Febbraio 1997

Viaggio tra i vini d'Italia

VIGNETO LA CASUCCIA
Gaiole in Chianti -Siena -Italia

L'immagine del fiasco impagliato, presente in molte vecchie citazioni cinematografiche, come stereotipo della cultura italiana, ci conferma che, fino a pochi anni fa, il vino per antonomasia all'estero era il Chianti. L'indubbia popolarità, se da una parte ha favorito la commercializzazione di questo nobile e generoso vino, dall'altra parte ha portato ad una produzione eccessivamente elevata a scapito, naturalmente, della qualità. Adesso il Chianti(anzi, "i" Chianti) invecchia e si affina nelle "chiantigiane" (simili alle bordolesi) in vetro marrone scuro e ultimamente ha ripreso quota e si sta imponendo ad alti livelli sul mercato mondiale, grazie agli sforzi e all'impegno di alcune aziende che hanno voluto recuperare alla sua dignità un vino che è simbolo della Toscana. Una di queste è il Castello di Ama in provincia di Siena (nel comune di Gaiole in Chianti); qui dalle "ambrosie viti" di uno dei cru gioiello dell'azienda (gli altri sono : Bellavista, S.Lorenzo, Bertinga), baciato dalla buona sorte (come tutti i rossi di quell'annata) e con il contributo dell'enologo Marco Pallanti, è uscito, nel 1990, un piccolo capolavoro dell'enologia italiana. Ho degustato la bottiglia n° 02746. Il colore rosso porpora con riflessi "bluastri" faceva presagire grandi cose. E così è stato: ha sedotto l'olfatto con profumi di vaniglia e di giaggiolo contornati da note suadenti di frutti di bosco maturi. Ma è nella cavità orale che sprigiona la sua eccellenza: tannini nobili, giustamente aggressivi, calore, carattere, con una superba struttura, con un sentore di corniola matura e con un finale di notevole persistenza. Peccato veramente non averlo potuto accompagnare ad una beccaccia allo spiedo, ma era splendido anche così: da solo, da meditazione.

Piergiorgio Casara (sommelier)