
LE DONNE
NELL'ARTE (6)

E
questa limmagine sommaria di una vita creativa
costituita da eventi privi di grande rilievo rilievo
pubblico, che si sviluppano piuttosto
nellinteriorità e nelloperazione di
trasfigurazione artistica della realtà quotidiana, che
tra il clamore di grandi successi (o di drammatici
insuccessi). La sintesi dellesistenza di Dora de
Houghton Carrington potrebbe essere espressa in questo
modo perché, pur ribelle ed anticonvenzionale, era
daltronde molto poco interessata
allottenimento della fama, della ricchezza e dei
riconoscimenti ufficiali. E se il suo punto di partenza
furono gli accurati studi presso una delle più
qualificate scuole darte di Londra, la Slade-School
of Fine Arts, i successi iniziali, anziché spronarla a
ricercare nuove conferme istituzionali al suo talento, la
spinsero ad approfondire i propri pensieri e a
sperimentare tecniche diverse, seguendo la sua
inclinazione alla riservatezza e alla ricerca della
libertà dindagine.
Nata a
Hereford nel 1893, dopo quei
cinque anni di studio accademico alla Slade, fu a
contatto con lo stimolante circolo degli amici di Vanessa
Bell, la sorella pittrice di Virginia Woolf, dove, a
ventidue anni, conobbe ed amò per sempre lo scrittore Giles
Lytton Strachey
con il quale visse, benché egli fosse
dichiaratamente omosessuale, dal 1917 fino alla morte di
lui, nel 1932 e alla propria, un mese più tardi.
Questa fondamentale scelta
affettiva, che rivestì per Carrington, come si faceva
chiamare, anche un profondo significato culturale e
quindi artistico, condizionò, o più precisamente,
assecondò, anche una serie di altre scelte di stile di
vita. Per esempio il desiderare di trascorrere la maggior
parte del tempo in provincia, a Tidmarsh, ritraendo
luoghi, fiori, ritratti di amici o di Lytton stesso
mentre legge con una tale esuberanza ingenua e un
po rapita ed irrituale e nello stesso tempo
catturata da una necessità di vero. Quello che di magico
cè nel suo dipingere, non è, infatti, una
forzatura dei limiti del reale, ma la scoperta di quanto
di prodigioso nella realtà vedono suoi occhi.
La via dacqua che lo sguardo
deve percorre prima di giungere al vòlto che si apre,
scuro come una bocca, sul muro del mulino nel Tidmartsh
Mill (1918), è un percorso pieno di sorprese, tra le
erbe del canale, osservando i cigni neri che seguono il
filo della corrente e incantandosi dei colori che si
riflettono sulla superficie. Magico ma reale.
Non si riesce
a credere che questa donna, che dipingeva anche cose
assai modeste, come le insegne per i "pub", e
che decorava ceramiche, appassionata, spregiudicata ma
piena di riserbo, mettesse un significato di sconfitta,
nel gesto di togliersi la vita,
con un colpo di pistola, in seguito alla morte
dellamato compagno di una vita (pur avendo un
marito e un amante) . Viene fatto di pensare, piuttosto,
che Carrington desiderasse, con questo atto drammatico e
definitivo, solo una soluzione allimpossibilità di
sopravvivere con il senso di vuoto creato
dallassenza della persona che aveva dato sostanza
alla sua vita fino a quel momento.
Giovanna Grossato
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