Index CULTURA - Maggio 1997

Un corpo da scolpire

La chirurgia estetica rischia di assimilare il corpo umano ad un aggregato di materia morbida da plasmare senza tabù. I benefici offerti dall'avere un corpo "più bello" valgono i rischi che a volte si corrono sottoponendosi al bisturi del chirurgo ?

La chirurgia estetica viene sovente descritta come un'arte raffinata, che scolpisce e cesella carezzevolmente il corpo femminile. Grazie ai progressi della tecnica chirurgica, il corpo umano sembra essersi trasformato in un materiale plasmabile a piacere, malleabile come creta.
Fino a ieri, l’intervento del chirurgo era richiesto soprattutto per ridimensionare nasi e orecchie troppo vistosi, o per cancellare cicatrici deturpanti. Ora interviene per ottimizzare volti e corpi anche molto attraenti. Gonfia la bocca e sgonfia la coscia, accorcia lo zigomo e allunga l’orlo sul mento, alza seni e sederi e spiana qualsiasi centimetro di pelle che osi uscire dagli schemi prestabiliti.
Il prezzo? Una discreta somma di danaro e qualche piccola sofferenza fisica. Tutto sommato un affarone, in questi tempi in cui l’ortodossia dell’aspetto fisico ha raggiunto un valore sociale astronomico.
L’Ordine dei Medici proibisce qualsiasi forma di pubblicità, in quanto contraria alla deontologia medica. Eppure su molti giornali, e ultimamente anche su Internet, appaiono articoli che assomigliano molto a consigli per gli acquisti. Attraverso l'esperienza di alcuni medici legali (spesso chiamati come periti per decidere sui "guasti" provocati da interventi malriusciti o contestati) ecco alcune osservazioni sull'argomento chirurgia plastica.

Di fatto, il bisturi primeggia tra i prodotti lanciati sul mercato della bellezza. Si presenta in vesti lussuose, si vanta di essere un cosmetico sofisticato e infallibile. Offre la possibilità di soddisfare qualsiasi capriccio. Aspirate a diventare una replicante della Barbie? Una donna americana sembra esserci riuscita, facendosi tagliare e ricucire da testa a piedi. C’è invece chi mette in gioco il proprio corpo in vista di un fine molto più complesso. Come Orlan, che si definisce un’artista della carne. Si sottopone al bisturi del chirurgo plastico non per raggiungere i modelli imposti dalle abitudini e dalla moda, ma per trasformare il suo corpo in un potente strumento di comunicazione.

Orlan non cerca di conquistare un guscio più appetibile o più amabile. Al contrario, vuole esporre le vicissitudini della sua carne come opera d’arte, trasmettendo in diretta, alla vecchia Europa e al Nord America, le immagini della sua pelle tagliata durante un intervento. Un involucro che non è più tempio dell’anima, ma diventa linguaggio, espressione, incentivo a riflettere e discutere sui nostri vissuti. Sicuramente l’opera di Orlan rappresenta un’occasione per una riflessione sull’ importanza e sul significato del corpo. Al di là del valore artistico di questa forma espressiva, vale la pena di soffermarsi sulle caratteristiche della carne umana in quanto materiale da scolpire. Per cuocere crete e argille ad esempio è necessario osservare regole ben precise, altrimenti il manufatto rischia di uscire dal forno in briciole.Il chirurgo opera su pelle, muscoli, ossa, tessuti connettivi. Il suo bisturi sfiora nervi, vasi linfatici, vasi sanguigni. Probabilmente, l’arte della carne presenta qualche complicazione.

Anche se la tecnica è avanzatissima e il chirurgo è un mostro di bravura, un intervento chirurgico non è mai privo di rischi. Il rischio più grave, mortale, è costituito dall'anestesia: shock anafilattico per reazione allergica a tutti i tipi di anestesia, arresto cardiaco per effetto dell'anestesia generale. Chi afferma che esiste un qualsiasi tipo di anestesia che possa essere praticata senza rischi, mente. Nessun esame preliminare può offrire questa sicurezza.

La chirurgia plastica dovrebbe essere evitata anche da chi ha problemi di cicatrizzazione o di elasticità cutanea. Potrebbero ad esempio formarsi dei cheloidi, cicatrici abnormi e sporgenti. Alcuni danni vengono causati da una errata condotta professionale. Errare è umano, e il miglior chirurgo non sfugge a questi limiti. Negli interventi al seno possono prodursi infiammazioni, infezioni ed emorragie, uno sbaglio nell’esecuzione del lifting e in altri tipi di interventi al viso può provocare perdita di capelli, paralisi del nervo facciale, ptosi palpebrale permanente (palpebra cascante), perdita di simmetria e di euritmia (capacità di muovere armoniosamente i muscoli facciali). È frequente la reazione a corpi estranei, come il silicone.

