Index PRIMOPIANO - Aprile 1997



Un mistero lungo 16 mesi

23 novembre 1995 - Milena Bianchi, studentessa universitaria (scienze politiche a Padova), 21 anni, di Bassano, scompare a Nabeul, centro turistico a pochi chilometri da Hammamet, in Tunisia. Era in vacanza, ospite della famiglia di un’amica, Elisa Viotto. Studiavano il francese. Le due ragazze, dicono, escono al pomeriggio in bicicletta per andare a fare piccoli acquisti. Elisa, che si era fermata da un meccanico, torna. Milena, che secondo la Viotto era andata a prendere il pane, no.

28 novembre - La polizia trova la sua bicicletta abbandonata a un chilometro e mezzo da casa. L’amica cambia versione: in realtà le due ragazza andavano dai rispettivi fidanzati tunisini. Si comincia a parlare di avances respinte, gli investigatori fermano due amici ma li rilasciano subito dopo. Si parla anche di tratta delle bianche, magari per vendetta contro Ivo Viotto, padre di Elisa, imprenditore padovano, a cui pochi giorni prima qualcuno ha bruciato l’auto.

7 gennaio 1996 - Poche settimane dopo la scomparsa i genitori di Milena, Bertillo e Gilda, sollevano le prime perplessità sulle indagini della polizia tunisina. A Bassano una fiaccolata a sostegno della famiglia, organizzata dal neonato comitato "Perchè Milena ritorni". Chiedono interventi dello Stato italiano, del governo. Si muovono l’ambasciatore italiano a Tunisi e l’unità di crisi del ministero degli Esteri, ma senza risultato.

15 aprile - Anche il Papa, durante una visita in Tunisia, sollecita le autorità a intensificare le ricerche della ragazza bassanese. In quell’occasione i genitori cercano di incontrare Giovanni Paolo II per consegnargli un appello, ma la polizia tunisina li blocca per un giorno e mezzo. Addosso avevano una maglietta con l’immagine della figlia. L’azione delle autorità locali, che sembrano infastidite dalla troppa pubblicità data alla vicenda, susciterà grandi proteste. Secondo il vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, si erano mosse anche le "più alte autorità vaticane" per stimolare le ricerche.

20 luglio - La storia della ragazza scomparsa finisce anche su Internet. Il nostro giornale Nautilus organizza un appello on line: basta cliccare su un’immagine di Milena e si manda automaticamente una serie di messaggi e-mail a istituzioni, partiti e personalità varie per chiedere più attenzione al caso. L’inziativa, anche per alcuni disguidi, suscita qualche protesta ma una volta tanto è un bene: i messaggi sono migliaia e intasano alcune caselle postali elettroniche. Il risultato è che poco dopo, anche grazie a questa operazione, il ministro Dini incontra la famiglia. Anche il segretario del Pds D’Alema risponde e assicura che porterà la questione in Parlamento.


13 agosto - E’ il 22esimo compleanno di Milena. La madre Gilda scrive una lettera-appello che viene pubblicata su molti giornali: "Ti riporterò a casa - dice - Ti racconterò di come ho dovuto lottare contro l’indifferenza di quanti ritenevo dovessero aiutarmi".

Intanto l’onorevole Elisa Pozza tasca prende a cuore il caso della famiglia di Milena e coinvolge Parlamento italiano ed europeo. Alla famiglia arrivano anche messaggi anonimi, perfino un disegno che indica come e dove la figlia sarebbe stata rapita. Non mancano gli inevitabili sciacalli. Gilda e Bertillo Bianchi comunque non si arrendono: scrivono a giornali, si fanno intervistare in tv.

26 marzo 1997 - E’ da qualche giorno che i Bianchi trattano con un avvocato-faccendiere tunisino, noto per le sue amicizie politiche anche italiane. Insomma sembra avere le carte in regola. E poi dice quello che Gilda e Beritllo volevano sentirsi dire: "Ho visto Milena". Non chiede soldi "se non a cose fatte" dice. Questa, pensano a Bassano, è la volta buona.

27 marzo - Neanche il tempo di gioire e arriva la mazzata da Nabeul: la polizia ha trovato il cadavere della ragazza sepolto nel greto di un torrente secco un chilometro fuori dal paese. E poi c’è l’assassino, quel Mounir che per pochi giorni era stato fidanzato di Milena ma poi respointo. Perché, come scrive la ragazza nel suo diario "con me voleva solo divertirsi". Lui, 20 anni, confessa che quando l’ha vista passare sotto casa l’ha chiamata, poi l’ha strangolata e portata su una Vespa nel torrente. Del misterioso avvocato tunisino, ad ogni modo, non c’è più traccia.

28 marzo - E’ il momento terribile del riconoscimento nell’obitorio dell’ospedale di Tunisi: ci sono gli anelli di Milena e anche i denti corrispondono. Gilda Bianchi non se la sente, è il marito ad entrare. Il giorno dopo vanno a deporre dei fiori sul luogo dove è stato trovato il corpo. Nel pomeriggio l’autopsia, la sera il ritorno in aereo a casa. Si farà comunque la prova del Dna.

30 marzo - Gli investigatori tunisini considerano il caso risolto. Ma saltano fuori i primi dubbi. Come un tedesco vicino di casa del giovane Mounir che non crede che il ragazzo abbia mai usato la Vespa quel giorno e dice di non aver visto Milena entrare.

31 marzo - La polizia ferma altri due amici tunisini di Milena e Elisa Viotto. Uno è Sami, consiuderato il fidanzato ufficiale della ragazza bassanese. Non si sa nulla dei risultati degli interrogatori, che in Tunisia tra l’altro possono durare anche giorni.

1 aprile - Seconda autopsia dei resti della ragazza. Per i medici dell’ospedale di Bassano "è impossibile capire di cosa è morta Milena". Uno zio della ragazza dice che sul corpo ci sono mutilazioni che pochi giorni prima non c’erano: mancano alcune dita (e gli anelli) e la testa è staccata. La famiglia continua a non credere alla versione del fidanzato respinto.

2 aprile - Nella chiesa di Santa Croce a Bassano, davanti a tremila persone in completo silenzio, si svolgono i funerali di Milena Bianchi. La madre, oramai ridotta a uno straccio, non se la sente nemmeno di vedere quando la bara bianca della figlia viene chiusa nel loculo. Contemporaneamente Nino Marazzitta, l’avvocato romano nominato dalla famiglia, annuncia che è stato assoldato un investigatore privato che andrà a Tunisi per continuare le indagini. La Farnesina, dal canto suo, fa sapere che potrebbe chiedere una rogatoria internazionale e poter assistere così agli interrogatori dei fermati. La storia infinita della giovane Milena, insomma, continua.