Index MUSICA - Luglio 1997

Karate

In place of real insight (Southern records)

C'era una volta la lo-fi (dove" lo" sta per low, bassa e "fi" per fidelity, fedeltà), qualcuno come Lou Barlow (leader dei Sebadoh e Folk Implosion) ha deciso di seguirla acriticamente ovunque lo porti, altri l'hanno intesa non nel suo aspetto formale, registrare su un quattro tracce preferibilmente frammenti sonori più simili ad appunti che attendono di essere sviluppati, ma in quello sostanziale. Qualcosa che viene da più lontano, da un'etica punk del do it yourself, da un approccio alla musica non mediato dai soliti schemi imposti dalle convenzioni di uno studio di registrazione. I Karate fanno sicuramente parte di questa schiera che si guarda intorno con molta attenzione.Talvolta è presente la lezione dei Fugazi, il suono del basso ne è un chiaro segno, ma è estranea ad i Karate la vena più politicamente corretta della band di Washington.

Altri riferimenti sono le ardite formule sonore dei June of 44 e le inusuali dissonanze degli Slint, band di Louisville che è stata un sorprendente viatico per gli anni 90 ed un serbatoio ricco di nuova linfa. Dopo uno splendido album di debutto, In place of real insight rappresenta lo sviluppo nella continuità; elementi distintivi della band di Boston restano la costruzione articolata dei brani che conduce all'estremo opposto fino a farli sembrare de-costruiti, destrutturati, il fatto che ogni brano sembri essere diverso dal precedente pur mantenendo un proprio stile riconoscibile ed infine una forte dose di autoindulgenza adolescenziale. Pensare ad i Karate come alla next big thing americana non è cosa poi tanto lontana dal vero.

Giuseppe Episcopo