Index ATTUALITA' - Luglio 1997


Torture all’amatriciana

Caso Somalia: l’Italia scopre che anche i suoi soldati figli-di-mamma possono macchiarsi di violenze gratuite e crudeli. Ma mentre gli alti gradi dell’esercito, tra mille prudenze, non negano che stupri e brutalità siano comunque inaccettabili, altri hanno idee diverse e a dir poco confuse. Così quando si sentono parole come "goliardate", "nonnismo" e "stupide ingenuità" l’impressione è che un controllo democratico e una stampa libera siano più che mai indispensabili. Perché abusi e sadismi nell’esercito non diventino scherzi tra allegri commilitoni

Anni fa le immagini televisive ci avevano mostrato l'affetto festoso con cui la Somalia aveva accolto i soldati italiani. Il ricordo di quei canti allegri contrasta miserevolmente con le nuove immagini, che svelano sevizie e squallore. Ci sono anche altre testimonianze, parole che evocano immagini ancora più orribili. Si parla di stupri su bambini, omicidi e violenze gratuite. Giochi di morte, durante quella che ci era stata presentata come una missione di pace.

Forse l'intento era quello di fare goliardate, o scherzi stupidi. Forse a qualcuno, "qualche stupido", sono "saltati i nervi", e allora non si può escludere che "ci sia pure scappato il morto". Le parole tra virgolette appartengono ad un tenente della Folgore, riportate in una singolare intervista pubblicata da Il Secolo XIX il 15 giugno ‘97. Tra disarmante ingenuità e clamorose contraddizioni, si possono trovare una quantità di indizi interessanti, che vanno ben oltre le intenzioni del giovane intervistato.

Innanzi tutto, salta agli occhi il contrasto tra l'opinione espressa dal tenente e le dichiarazioni fatte dai generali, circa la gravità dei fatti illustrati dai documenti fotografici. Certo, non si può dire che costoro abbiano risparmiato i colpi nei confronti di chi li accusa. Non nutrono dubbi circa il fatto che si tratti di una campagna diffamatoria. Non escludono nemmeno che qualcuno abbia intascato qualche soldino, come ricompensa per l'ingrato compito di gettare fango sull'esercito. Tuttavia non ho udito nessuno di loro sminuire la gravità dei crimini documentati dalle foto. Certi comportamenti violano i trattati internazionali, e dunque non sono ammissibili.

L'opinione del tenente è di gran lunga diversa. Insiste molto sul fatto che in guerra sono stati mandati dei dilettanti attratti dai cinque milioni al mese, ragazzini sprovveduti a cui magari sono saltati i nervi per niente.

Secondo lui, sia ben chiaro, i fatti non sono accaduti, ma non esclude che ci possa essere stato qualche morto a causa della stupidità di questi dilettanti. Il problema dunque non sarebbe nella gravità dei fatti, ma nella mancanza di professionismo. Ammesso e non concesso che avvengano le torture, queste vengono fatte da "professionisti", gente che non si fa certo fotografare da "ragazzotti che cinque mesi dopo lasciano la Folgore e possono distruggergli la carriera".

Le violenze non ci sono state semplicemente perché non c'era motivo che ci fossero. I somali parlavano senza problemi, le somale si concedevano senza problemi. La foto che sembra mostrare una violenza sessuale mostrano in realtà un'orgia in cui tutti erano ubriachi.

Attaccare la vittima di una violenza è una pratica piuttosto comune. Accusare la vittima di uno stupro di essere consenziente, contro ogni logica, anche quando è legata come un salame ad un carro armato, è una consuetudine ancora più comune.

A proposito della disponibilità delle somale, ricordo bene le riprese televisive che mostravano una donna somala aggredita ferocemente per la strada dai suoi connazionali, perché colpevole di aver avvicinato dei soldati. Del resto, anche il testimone che ha divulgato le foto della violenza conferma il fatto che la religione islamica non permette alle donne di prostituirsi tanto facilmente. Del resto, si tratta di tentativi di difesa crudeli ma inutili. Si sa che lo stupro non è frutto di desiderio, ma di sadismo. Riguardo alla tortura, i testimoni affermano chiaramente che si torturava e si uccideva senza un motivo, per divertimento.

Il tenente dichiara che il maresciallo fotografato mentre si avvicinava ad un somalo seminudo, con il probabile intento di propinargli delle scosse elettriche ai genitali non è un sadico. Poiché lo sconosce bene, può dire le sue intenzioni erano quelle di fare una goliardata con il telefono da campo, in fondo una scossetta di trentasei volts non fa poi molto. Inoltre, nessuno può escludere che si trattasse "solamente" di una minaccia.

Comunque, secondo il nostro tenente, chi si scandalizza di fronte a quella foto o è un ipocrita, o è un integralista. A proposito, ricorda all'intervistatrice che cosa succedeva col nonnismo. A questo punto possiamo chiedercelo anche noi, che cosa sia veramente accaduto col nonnismo, se una scossetta ai genitali può essere ritenuta cosa da poco. Quando l'intervistatrice insiste sul fatto che le foto mostrano violenze pesanti, il tenente risponde con affermazioni che hanno una curiosa caratteristica. Se isolate dal contesto, sembrerebbero infatti le parole di un anarchico antimilitarista, di quelli che protestano contro la missione italiana in Albania. Vale la pena di citarle: "Ammesso che non fossero, come penso, scherzi da idioti, non si può prima abituare una persona alla tensione e alla violenza e poi pensare che abbia la sensibilità del poeta. Se da una parte si chiede l'abitudine psicologica alla violenza, non ci scandalizziamo. Non esiste il missionario militare. Così come non esiste la missione umanitaria. Esiste la missione in zona di guerra. Ed è sempre così. Non creda che in Albania la situazione sia o sarà diversa. È necessario, invece, un esercito di professionisti".

Non credo che qualcuno abbia l'intenzione di screditare l'esercito. L'esercito è formato da uomini come tutti gli altri, che si distinguono solo dal fatto di essere armati, e di vivere in situazioni talvolta estreme. Non si può pretendere che tutti i soldati siano buoni, bravi, perfetti e che non sbaglino mai, il crimine può nascere ovunque. Non si parla nemmeno di violenze programmate o generalizzate, questo non risulta da nessuna parte. Siamo ancora un paese in cui i giornali possono accusare l'esercito quando sbaglia. Speriamo che questo contribuisca a fare chiarezza, e non che porti solo all'esecuzione sommaria di qualche capro espiatorio o allo scoppio di un'enorme bolla di sapone.

Antonella Di Martino