Index Cinema - Luglio 1997


Il futuro? Chiedetelo a 007

La storia dei film ispirati alle avventure di James Bond 007, agente del MI5, il servizio segreto britannico di spionaggio, è intimamente legata alle trasformazioni e alle evoluzioni sociopolitiche avvenute negli ultimi quaranta anni. Ed è così che la serie più lunga della storia del cinema (diciotto film dal 1961, uno nuovo - Tomorrow never dies - in arrivo a Natale, più un numero incalcolabile di parodie) diventa specchio della situazione politico economica mondiale e non solo. Così i film di 007 hanno influenzato e sono stati crogiuolo di trent’anni di manie, ansie e aspettative di milioni - se non miliardi - di spettatori in tutto il pianeta

Tutto incominciò nel 1961, quando per portare sullo schermo il personaggio inventato e raccontato nei libri dell’ex-agente inglese Ian Fleming, i produttori Harry Saltzman e Albert "Cubby" Broccoli scelsero uno sconosciuto, ma aitante attore scozzese di nome Sean Connery. In principio per la parte di 007 - di cui Fleming dà una descrizione veramente chiara : altezza un metro e ottantatré, peso forma settantasei chili, conoscitore profondo di numerose lingue e seduttore incallito - la produzione aveva pensato a Cary Grant, ma l’attore americano risultò essere troppo costoso, costringendo Broccoli & Co. a ripiegare su un esordiente. E proprio nella genesi del personaggio cinematografico Bond ci fu il primo intervento di maquillage politicamente corretto : l’agente segreto dei romanzi di Fleming - al contrario di quello cinematografico - è un fumatore ed un bevitore incallito, quasi sull’orlo dell’alcolismo. Gli anni sessanta erano anni di liberazione, è vero, ma Cubby Broccoli, padre e padrone di 007, decise di dare al suo agente con licenza di uccidere un aspetto del tutto positivo, quasi adamantino. Ridotte al minimo le sigarette (se non addirittura scomparse) l’unica bibita consentita a 007 fu il famoso vodka martini "agitato e non mescolato (Stirred and not shaken)".

Gli anni sessanta su cui si affaccia la saga di Bond sono quelli della Baia dei Porci, della crisi cubana, della Guerra Fredda, dell’incidente dell’U2, del delitto Kennedy e della guerra del Vietnam. Le sceneggiature tratte dai libri di Fleming sembrano, però, non occuparsi in primo piano di queste questioni, preferendo storie che non ricalchino direttamente la difficile politica internazionale, e che, in un certo senso, distraggano le platee mondiali. Bond, così, si confronta con la Spectre, una società trasversale ai due blocchi con russi, cinesi, giapponesi, americani tutti collegati tra di loro, associati in una specie di P2 mondiale con un progetto sovversivo nei confronti dell’intero pianeta. Questa è la caratteristica principale dei nemici di 007 negli anni sessanta : possono avere militato in questo o quel servizio segreto, possono essere magnati della finanza o boss della mafia, ex-killer o ricchi squilibrati, ma non possono e, soprattutto, non devono venire associati a nessuna bandiera e nazione.

Come un eroe di altre epoche, 007 lotta per salvare l’umanità. E’ un paladino quasi settecentesco: inglese, ma non troppo, dall’educazione cosmopolita, gira e combatte in tutto il mondo come una sorta di Superman o di Giustiziere. Bond è a casa sua ovunque, non c’è posto del pianeta che non conosca. La sua cultura, la sua educazione, la sua simpatia, la sua sessualità curiosa e aperta a tutte le razze, senza alcuna preferenza, fanno di lui un eroe internazionale. Amico di tutti, fedele ai giuramenti, incorruttibile : queste sono le doti principali di 007.

