Index Cultura - Luglio 1997


Seduttore e abbandonato

Iniziano da questo mese una serie di interventi del dottor Antonio Zuliani, consigliere dell'Ordine degli Psicologi del Veneto. Gli argomenti saranno i più disparati, da quelli leggeri o di costume ai più seri e di attualità. Mai comunque trattati specialistici, piuttosto osservazioni e analisi viste da un punto di vista "psicologico" sui mille aspetti del comportamento umano. Come l’articolo che segue sulla seduzione maschile e femminile. Con tanto di sorpresa: è chi seduce che in realtà ha paura di essere lasciato solo…

Ogni qual volta inizia la stagione estiva ritorna prepotentemente alla ribalta un tema tanto chiacchierato, quanto sconosciuto: la seduzione. Strana storia per una parola oggi considerata per tutte le sue valenze positive, e che una volta provocava sentimenti di disagio se non addirittura di repulsione. Un tempo vista come un atteggiamento proprio delle "donne perdute" ed ora ricercata ed osannata da più parti: si scrive sull'importanza della seduzione, se ne fanno convegni e programmi televisivi.

A ben vedere la seduzione non è una semplice parola, ma racchiude tutta una serie di comportamenti, attorno ai quali appare utile dire qualcosa, per cercare di chiarire che cosa sia le seduzione e perché una persona senta il bisogno di assumere questo atteggiamento.

Affinché questa chiarificazione sia efficace è necessario fare una premessa fondamentale: la seduzione, al di là di tutto, non è altro che un tratto della nostra personalità che trova le sue origini fin dai primi momenti di vita., quando ognuno deve affrontare quel particolare ed inevitabile conflitto che è la paura di essere abbandonato. Di fronte a questa paura, il bambino elabora tutta una serie di misure difensive, più o meno efficaci, attraverso le quali tenta di evitare questo temuto abbandono. Si tratta di reazioni che tutti abbiamo sotto gli occhi: il pianto, lo starsene zitto senza rispondere alle insistenti domande dei genitori, la malattia e tutti quegli altri modi che gli permettono di accattivarsi l'attenzione dei grandi e di tenerseli vicini.

Se questa paura iniziale è stata poca, come quantità ed incisività, noi potremmo pensare di avere un bambino piuttosto sicuro di sé e quindi un futuro adulto che riuscirà ad adottare, di volta in volta, a seconda della realtà che lo confronterà, gli atteggiamenti più idonei per quel momento particolare. Se invece avremo un bambino molto sfiduciato rispetto alla sua possibilità di evitare di essere abbandonato, questi facilmente diventerà un adulto molto insicuro, che sarà spinto a riadottare, in modo rigido e rozzo, quell'atteggiamento che, nella sua infanzia, aveva funzionato meglio rispetto al suo bisogno di sentirsi protetto.

Di qui vari tipi di atteggiamento: lo sprezzante, il "duro" (che dice che nessuno lo fa soffrire, che niente e nessuno lo può colpire), chi si dichiara sempre malato (perché da piccolo l'essere ammalato attirava su di lui l'attenzione dei genitori), il passivo (che si adatta sempre a tutte le situazioni, purché nessuno la cacci via, purché ci sia sempre un posticino per lui all'interno del gruppo), il buon figlio a tutti i costi, il riparatore (che deve sempre compiere un'azione riparatoria, anche quando non c’è n’è nessuna necessità). Tra questi atteggiamenti si inserisce a pieno titolo anche quello del seduttore, che si presenta sempre agli altri come chi vuole conquistarli, guadagnandosi il sorriso, l'attenzione; e che, per compiere questa sua missione, adotterà tutte le tecniche e le doti in suo possesso (la parola, i gesti, il suo corpo, ecc...).

Certo all’interno di questo atteggiamento seduttivo si possono notare comportamenti più o meno adeguati, non si vuole infatti affermare che la seduzione sia di per sé "patologica". Da una parte alcune persone sono in grado di manifestare questo loro bisogno nei momenti più opportuni, ma ve ne sono altri che fanno i seduttivi in tutti i momenti, anche quando risulta assolutamente superfluo, se non controproducente. Si comportano da seduttori anche se vanno a comperare un biglietto del treno o debbono intavolare una discussione, cosicché arrivano ad assumere atteggiamenti, a dir poco, patetici.

Nel mondo letterario c’è un personaggio, don Giovanni Tenorio, che è diventato l’emblema stesso del seduttore. La vicenda di questo personaggio, molto simile, peraltro, a quella di Giacomo Casanova, ci racconta di un uomo che passa tutta la sua esistenza a conquistare le donne, ad abbandonarle e a disprezzarle. E’ ben vero che in questo gioco esiste un atteggiamento collusivo tra seduttore e sedotta: spesso don Giovanni e Casanova riuscivano a conquistare le donne proprio perché, preceduti dalla loro fama, suscitavano il desiderio in quest’ultime di essere sedotte. Ma di questo potremmo parlare un’altra volta. L’aspetto più interessante risiede nella motivazione che sta alla radice di questo atteggiamento maschile, che somma alla seduzione, il disprezzo e l’abbandono. Il tutto può essere ricondotto al fatto che l’uomo ha sempre avuto un rapporto ambivalente verso la donna: una donna è stata quella che gli ha permesso di sopravvivere, quando si chinava su di lui e lo nutriva, e senza di lei non sarebbe sopravvissuto, per cui la possibilità di essere abbandonato è divenuta sinonimo di morte. Proprio questa dipendenza ha spinto l’uomo a cercare una rivincita sulla donna, negando così questa antica paura di essere abbandonato. Come meglio disconoscere questa paura se non assumendo nei confronti della donna l’atteggiamento del cacciatore, di colui che catturata la "preda" può disporne a suo piacimento sino al punto di abbandonarla?

Questa sembra la molla principale che spinge ogni uomo che faccia, come don Giovanni, della conquista una ragione di vita. Oggi poi questo atteggiamento ha trovato nuova linfa dal fatto che l’uomo si è ulteriormente spaventato dalla conquista di una sostanziale parità sociale da parte della donna, e quindi ha assunto atteggiamenti di resistenza ancora più rabbiosi, che spesso sconfinano nella violenza fisica e morale.

Se tutto ciò appare pertinente al comportamento maschile, cosa si può dire nei riguardi delle donne? Esiste un corrispettivo femminile del don Giovanni? La risposta non appare molto semplice: nelle donne sono riscontrabili due tipi di atteggiamento seduttivo, che però non sono direttamente accostabili a quelli descritti per i maschi. Vi sono donne che sembrano spinte da un’inarrestabile bisogno di sedurre tutti e, se in un gruppo di persone, c’è qualcuno che non è conquistato, ciò le fa sentire una nullità, abbandonate. Un altro versante è quello della donna che appare come tutta seduzione nel suo sorridere e nel suo presentarsi all’uomo, salvo poi ritirarsi al momento dei "fatti", mostrandosi di colpo fredda, indifferente o addirittura frigida. Con questa strategia, spesso del tutto inconsapevole, mostra all’uomo che lui non ce l’ha fatta ad arrivare a conquistarla veramente. In questo modo gli invia un messaggio del tipo "io ti ho conquistato, tu, a tua volta, hai cercato di avermi, ma non ce l’hai fatta, perché una parte di me rimane comunque superiore a te". E questo potere sull’uomo fa un certo effetto.

Antonio Zuliani