Index Cultura - Agosto 1997


La danza? Mi piace da morire

La cronaca è tornata ad occuparsi dell’anoressia dopo la morte di una giovane ballerina del Boston Ballet, stroncata da un infarto perché mangiava troppo poco. Ma non è da adesso che si scopre che dietro al mondo del balletto classico ci sono regole e imposizioni ferre. A rischio della salute. Come nell’esperienza di Anna, che per amore della danza si stava giocando la vita

Sono passati poco più di due mesi, l’anoressia torna a far parlare i quotidiani e… siamo alle solite! La vittima, in questo caso una danzatrice del Boston Ballet, é l’occasione giusta per dire come negli ultimi anni anche il mondo della danza è stato contagiato dall’anoressia . Negli ultimi anni? L’assurdità è che si dice persino che fu Balanchine ad aver dettato i canoni di bellezza chiedendo ai suoi artisti di fargli vedere le costole (forse è sfuggito al giornalista che Balanchine cominciò a dirigere la scuola dell’American Ballet nel 1934 e che nel 1948 prese il nome di New York City Ballet, non che sia propriamente l’altro ieri) .

Ma non è tutto: nei vari articoli usciti si cita anche un libro dello psichiatra americano L.M. Vincent dal titolo "Competere con la Silfide", la cui prima edizione risale al 1979. Libro che forse non si è neppure letto dato che nel capitolo IV l’autore scrive "In un gioco chiamato The Ballet Company, l’obbiettivo è di raggiungere la condizione di prima ballerina assoluta muovendo una pedina su di un tabellone lastricato di ostacoli . Se capita di fare 6 al primo lancio, si arriva ad una casella che impone di prendere una "Carta del frigorifero" e potrebbe succedere di tirare su quella che dice: "Non mangiate da due settimane, la compagnia vi manda da uno psichiatra che vi diagnostica un’anoressia nervosa". E’ importante notare che il gioco cui fa riferimento l’autore è del 1973 .

Penso che queste poche prove siano sufficienti a dimostrare che non è il mondo della danza ad essere stato improvvisamente contagiato dall’anoressia, ma che al contrario sono i giornalisti che si sono resi conto della portata in termini di clamore che fa l’argomento anoressia mentale. Il mondo della danza è sicuramente da mettere sotto accusa ma non lo è da quando Heidi Guenther è morta per arresto cardiaco, lo è da sempre. Fin da quando Degas, dipingendo le sue ballerine, si accorse che una danzatrice senza specchio non è nulla .

Certo, finalmente dopo anni (o meglio secoli) dal primo caso di anoressia nervosa, che fu descritto da Richard Morton in "Trattato sulla Consunzione" edito "appena" nel 1689, si è finalmente deciso di parlarne. Ma se ne parla male e senza cognizione di causa. E a questo punto mi sembra lecito chiedersi se in certi casi non sia meglio tapparsi la bocca, piuttosto che riempire pagine di emerite cavolate e sterili moralismi.

La Repubblica ha pubblicato un’intervista a Oriella Dorella nella quale l’étoile dice che "Negli Stati Uniti tendono sempre agli eccessi, sono ossessivi. Da noi per fortuna non siamo a questo punto". Eppure cara Dorella ci sarebbero centinaia di ragazze che la Scala di Milano ha scartato perché troppo formose che potrebbero giurare il contrario. Certo, come dice lei, se il problema col cibo c’è vuol dire che c’è sempre stato. Ma l’ambiente della danza ha contribuito e non poco .

Anna, un’insegnante di danza che vuole mantenere l’anonimato (e ne ha tutte le ragioni), racconta la sua esperienza .

A quanti anni ha cominciato a studiare danza ?

Avevo dieci anni .

Hai cominciato un po’ tardi

Sì ma ho recuperato il tempo perduto. Ora sono una insegnante di danza e sono qui a Roma per prendermi qualche lezione con il mio maestro preferito. E’ da poco che sono qui però mi piace, almeno non ti pesano. Quando io ho cominciato a studiare ero una bambina di costituzione molto magra, questo mi ha aiutato ma sono riuscita a perfezionarmi grazie ad una grande costanza, mi allenavo tutti i giorni tre a volte quattro ore, fino ad arrivare negli ultimi anni a cinque sei ore di allenamento al giorno. Ho visto la mia immagine mutare giorno dopo giorno in quello specchio, vedevo le mie amiche ingrassare, alcune lasciavano perdere altre si sentivano a disagio per il mio corpo. Avevo sedici anni e durante l’estate presi tre chili, non era un problema ma la mia insegnante mi fece notare che ero ingrassata .

Quanto pesavi ?

48 chili per un metro e sessanta .

Cosa ti disse ?

Che quattro chili dovevano volare. Allora cominciai una dieta ma facevo fatica a seguirla e cominciai a vomitare tutte le sere la cena. Arrivai a 43 chili nel giro di un mese circa .

E poi ?

Poi vinsi una borsa di studio per un’accademia di danza .

Un’accademia italiana ?

Preferirei non dirlo. Comunque vinsi questa borsa di studio di due mesi poi passai l’esame di ammissione all’accademia. Quando cominciai a seguire le lezioni c’erano molte ragazze a cui piacevo ed anche la direttrice dell’accademia mi faceva i complimenti, agli esami mi diede il massimo nella valutazione sul fisico .

Ma non ero felice, avevo un’amica francese che era secondo me la più brava tra tutte noi ma la prendevano tutti in giro, dicevano che sembrava una pera. Io non credo di essere mai diventata come lei, brava così, ma mi ritenevo migliore perché ero più magra. Avevo sempre paura di ingrassare, ma la fame era tanta, alcune volte nelle pause tra una lezione e l’altra mi chiudevo in bagno con delle barrette di cioccolata e delle pastine, le mangiavo e poi le rimettevo subito. Finché mi accorsi che il wc dello spogliatoio era tutto sporco di cibo rimesso, qualcuna delle ragazze non aveva pulito e fu allora che la vergogna cominciò a diminuire. Perché avevo scoperto di non essere l’unica.

E poi cosa è successo?

Quando ritornai a casa per le vacanze di Pasqua pesavo circa 40 chili. Mio padre, quando mi vide, decise di non farmi più tornare. Disse che non avrei più fatto danza se non ingrassavo almeno cinque chili. Lo odiavo, eppure mi ha salvato la vita. Dopo circa un mese mi ricoverarono all’ospedale, pesavo 36 chili e mi alimentarono con una flebo per due giorni. Poi siccome proprio non mangiavo mi minacciarono di alimentarmi tramite un tubo. Ripresi a mangiare, circa settecento calorie al giorno e per me che mi riducevo a rimettere persino un cappuccino erano davvero tante. Io, senza inutili patetismi, volevo vivere ma il mio cuore era diventato molto lento, il dottore temeva si potesse fermare da un momento all’altro. Sono ingrassata, ora, ma non sto ancora bene: le mestruazioni le ho a periodi alterni, una volta ogni tre mesi. E la tiroide funziona male .

Credi sia stata colpa della danza ?

No, ma la danza è una disciplina dura che non risparmia. Io amo ancora tanto la danza, oggi sono cresciuta e ho realizzato che si deve accettare il proprio corpo com’è, per essere delle grandi ballerine. Ma è difficile. Oramai io le riconosco subito le ragazze anoressiche. E possono raccontare quello che vogliono, ma nell’ambiente della danza ce ne sono. E anche tante"

Roberta Paolini