Così, sebbene in quasi tutti i film vengano coinvolti agenti dei servizi segreti russi, americani e giapponesi, raramente Bond ha a che fare direttamente contro un nemico definito, se non per bazzecole come il furto di documenti riservati o di materiale tecnologico all’avanguardia, confinate, in genere, nelle sequenze che precedono i titoli di testa. Ma questa specie di neutralità rispetto alla realtà mondiale (nonostante un viscerale anticomunismo latente) subisce addirittura una forzatura : la prima distensione mondiale avviene nel 1963 quando in Dalla Russia con amore James Bond, lavora fianco a fianco con un agente del KGB, anticipando di molto la storia recente.

Mentre la cosiddetta "distensione" con gli agenti nemici, soprattutto - guarda caso - donne, continua fuori dal lavoro in camera da letto e grazie al sex-appeal di Connery l’iconografia bondiana entra nella coscienza collettiva occidentale.

Lo smoking, la pistola in pugno e le donne al fianco sono ingredienti canonici in tutti i manifesti dei film di 007. E quest’immagine penetra a tal punto l’immaginario collettivo, che una vera e propria bond-mania si diffonde per il pianeta. Alla fine degli anni sessanta il merchandising è il vero padrone del gioco. Macchinine, poster, pistole, libri, e perfino pupazzetti di 007 vengono prodotti in Inghilterra e esportati in tutto il mondo con un fatturato difficilmente calcolabile.

Addirittura la Beretta di Bond, pistola regolamentare dei libri di Fleming e arma ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti, viene sostituita vistosamente, per motivi commerciali, con una Walter Ppk, primo caso di pubblicità indiretta in una pellicola cinematografica.

Gli anni sessanta sono agli sgoccioli, e 007 chiude un decennio di successi con il primo fallimento del nuovo Bond, George Lazenby nel visionario Al servizio segreto di Sua Maestà (1969). Fiasco unico nella storia dei film dedicati all’agente segreto in smoking, dovuto soprattutto al numero eccessivo di scuotimenti (il famoso ’68 di James Bond) che oltre a vedere un nuovo attore come protagonista, registrava alcune "forzature" eccessive del personaggio : una su tutte, il matrimonio che 007 contrae con la figlia di un contrabbandiere còrso, donna che non turberà troppo a lungo i cuori delle fans di Bond visto che viene uccisa poco prima della fine della pellicola.

Ecco allora che il primo Bond degli anni settanta vede per l’ultima volta Connery nel ruolo che gli ha dato la notorietà, se si eccettua quel triste e sfortunato Mai dire mai del 1983, rifacimento grossolano di Thunderball, prodotto non da Broccoli, ma da un’altra casa di produzione che ne aveva ottenuto i diritti in maniera rocambolesca. I nemici di Bond, alternatisi negli anni, da Gert Frobe a Adolfo Celi, da Donald Pleasance a Telly Savalas, al soldo della Spectre avevano fatto il loro tempo. E’ vero : avevano rubato missili nucleari, tentato di svaligiare Fort Knox, provato a distruggere il mondo, ma il pubblico, ormai smaliziato, voleva qualcosa di diverso e di nuovo.

La Spectre viene messa in soffitta e gli sceneggiatori incominciano sempre più a distogliere l’occhio dai libri di Fleming per dare un’occhiata in giro, soprattutto a quella politica internazionale fino allora ignorata in maniera vistosa.

Connery, esausto e insoddisfatto economicamente lascia il posto a Roger Moore, attore che aveva raggiunto la notorietà con la serie Tv Il santo ispirata alle avventure del ladro gentiluomo Simon Templar. Così il Bond degli anni settanta non fuma più, e mentre rimane nel mirino delle femministe per l’elevato se non eccessivo numero di conquiste femminili, per una scelta ben precisa esagera l’aspetto ironico delle sue avventure.

Dopo due pellicole di transizione, il nuovo Bond - anni settanta - viene fuori nel 1976 con il film La spia che mi amava. Esigenze pubblicitarie fanno mettere da parte la Aston Martin per una più scattante e redditizia Lotus Esprit, ma non solo : 007 lavora, ancora una volta, fianco a fianco con una spia russa per fronteggiare un terribile e paranoico nemico. Interpretato da Curd Jurgens, Stromberg (questo il nome dell’avversario di 007) vuole, scatenando una guerra atomica tra russi, inglesi e americani, che l’intero pianeta sia sommerso per fondare così una società sottomarina, come quella di Atlantide.

