Index ATTUALITA' - Agosto 1997

Benvenuti nella Csi

Comunità di Stati Inquinatori

L’Urss ha lasciato, tra le altre cose, la sgradita eredità di un ambiente in condizioni pietose. Un quarto del territorio è gravemente contaminato e ci sono almeno 300 zone ai limiti della catastrofe ecologica e prossime a diventare inabitabili. Responsabili numero uno i militari e le migliaia di tonnellate di armi chimiche o nucleari accumulate. Così i fiumi muoiono, la gente si ammala e i campi devono essere abbandonati. Ma l’ex Unione Sovietica, obbligata dai trattati internazionali alle bonifiche, non ha una lira da spendere

Una delle eredità più spiacevoli lasciate dall’ex Urss è certo l’emergenza ecologica. La costruzione della società collettiva, almeno nella versione sovietica (comunque peggio dell’Occidente che di schifezze ne produceva e produce a iosa ma dove almeno qualche voce contraria si faceva sentire) non prevedeva infatti una grande attenzione per l’ambiente. Così ora la Csi, comunità degli Stati indipendenti, vanta la bellezza di 300 località dove è in atto una vera e propria catastrofe ecologica, e di un 25 per cento dell’intero Paese sotto contaminazione permanente. Tanto che alcuni esperti ritengono che presto tutto questo sterminato territorio potrebbe diventare inabitabile.

Alexander Sevastenko, della segreteria del Consiglio ecologico interstatale della Csi, ammette la gravità del disastro incombente "ereditata dall’Urss", ma preferisce chiamare le zone off-limits come "regioni con situazioni ecologiche avverse". I soliti eufemismi burocratici cari a tutti i governi del mondo. Intanto conferma che si riduce continuamente la superficie di terra coltivabile, che circa il 75 per cento delle acque residue e inquinate finiscono nei mari d’Azov, Aral, Baltico, Caspio e Nero e che oltre il 25 per cento di queste non subiscono alcun trattamento di depurazione. Le spese statali per la protezione dell’ambiente in Bielorussia, Kazakistan, Kirghizia, Moldavia, Russia e Ucraina oscillano tra il 2 e il 2,8 per cento; nel Tagikistan sono dello 0,2 per cento e in Georgia raggiungiamo la comica con lo 0,01 per cento. Considerando le non floride economie, forse si parla di qualche centinaio di milioni di lire. E Sevastenko sospira: "Con questi investimenti da miseria non si conclude niente".

Il settimanale "Obschaya Gazeta" racconta situazioni a dir poco terrificanti. Su tutto le conseguenze della potenza militare sovietica decaduta che ha accumulato e semi-abbandonato migliaia di tonnellate di armi nucleari, milioni di litri di armi chimiche e montagne di munizioni convenzionale oramai ossidate e comunque altamente inquinanti.

Sulla sponda del grande fiume siberiano Yenisei è ancora in piedi la mitica "città fantasma" di Krasnoyarsk-26, luogo inaccessibile e proibito dove si produce il plutonio per le bombe nucleari. Negli ultimi 30 anni questo villaggio atomico ha prodotto e depositato sotto terra una tale quantità di residui radioattivi che nella zona si misurano da 500 a 600 milioni di kurì (livello oltre ogni limite di sicurezza). In più poco alla volta questi residui sono penetrati nello Yenisei e a distanza di mille chilometri da Krasnoyarsk il fondo e le rive del fiume risultano contaminate da sostanze radioattive.

I primi a pagare furono i pescatori che vivevano ad Atamanovo, sull’altra riva dello Yenisei, dove gli uomini tiravano a riva il pesce e le donne lo pulivano. Il cesio e lo stronzio radioattivi, gentile regalo della città maledetta, hanno progressivamente infarcito squame e carni del pesce. Risultato: gran parte delle donne è diventata cieca.

Non meno drammatica la situazione nel cuore della Russia, nella regione di Saratov dove passa il fiume Volga. A Bagay-Baranovka c’era un poligono militare dove si smantellavano le armi chimiche. Adesso le vie della città si nota un insolito numero di bambini coperti di ulcere. Versione ufficiale: "Un’epidemia di patologie dermatologiche". A Gorni, altra cittadina dove in periferia i militari avevano impiantato un magazzino di armi tossiche, l’87 per cento dei neonati presenta gravi alterazioni neuropatologiche, e il 79 per cento dei bambini soffre di problemi cronici digestivi o urologici. I medici hanno accertato che più un bambino viveva vicino ai depositi militari, più erano gravi le sue condizioni. Ma ancora una voltàa le autorità negano ogni relazione armi-malattie, per evitare di dover pagare salati indennizzi alla popolazione.

Oggi in Russia ci sono almeno altre sette zone "a rischio" dove si immagazzinano armi chimiche oltre a 40 mila tonnellate di altre sostanze pericolose. Secondo i trattati firmati, la Russia dovrebbe ripulire il Paese da tutta questa porcheria entro il 2010. Ma siamo alle solite (vedi Cernobyl): soldi per le costose bonifiche non ce ne sono. Così per ora non si è mosso nemmeno un bulldozer, un camion o almeno un badile. L’ambiente e la gente che ci vive (vive?) ringraziano. Tanto, prima o poi, toccherà anche a noi: i guasti alla natura non conoscono confini.

a.m.