: si cominciano a vedere i primi segni nell’uomo e negli animali dei milioni di sostanze chimiche sparse da 50 anni di civiltà industriale. Pesticidi, clorurati e diossina interferiscono con gli ormoni e in natura nascono sempre più individui "femminilizzati" o di sesso incerto. Ma hanno anche effetto sulle capacità intellettive. Il problema è che ognuno di noi si porta addosso da 300 a 500 composti sintetici. E nessuno oggi sa cosa succederà domani.

Qualcosa si sapeva già, ma è la prima volta che se ne parla ufficialmente, pubblicamente e davanti al mondo intero: quello riunito a New York per l’ultimo summit sull’Ambiente tenuto il mese scorso all’Onu. Così come il clima sta cambiando per l’effetto serra, secondo gli esperti si cominciano a vedere i risultati di decenni di civiltà industriale anche sulle specie viventi. Dopo che l’intero pianeta è stato disseminato (aria, acqua, suolo, anima) di sostanze chimiche che in qualche modo interferiscono con i processi biologici. Così il primo a dare segni di instabilità sembra essere il sistema endocrino che regola le secrezioni ormonali. Tanto che i composti sintetici responsabili del guaio sono stati chiamati "interferenti endocrini". Che oltre al nome, di brutto hanno anche gli effetti. Visto che causano tumori, infertilità, calo delle facoltà intellettive e amenità simili.

Gli ormoni regolano processi fondamentali nel corpo: crescita, sviluppo, metabolismo, fertilità. E, soprattutto, lo fanno a piccolissime dosi: spesso bastano poche parti per trilione di una di queste sostanze. E allora? Allora le centinaia di molecole chimiche che abbiamo seminato in qualunque oggetto-liquido-metallo-cosa-aria-vestito-ambiente hanno preso la cattiva abitudine di mettersi in mezzo al sistema endocrino. Imitando, contrastando, modificando l’azione degli ormoni. E quando ci dicono "tanto di quella schifezza nell’aria ce n’è solo una parte per bilione", invece di ridere pensando che è un’inezia bisogna piangere. Perché è comunque qualche migliaio di volte più concentrata dell’ormone che, ad esempio, in quel momento vi mantiene la temperatura del corpo a 36 gradi o vi fa provare un leggero tremore davanti alla copertina di Playboy.

Le cose stanno così: pesticidi, diossina, policlorurati, pcb, benzeni e compagnia stanno lentamente inserendosi nel sistema endocrino di uomo e animali. Molti di questi, ad esempio, imitano un ormone. Così tra gli animali selvatici compaiono sempre più spesso individui "femminilizzati": nascono con organi sessuali maschili e femminili, o malformati, incompleti o addirittura assenti (negli Usa dal 1995 si sta verificando un incremento mai visto prima di malformazioni in rane e anfibi). Nell’uomo alcuni ricercatori credono che siano la causa del cancro al seno, alle ovaie e ai testicoli. E sono forse responsabili della misteriosa riduzione del 50 per cento degli spermatozoi nei maschi di Europa e Nord America.

Al Wwf tanta è l’angoscia che non hanno nemmeno voglia di dire il classico "noi ve l’avevamo detto": "L’evidenza scientifica nelle colture cellulari, nei laboratori, in natura e nell’uomo – commenta Elizabeth Salter – ci dice che ci sta succedendo qualcosa di brutto sotto l’aspetto neuronale, comportamentale e riproduttivo". Un modo elegante per dire che stiamo diventando asessuati e scemi.

Il problema tra gli studiosi è capire se "si tratta di un problema scientifico immensamente importante, se l’importanza è relativa o se è addirittura più importante dell’effetto serra". C’è ancora molto da capire, infatti. Il rischio però è che trascurare o sottovalutare la questione porti ad un punto di "non-ritorno", insomma che sia poi troppo tardi per evitare che specie animali e l’uomo vadano incontro ad un triste declino. "Queste sostanze sintetiche sono persistenti e tendono all’accumulo – dicono al Wwf – Entrano nella catena alimentare e quindi alla fine il maggior danno lo subiscono le specie in cima a quella catena. Come l’uomo…".

Nei vari laboratori sparsi per il mondo i ricercatori stanno cercando risposte: ratti, cavie, pesci, piante devono mettersi il cuore in pace e sorbirsi le infami molecole che gli somministrano (in fondo il problema riguarda anche loro, nonostante la colpa sia nostra). "Non sappiamo che interazioni ci sono tra i vari composti, gli effetti o le combinazioni fra di loro – spiega Stuart Milligan, fisiologo esperto di estrogeno-simili – In realtà stiamo solo cominciando a chiederci cosa succede…". E alla Brunel University (Londra) si sono accorti che in alcuni animali bastano piccolissime quantità di questi prodotti chimici per provocare modifiche ormonali.

Qualche dato, tanto per spaventarsi un po’: le industrie chimiche producono circa 1000 nuovi composti chimici ogni anno. Con migliaia già presenti nell’ambiente, è oramai impossibile capire e analizzare i milioni di combinazioni tra queste sostanze. Le prove che il problema esiste però ci sono. Sufficienti, dicono alcuni esperti, per convincere i legislatori a regolamentare l’industria chimica. Per esempio obbligando i fabbricanti a provare oltre ogni ragionevole dubbio che i loro prodotti non sono dannosi.

Che qualcosa si faccia o no, intanto ognuno di noi si porta a spasso, sparse nei vari tessuti organici, tra 300 e 500 sostanze chimiche fabbricate dall’uomo. Tutte molecole con cui che nessun organismo era mai venuto a contatto fino a 50 anni fa semplicemente perché non esistevano. Nessuno sa in realtà da quanti altri composti chimici siamo invasi, né come misurarli o che effetti daranno in futuro. I primi segni, dicono i laboratori, li stiamo vedendo solo adesso. E, figurarsi, non ce n’è uno di buono.