E’ l’epoca dei trattati Start per il disarmo nucleare e la politica internazionale, per la prima volta in maniera precisa, entra nei film di James Bond. Da un lato c’è la folle ecologia del personaggio interpretato da Jurgens (e l’ecologia costituirà un altro tema importante dei film di 007 d’ora in poi), mentre dall’altro c’è l’incubo nucleare e la voglia di mettere definitivamente fine alla Guerra Fredda. Il desiderio di pace e cooperazione internazionale, comune a gran parte degli spettatori delle pellicole bondiane, viene compensato a piene mani dagli sceneggiatori. Se in Moonraker (1979) la Nasa fa una pubblicità al progetto Shuttle (Bond, infatti, combatte nello spazio un megalomane, che vuole distruggere la razza umana attendendo in una base spaziale il sorgere di una razza pura e selezionata biologicamente), in Solo per i tuoi occhi (1981) e Octopussy (1983) sono trafficanti di armi e riciclaggio di denaro sporco a farla da padrone. Tutte realtà affrontate da Bond con al fianco agenti dei servizi di tutto il mondo.

E c’è qualcosa di più : la stessa Russia è cambiata in questi anni. La collaborazione con uomini e, ovviamente, donne del Kgb è spesso risolutiva per il lavoro di Bond. Il nemico del 1983 è un generale dell’Armata Rossa che vuole scatenare la terza guerra mondiale. Tema forse non nuovo, ma definitivo. L’Unione Sovietica è agli sgoccioli. La Glasnost e la Perestrojka sono alle porte e, dopo un’ultima scorribanda sui ghiacciai della Nuova Zemla, dal 1986 Bond non vede nei russi neppure una remota possibilità di minaccia. In 007 Bersaglio Mobile (1985) il generale Gogol, capo del KGB, conferisce a Bond - addirittura - l’ordine di Lenin !

Ironia, simpatia, humour britannico, buoni sentimenti, ideali, viaggi, belle donne, avventure, sono gli ingredienti fascinosi che sembrano fare di Bond un personaggio inossidabile. Non così per gli attori che lo interpretano, però. L’ormai troppo rugoso Roger Moore lascia il posto al gelido e antipatico Timothy Dalton e gli autori delle sceneggiature alzano ancora il tiro per trovare nuove storie da raccontare - si noti, a tal proposito, che i romanzi di Ian Fleming sono solo undici. Alla fine degli Ottanta è la droga il vero nemico del mondo, e quando 007 si vede recapitare un messaggio dove si inneggia ad un progetto di Stalin per l’eliminazione sistematica di tutte le spie più pericolose per l’Urss, a ragione, dubita che i russi abbiano un piano per ucciderlo. Come sono cambiati i tempi ! I nemici sono ormai altri. Gli stupefacenti ed il loro commercio fanno così da scusa affinché 007 visiti un Afghanistan, considerato da molti politici occidentali come il vero nodo da sciogliere per la futura credibilità sovietica a livello internazionale. Miracolo o coincidenza, il ritiro dei russi dall’Afghanistan nella realtà avverrà di lì a poco...

Nel 1989, in Vendetta privata la droga, ancora protagonista, fa un doppio scherzetto a Bond. Innanzitutto il film assomiglia un po’ troppo al popolarissimo serial Tv Miami Vice, con un’eccessiva pubblicità alla Dea (l’agenzia della polizia americana per la lotta ai trafficanti) inoltre una sconclusionata revisione del personaggio bondiano dà un forte stop alla produzione.

