Index MUSICA - Agosto 1997

Una Cenerentola alla corte di Napoleone

Oltre alla più famosa "Andrea Chenier", Umberto Giordano sfruttò la Rivoluzione francese anche per l’opera "Madame Sans-Gene" del 1915. A riproporla ora dopo 30 anni di silenzio è stato il teatro Bellini di Catania che nella parte della lavandaia che diventa Duchessa si è affidato alla voce sicura di Mirella Freni

La rivoluzione francese era un argomento che bene si adattava al carattere forte e sanguigno di Umberto Giordano; infatti ben due titoli nella non vasta produzione del maestro foggiano trattano questo argomento e precisamente "Andrea Chenier" del 1896 e la successiva e più sconosciuta "Madame Sans-Gêne" del 1915. Certo anche se lo Chenier è rimasto spesso in repertorio, si deve però registrare una strana dimenticanza da parte di tutti i teatri italiani che nel 1996, centenario della composizione, non hanno messo in scena questo lavoro ( mancanza forse di tenori adatti al ruolo o ingiustificata paura di affrontare un'opera così complessa ? ), mentre il teatro Metropolitan di New York ha riproposto quest'opera con Luciano Pavarotti che debuttava nel ruolo del protagonista. Quanto a "Madame Sans-Gêne", mancava invece dalle scene da ben trent'anni, l'ultima apparizione in ordine di tempo è stata infatti l'edizione scaligera diretta da Gianandrea Gavazzeni e con ottima protagonista Orianna Santunione.

 

Se l’Andrea Chenier è opera più unitaria e più ispirata, non è certamente da sottovalutare il lavoro di Madame Sans-Gene incentrato sulla figura di Caterina Hubscher che, da umile lavandaia che aveva tra i suoi clienti un giovane ufficiale di nome Napoleone, diviene Duchessa di Danzica, moglie del Maresciallo di Francia Lefebvre ed entra alla corte di Napoleone che nel frattempo è divenuto Imperatore dei francesi. L'opera, come già accennato, non ha certamente la continuità e l'inventiva dello Chenier ma contiene delle pagine di notevole valore. Basta ricordare la veemente ed appassionata presa di posizione di Caterina nel secondo atto, quando Lefebvre le dice che Napoleone vuole il loro divorzio per allontanarla dalla corte in quanto i suoi modi di agire ed il suo linguaggio rivelano le modeste origini per nulla confacenti ad una Duchessa e sono invisi alle nobili dame.

 

Altro punto di grande pregio è l'incontro di Caterina con Napoleone, nel terzo atto, quando viene a difendere il suo matrimonio, dopo che l'Imperatore riconosce in Caterina l'umile lavandaia i ricordi del tempo passato si fanno vivi e la musica di Giordano sottolinea efficacemente questo momento di abbandono e di grande nostalgia. Il tono popolaresco è assai vivo con le citazioni ed i richiami, come nello Chenier, ai canti della rivoluzione francese come la Marsigliese e la Carmagnola. Opera quindi, che pur non essendo un capolavoro assoluto, merita un attento studio ed una giusta rivalutazione. Questo discorso vale anche per altri lavori di Giordano ed in particolare "Siberia" cui tanto teneva l'autore.

 

Nell'edizione catanese di "Madame Sans-Gêne" il personaggio di Caterina Hubscher era affidato a Mirella Freni, debuttante nel ruolo. Ammirevole è stata la sua interpretazione sia dal punto di vista vocale con una perfetta tenuta nella impervia scrittura musicale, sia dal punto di vista scenico giocato con molto brio e con perfetta immedesimazione nel personaggio. Un lungo meritatissimo applauso ha coronato nel secondo atto il lungo e vibrante rimprovero a Lefebvre. Prova superba questa di Mirella Freni che ha dimostrato ancora una volta come l'intelligenza, il rispetto della propria organizzazione vocale e la scelta oculata dei personaggi sono elementi fondamentali per raggiungere risultati di grandissimo pregio. Peter Dvorski era Lefebvre: pur disegnando il suo personaggio con una certa accuratezza non è rimasto immune dal punto di vista vocale a problemi di intonazione essendo però brillante ed incisivo nella zona acuta.

 

Paolo Coni era invece Napoleone: se da un punto di vista scenico il personaggio è risultato molto bene azzeccato, non altrettanto si può dire vocalmente. Si sono messe a nudo ancora una volta delle imperdonabili carenze ed è un peccato che una voce così importante sia ora di precario ascolto. Buona la prova di Antonio Salvadori nalla parte di Fouché. Completavano la compagnia Marcello Bedoni (Neipperg), Riccardo Ristori (Gelsomino), Aldo Orsolini (il maestro di ballo) ed Alfio Grasso (il sarto) . Bruno Bartoletti ha diretto con sicurezza e professionalità l'Orchestra del teatro Massimo Bellini di Catania. Funzionali le scene di Paolo Bregni e belli ed eleganti i costumi di Luisa Spinatelli. Franco successo di pubblico che ha salutato in particolar modo Mirella Freni. Il giorno precedente la prima rappresentazione si è svolta nel foyer del Teatro Massimo Bellini una interessantissima tavola rotonda presieduta da Aldo Nicastro e con la partecipazione dei critici musicali Giorgio Gualerzi, Cesare Orselli ed Alberto Paloscia e nella quale sono stati messi in luce tutti i valori letterari, musicali ed interpretativi dell'opera.

Luciano Maggi