La liposuzione merita un discorso a parte, poiché è molto diffusa la favola che sia un intervento da poco. In realtà, a parte i rischi dovuti all'anestesia, la liposuzione è un intervento serio. Tanto è vero che viene consigliata l'autoemotrasfusione (una trasfusione con il sangue dello stesso paziente prelevato prima dell'intervento). I fori per inserire la cannula sono in effetti modesti, ma la rimozione dell'adipe richiede molta esperienza da parte del chirurgo. I risultati possono essere anche orrendi, con la pelle cosparsa di cicatrici infossate. Maggiormente a rischio è la zona intorno alle caviglie, dove si trovano molti vasi linfatici. Questi sono solo alcuni esempi. Ovviamente i dati riguardano tecniche non nuovissime, perché la registrazione dei dati si basa sul fatto compiuto, e richiede un certo periodo di tempo. Non si conoscono con esattezza i vantaggi delle tecniche nuove, ma nemmeno le controindicazioni. Bisogna sottolineare il fatto che in ogni caso ancora non esistono tecniche che garantiscano la certezza di un buon risultato.

La legge parla chiaro: spetta solamente al diretto interessato, ovvero al potenziale paziente, valutare l’eventualità di intervenire chirurgicamente sul suo corpo...

Certo, in mancanza di competenza, è difficile prendere decisioni assennate. Non si può conseguire una laurea in medicina per decidere se farsi rifare il naso oppure no. A questo proposito gran parte della responsabilità spetta al medico, che è tenuto per legge ad informare il paziente. Non si pretende da lui che insegni il suo mestiere, ma che fornisca tutte le informazioni necessarie sulle possibilità di scelta, inclusi i minimi rischi e le alternative possibili. Questo è in soldoni ciò che impone un principio giuridico ampiamente dibattuto in ambito medico legale: il consenso informato. Un professionista affidabile e competente si riconosce soprattutto dalla correttezza con cui fornisce le informazioni necessarie. Non è molto sano fidarsi di chi promette miracoli, magari a buon prezzo. Meglio evitare anche chi minimizza i rischi, e fuggire come la peste chi li nega del tutto.

Per fare una buona scelta, poi, è fondamentale assicurarsi che l'intervento venga effettuato all'interno di strutture adeguate. Ad esempio, sarebbe preferibile la vicinanza di un reparto di rianimazione, preziosa in caso di complicazioni.

È bene ricordare che le cliniche private, che presentano il vantaggio di un'accoglienza di tipo alberghiero e molte comodità, spesso non forniscono le garanzie concrete offerte dalle strutture pubbliche. Le quali possono essere scomodissime e squallide, ma dotate di attrezzature utili ad aumentare le possibilità di sopravvivenza (ad esempio, una sala di rianimazione).

Ultimamente si parla molto della chirurgia estetica come di un intervento terapeutico volto a risanare una situazione di disagio psichico. Sempre in tema di consigli per gli acquisti, c’è chi magnifica la facilità con cui il bisturi sarebbe in grado di risolvere complesse situazioni di disagio psichico. Si vive male nella propria pelle? Il bisturi rappresenta una soluzione veloce e radicale: tagliare i nodi invece di scioglierli, una scelta attraente per la sua semplicità brutale.

Di certo il bisturi non coinvolge solo la scorza, il corpo umano non è una banale confezione di carne che avvolge la mente, e intervenendo sulla superficie viene coinvolta necessariamente anche la psiche. Ma questo non significa che un intervento chirurgico risolva i casi in cui non si riesce a convivere armoniosamente con il proprio corpo. Spesso queste difficoltà sono radicate in conflitti molto più complessi di un difetto estetico.

In questo caso si tenta di smerciare una chirurgia dell’anima, che oltretutto contraddice vistosamente la concezione che assimila corpo umano ad un aggregato di materia morbida da plasmare senza tabù.

In una civiltà in cui una top model guadagna miliardi a palate, la strada per la felicità sembra tracciata molto chiaramente. Ma solo poche donne riescono a trarre un concreto profitto dalle loro qualità estetiche, il mondo è zeppo di bellissime ragazze che non sono più felici delle altre.

Guardando le foto che ritraggono chi pubblicizza tagli, felicità e bellezza, si nota molto facilmente che la categoria di questi chirurghi plastici non brilla per avvenenza. Probabilmente l’attività rende molto bene in termini economici, e questo fatto aiuta anche a convivere serenamente con i difetti fisici. La bellezza dà la felicità, ma solo a chi la vende.

Antonella di Martino