febbraio 1997

Dai paradisi fiscali ai paradisi artificiali

Non se abbia ragione l'on. D'Alema quando sostiene che gli italiani all'estero si fanno sempre onore. Quello che è certo però è che i nostri connazionali, come si diceva una volta "si fanno riconoscere". Scappano in tenera età dalla famiglia per visitare Madrid, affrontano lunghi e perigliosi viaggi in isole di sogno per spinellarsi, insomma non stanno certo con le mani in mano. Certi che sui loro destini vigilerà poi uno stato materno, pronto come ogni madre ad addossare la responsabilità delle disgrazie del figlio a fidanzate-meretrici esperte nel corrompere animi ingenui. Mia figlia è scappata di casa senza dire niente? Colpa di Internet. Mio figlio è stato trovato con un mitra alla frontiera cambogiana? L'ha visto fare in televisione. E se una volta c'era una logica nel frenetico affaccendarsi degli italiani oltre confine (a Montecarlo per giocare al casinò, in Svizzera per piazzare i denari, in Polonia per fornicare, in Olanda per sperimentare stupefacenti) oggi questa coerenza sembra irrimediabilmente perduta e apprendiamo con sconcerto che banchieri ben piazzati in Svizzera riportano il denaro sporco in Italia e ragazzi di buona famiglia vanno a fumare proprio nei paesi in cui la legge è più severa. Montecarlo poi non ne parliamo, è passata di moda e ormai non ci vanno più neanche le gite dei pensionati CRAL. Perché l'italiano - per definizione - è creativo, precorre i tempi. Tutti vanno alle Maldive in cerca dell'esperienza es(r)otica, lui ci apre una società off-shore per difendersi dal fisco. Quando anche gli altri cominciano ad aprire società di comodo, lui sposta gli investimenti nell'est-europeo e di conseguenza il turismo fornicatorio in estremo oriente, così diminuiscono ulteriormente le probabilità che il suo parroco lo sappia. Prossima fermata, forse, il Belgio, che si sta facendo una buona fama nel settore. Per chi ama il brivido della trasgressione più spinta, nuove tendenze in arrivo: tutti alle Maldive a tirare sassi dal cavalcavia. Tanto se ci beccano mandiamo la mamma in televisione, facciamo chiamare il Ministro degli Esteri che non vede l'ora di farsi un giro per venirci a trovare e regalarci il nostro momento di gloria, come Martelli e il giovane Agnelli a loro tempo beccati fuori porta con spinelli [altro che oppio come religione dei popoli, caro Flaiano, qui è ancora una roba per VIP, la legalizzazione non basta, ci vorrebbe la distribuzione gratuita per avere un minimo di equità sociale].

Forse più che uno stato-madre questo ormai è uno stato-cugino, anzi "cuggino" come direbbero Elio e Le Storie Tese, "che mi protegge quando vengono a picchiarmi."

Ambrose Trotter