Index MUSICA - Maggio 1997


I TURCHI AMANTI

Domenico Cimarosa nacque ad Aversa nel 1749; nel 1756, orfano di padre, si trasferì con la madre a Napoli ed entrò nel Conservatorio Santa Maria di Loreto diplomandosi nel 1767.

Era particolarmente dotato per il violini, il clavicembalo, l'organo e per il canto specialmente nel genere buffo.

Nel 1772 ebbe un incontro fondamentale con la soprano Pallante che gli diede in sposa la figlia Gaetana e gli spianò la strada come compositore facendogli rappresentare, con scarso successo, la sua prima opera "LA STRAVAGANZA DEL CONTE".

Dopo avere peregrinato per l'Europa nel 1793 è nuovamente a Napoli dove, al Teatro dei Fiorentini viene messa in scena una produzione de "IL MATRIMONIO SEGRETO", opera scritta a Vienna e che, caso unico nella storia del melodramma, la sera stessa della prima rappresentazione l'Arciduca volle fosse replicata immediatamente per intero.

Sempre nel 1793, il 13 giugno, va in scena al Teatro Nuovo sopra Toledo un nuovo lavoro e si tratta de "LI TRACI AMANTI" e fu notevole successo.

L'opera ebbe numerose versioni e titoli diversi come ad esempio "IL PADRE ALLA MODA O LO SBARCO DO MUSTANZIR BASSA' " (Padova 1796), "GLI TURCHI AMANTI" (Lisbona 1796), "LES AMANTS TURC" (Parigi 1809).

Il libretto era di Giuseppe Palomba e di Giuseppe Maria Diodati; esso è indubbiamente gustoso e divertente specialmente in quel bislacco idioma turco di Mustanazir al quale risponde in qualche modo Giorgiolone che apre l'opera e che ritroviamo in altri punti.

La prima stesura del libretto è in napoletano ma il Palomba, per la comprensibiltà dell'opera, nelle altre verisioni lo riscrisse in italiano.

La musica di Cimarosa è sempre elegante e di invenzione melodica fresca e di grande comunicazione.

La partitura è costituita da 14 numeri con arie, duetti, terzetti, sestetti ed importanti finali d'opera, il tutto legato da recitativi sempre incalzanti.

Stendhal scrisse che il canto di Cimarosa "è il più bello che l'anima umana abbia potuto concepire" ed infatti il musicista infuse una dinamica nuova, desueta all'opera buffa allora circolante, e seppe creare dei pezzi di insieme con una tecnica raffinatissima.

Nella rappresentazione al Teatro Filarmonico di Verona Lenina era Patrizia Orciani che ha dato vita al suo personaggio con molto temperamento e con qualche squilibrio nella parte vocale.

Alessandra Ruffini era Selim ed ha dimostrato ancora una volta la sua raffinata linea di canto e la perfetta adesione al personaggio anche dal punto di vista scenico; buona la Rossolane di Alessandra Rossi.

Veramente spassosi e vocalmente ineccepibili sia Armando Ariostini nella parte di Munstanzir che Bruno De Simone nella parte di Giorgiolone; Octavio Arevalo, interprete di Osmano, ha cantato con finezza e buon accento.

Ottimo lo Zaccaria di Stefano Rinaldi Miliani.

Giuliano Carella ha diretto con grande sicurezza e notevole partecipazione ottenendo ottimi risultati dall'Orchestra dell'Arena di Verona, in ranghi ridotti come vuole la partitura.

La regia era di Maurizio Scaparro, le scene di Lele Luzzati ed i costumi di Santuzza Calì; ne è risultato uno spettacolo godibilissimo come già lo era stato al Festival Delle Nazioni di Città di Castello nel 1994.

Franco successo di pubblico.

Luciano Maggi