Index ECONOMIA - Giugno 1997

La ricerca della Demoskopea

28 maggio - Da Enrico Finzi, presidente della società di sondaggi Demoskopea che ha curato la "Ricerca sui fabbisogni della comunicazione nelle piccole e medie industrie venete (323Kb)" e relatore nella prima giornata della Settimana, arrivano molti elogi. Ma anche molti schiaffi: l'impresa veneta, dice, non investe in comunicazione, fa tutto in casa, punta solo alla produzione e se continua così tra pochi anni rischia il declino

Da Enrico Finzi, presidente della società di sondaggi Demoskopea che ha curato la "Ricerca sui fabbisogni della comunicazione nelle piccole e medie industrie venete" e relatore nella prima giornata della Settimana, arrivano molti elogi. Ma anche molti schiaffi: l'impresa veneta, dice, non investe in comunicazione, fa tutto in casa, punta solo alla produzione e se continua così tra pochi anni rischia il declino.

Spiega Finzi: "Abbiamo esaminato 63 piccole medie imprese da varie province venete. Le domande erano ovviamente su che tipo e quanta comunicazione facevano. Un terzo non ne fa assolutamente perchè non ha politica di marca e ha pochi clienti. E questi sono giustificati. Un 15 per cento degli intervistati fa comunicazione avanzata, cioè studia strategia, si pone obbiettivi, budget, usa tecniche moderne. Ma la metà delle aziende fa una comunicazione da "sottocultura", roba da anni '60". E cioè "investono pochissimo, non usano consulenti esterni, si servono al massimo di piccoli studi grafici. Insomma è il concetto del "faccio tutto da solo", perfino gli slogan. Si parla di depliant, brochure, materiale per le fiere, cataloghi. Qualcuno usa anche Internet ma solo come presenza. Quanto a pubblicità su giornali, radio, tv, ecc, è pochissima". Poi le relazioni pubbliche: per Finzi "solo una parte fa comunicati stampa, magari per piccoli eventi. Metà dice di "fare comunicazione", ma poi si scopre che in realtà pensa ai discorsi che fa ai meeting, agli incontri al Rotary o alle chiacchiere che fa al bar con gli amici". Altro capitolo dolente, quello delle sponsorizzazioni: "Anche qui è roba da paese, con tutto il rispetto per i paesi - continua Finzi - Sponsorizzano le squadrette locali, le sagre. Comunque solo per interessi personali". Ancora, la comunicazione interna. E ancora sono note dolenti: "Quello che ci siamo sentiti dire è che cominicare è fare pranzi con i dipendenti, gare di calcetto e simili. All'italiana, insomma: il padrone parla ai dipendenti che stanno ad ascoltare, non c'è dialogo". Molto meglio invece nel settore fiere: "Su questi niente da dire, le aziende vente anche piccole sono esperte e all'avanguardia in Europa". Ma non basta. Perchè "gli investimenti medi in pubblicità e comunicazione qui sono di circa 450 milioni l'anno, cioè del tutto insufficienti - insiste il presidente della Demoskopea - Quello che va capito è che si richia grosso: i mercati in futuro saranno più competitivi, non ci sarà più la svalutazione che aiuta le esportazioni, l'Europa viaggerà con la stessa crescita. E il numero di imprese sta diminuendo dappertutto. La mia idea è che questo "nervosismo" degli industriali veneti è dovuto al fatto che avvertono che il grande successo produttivo è oramai alle spalle. Vicenza? Rischia più degli altri. Ha le esportazioni di uno stato medio-piccolo, ma non fa comunicazione. L'imprenditore qui è accentratore, cura tutto lui. E non resta molto tempo: 5 anni e si vede chi resta sul mercato e chi no. La produzione è ai massimi livelli, la comunicazione è zero. Il consiglio? L'Assindustria deve investire per far crescere le aziende in questo settore. La passione del singolo e il "fai da te" non bastano più".