Index MUSICA - Maggio 1997


L'idolo cinese

Giovanni Paisiello nacque a Taranto nel 1740 e si formò nell'ambiente napoletano; esordì come operista a Bologna e dopo i successi nelle città del nord Italia ritornò a Napoli nella primavera del 1766 richiamato dall'impresario del Teatro Nuovo sopra Toledo che gli commise un' opera e cioè "LA VEDOVA DI BEL GENIO" con la quale Paisiello debuttò a Napoli.

Questo fu il primo di una serie di fortunati lavori, ma il grande successo Paisiello lo ottenne, sempre al Teatro Nuovo sopra Toledo (ora ridotto a cinema di infimo ordine) proprio con "L'IDOLO CINESE" su testo di Giambattista Lorenzi.

Il successo fu grandissimo ed alla prima rappresentazione assisteva il Ministro dell'Interno Tanucci, inviato dal Nunzio Pontificio per giudicare se uno stendardo portato in scena simile a quello che usava il Papa nelle solenni cerimonie liturgiche, era offensivo o meno per la morale.

Il Tanucci non solo giudicò non irreverente tale fatto ma si divertì così tanto che convinse il Re Ferdinando IV° a fare rappresentare l'opera nella Sala Grande del Palazzo Reale.

Il successo fu incontenibile ed a seguito di questa rappresentazione il Re decise di trasformare la sala nell'attuale Teatro di Corte.

L'IDOLO CINESE è costituito da 21 numeri chiusi di cui 14 sono arie ed il rimanente sono duetti, quartetti, finali d'atto collegati da recitativi.

Netta è la distinzione tra i personaggi: per le figure serie il linguaggio è l'italiano mentre per quelle comiche, come TUBERONE, PILLOTTOLA e PARMENTELLA è uno strettissimo napoletano.

La vocazione di Paisiello per la musica d'azione è già ben presente in questa partitura giovanile (si tratta della sua dodicesima opera rispetto ai più di duecento lavori scritti) e ciò si rileva specialmente nei finali d'atto dove la buffoneria si intreccia con la componente drammatica in modo efficace e sorprendente.

Lo spettacolo veronese si avvaleva delle belle scene e dei costumi firmati da Lele Luzzati e provenienti dal Teatro di Corte di Napoli dove quest'opera era stata ripresa per la prima volta in tempi moderni.

Pilottola era Bruno De Simone che ha restituito il personaggio dell'Idolo con una notevole arguzia ed ottima vocalità.

Del pari lodevole l'interpretazione di Tuberone da parte di Mauro Buda e discreto il Liconatte di Octavio Arevalo.

In campo femminile Manuela Kriscak ha interpretato con una voce bene impostata ed un'ottima linea di canto la parte di Ergilla mentre un poco in ombra è parso l'Adolfo di Cristina Pastorello.

Rosanna Savoia, interprete di Kametri, vincitrice lo scorso anno del concorso Toti Dal Monte a Treviso per il ruolo di Carolina nel Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa e premiata dal pubblico come migliore interprete tra i giovani della Bottega Musicale nel concorso indetto dalla Ditta Spumanti Bellussi, ha dimostrato di mantenere quanto promesso e di avere la giusta vocalità per l'opera del settecento.

Buona la direzione di Corrado Rovaris a capo dell'Orchestra dell'Arena di Verona; bella e spigliata la regia di Lorenza Codignola.

Successo di pubblico che per la verità ha lasciato dei vuoti in sala.

Luciano Maggi