Se il 1989 è l’anno del successo del Batman di Tim Burton in cui l’uomo-pipistrello viene letto in chiave dark con un Bruce Wayne, ossessionato dal ricordo e frustrato dalla sua doppia identità, la cosa non funziona altrettanto bene per il nostro agente segreto. Gli Ottanta sono finiti e ci si avvia verso un decennio difficile di recessione e di crollo delle ideologie : un Bond violento, che ha perso il suo gelido aplomb e la sua seducente simpatia non riscuote il consenso del pubblico. E’ vero: le femministe o quello che ne rimane, per la prima volta plaudono alla scelta di Broccoli di mettere al fianco di Bond un numero esiguo (per 007 ovviamente !) di donne, in una specie di svolta "anti-Aids", ma questo non basta a risollevare le compromesse sorti di un Bond-Dalton nevrotico ed eccessivamente emotivo.

Crolla il muro di Berlino, scompare l’idea di Est e Ovest come blocchi contrapposti e nel mondo bondiano accade un analogo sconvolgimento. Dalton va via senza rimpiazzo e per sei anni, con Albert Broccoli malato (Saltzman è morto da tempo ed è la figlia Barbara a gestire gli affari di famiglia) si pensa a 007 come un simpatico souvenir della Guerra Fredda e degli anni sessanta.

Si ipotizza addirittura di trasformare il personaggio al femminile in Jane Bond affidandolo a Sharon Stone, ma il puritanesimo americano fa da ostacolo. Si cerca un nuovo volto - anni Novanta - e lo si trova in Pierce Brosnam.

Goldeneye (1995) segna il nuovo passaggio nei film dell’agente segreto con la licenza di uccidere. Nella San Pietroburgo del caos delle repubbliche sovietiche e della malavita, il nemico di Bond, un ex compagno del servizio britannico - 004 - sfrutta i computer per rovinare economicamente l’Inghilterra. Il "sapore" di 007 è cambiato. Il personaggio viene dotato di un carattere oscuro quanto basta per non offuscare la sua purezza interiore (un passato in cui perde i genitori in un incidente, i rimorsi, la solitudine...) e c’è un minimo ritorno a Fleming. Macchina Aston Martin (solo per la sequenza iniziale, a causa di un contratto esclusivo con la Bmw che lancia con Goldeneye la sua nuova auto sul mercato), qualche sigaretta qua e là, qualche drink in più. Ma se lo smoking rimane per Bond come una divisa, ecco che ora 007 è esperto di Internet e di computer. Il suo nuovo capo è una donna (come nella realtà del servizio segreto britannico) che lo definisce "Un dinosauro sessista, una reliquia della Guerra Fredda", l’uso della tecnologia è illimitato e le pubblicità indirette rendono il film una specie di lungo spot pubblicitario, girato come un videoclip.

Goldeneye incassa in tutto il mondo oltre trecentonovanta miliardi di lire a significare che c’è tanta voglia di eroi con le caratteristiche di James Bond.

La morte di Broccoli unico tenutario dei diritti di Fleming, l’anno scorso, comporta una sorta di deregulation del personaggio bondiano. Chiunque potrebbe fare un film su 007 e si parla di un magnate americano che offre a Connery un mare d’oro per tornare nel ruolo, mentre Barbara Broccoli contatta l’attore scozzese per la parte, udite, udite, del nemico di Brosnam !

Sono solo voci. Il nuovo film Tomorrow never dies è attualmente in lavorazione.

Michelle Yeoh, bellezza asiatica sarà la bond-girl che riafferma la multietnicità del messaggio bondiano e la sovranazionalità del personaggio, ed il nuovo nemico Jonathan Price (Il Peròn di Evita) sarà un magnate dei media, appassionato di satelliti, televisioni, reti digitali e Internet. No, non si stupisca qualcuno affascinato dall’onirica immagine di un film di Bond ambientato nell’ufficio del ministro delle poste Maccanico: il viaggio di 007 a braccetto della storia, come specchio di una realtà sociale e politica in transizione non è ancora finito.

Cambieranno gli attori, i personaggi, le storie, ma James Bond 007 sarà sempre presente nel nostro immaginario collettivo come un eroe passato più o meno indenne attraverso le epoche. Il 2001 non sarà poi forse quello della preventivata Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, ma di certo sarà l’anno del quarantennale dell’agente segreto più famoso del mondo: Bond, James Bond.

Marco Spagnoli