Index Cinema - Luglio 1997


"Bond, caro ultimo eroe romantico"

Franco Bernini è da circa dieci anni uno dei più attivi e capaci sceneggiatori italiani : suo il soggetto de "Il portaborse", sua la sceneggiatura di "Sud", sua la regia del fortunato "Le mani forti", presentato all’ultimo Festival di Cannes. Ma anche se autore dallo stile colto e levigato, attento da sempre alle tematiche del potere soprattutto "nostrano", ha anche una "debolezza" (o una forza?): è un appassionato dei film di 007. Perché l’agente più tecnologico del mondo rappresenta in realtà il ritorno dell’avventura romantica cara al secolo scorso

James Bond è un personaggio credibile ?

Durante un sopralluogo a Mosca nel 1992, per un film che poi non si è fatto, ebbi modo di parlare con un agente del Kgb che mi descrisse il mondo delle spie come un piccolo villaggio dove tutti si conoscevano. Uno come James Bond nella vita reale non avrebbe potuto farla franca. Sarebbe stato troppo visibile.

Qual è il valore cinematografico dei film di 007?

L’avere rinnovato un gusto ribaldo dell’avventura che si era un po’ perso nel cinema dell’epoca. Il recupero di un sapore antico del racconto con mezzi moderni e stilemi geniali come le musiche, i titoli di testa e la stessa iconografia di 007 : la Spectre, per esempio, ricorda una società segreta dell’ottocento più che una moderna organizzazione criminale.

Qual è stata l’influenza dei Bond-movies sui film di spionaggio ?

Enorme sulla cinematografia in genere, scarsa su quella delle spy-stories più vicina ai modelli di Le Carrè, dove il tradimento ed il doppio gioco sono sempre in agguato.

Bond è un eroe ottocentesco, incorruttibile, molto lontano dalle colpe, dagli errori e dal tipico "perdersi" dei personaggi reduci della Guerra Fredda.

Negli ultimi film di 007, però, un lato oscuro del carattere di Bond sembra emergere sempre di più. Sono, forse, gli anni Novanta a imporlo ?

Probabilmente sì. In questi anni c’è una visione più reale dell’eroismo, che fa comprendere quindi le ragioni della solitudine e del dolore che possono essere provati anche da personaggi apparentemente indistruttibili come James Bond. Sono lati umani, che però ci fanno apprezzare meglio il personaggio.

Bond è sempre stato un personaggio dell’establishment e, negli anni, i nemici sono cambiati. Negli ultimi tempi, infatti, gli avversari di 007, dai narcotrafficanti ai proprietari dei media, sono sempre ispirati a personaggi reali. Lei ritiene possibile, dalla sua esperienza di uomo attento ai meccanismi del potere, una sorta di "scomunica" cinematografica dell’Occidente tramite i film di Bond ?

Forse non c’è una strategia studiata a tavolino, ma di certo questa realtà è presente a livello inconscio. Dopo il 1989 con la fine della Guerra Fredda, l’Occidente è in cerca di un nemico da "esorcizzare" tramite il cinema. Mentre prima l’Urss incarnava fisicamente e geograficamente una sorta di "doppio malvagio" della stessa America, con il medesimo arsenale e lo stesso armamento, oggi il nemico è nascosto ed è quindi assai più pericoloso.

m.s.